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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Aiznic la strega, di Vanessa Viola Corallo e Giuseppe Iannozzi 22/12/2011
 

Aiznic la strega

di

Vanessa Viola Corallo e Giuseppe Iannozzi

 

 

 

 

 

C'era una volta una strega nera e purtroppo c'è ancora! Ha ormai sulla gobba ben cinquecentocinquantasette inverni suonati, ma è come se non li accusasse. Col passare dei secoli ha messo sù un po' di grasso sul sedere, per il resto è rimasta uguale a quando l'Inferno la partorì tra lampi e fiamme. Sottolineare che è brutta par quasi superfluo… In ogni caso la strega, che è la più vecchia che il mondo abbia mai conosciuto, si aggira ancor oggi per le strade e le sue vittime preferite son le piccole Fatine dei Boschi. Non disdegna però in mancanza di fate d'andare a caccia degli Orsi dal Grosso Naso. Ora qualcuno potrebbe pensare, sbagliando di brutto, che la strega sia davvero tanto tanto potente, invece così non è, perché le Fatine dei Boschi quando la vedono sempre le fanno lo sgambetto facendola finire in un bagno di cacca di cavallo. Con gli Orsi dal Grosso Naso poi la megera ne busca così tante ma così tante che fa quasi pena: gli orsi, plantigradi riottosi per natura, si divertono a prenderla a calci nel sedere e sghignazzano come solo loro sanno fare, ovvero producendo un gran fracasso che si mischia alle urla disumane della povera vecchia.

La strega, che di nome fa Aiznic, negli ultimi centocinquanta anni s'è convinta d'esser una imprenditrice. Stipati gli alambicchi e le pentolacce in soffitta nonché il suo librone di fatture, sul tavolaccio tiene sol più un libro contabile e diversi pallottolieri. S'è messa in testa di poter sfondare nel mondo imprenditoriale. La sua idea è quella di portare sul mercato i nasi degli Orsi e la bellezza delle Fatine. Un'idea strampalata, non c'è dubbio alcuno: s'è cacciata nella testaccia che vendere la bellezza delle Fatine le frutterebbe milioni di dollari. E forse accadrebbe sul serio non fosse per il particolare non trascurabile che le Fatine di farsi catturare per diventare dei profumi in boccetta non ci pensano proprio. Aiznic vorrebbe piazzare anche i nasi degli Orsi, per farne cosa poi è un mistero che la stessa strega non saprebbe spiegare. Per farla breve il sospetto è che gli anni abbiano minato la salute psicofisica della megera, non è altrimenti spiegabile il suo morboso attaccamento al malsano sogno di diventare qualcuno tra i capitalisti – che son più carogne di troll e diavoli messi insieme, poco ma sicuro.

Come si è già detto, nel corso dei secoli la vecchia Aiznic non è cambiata, ha solo messo sù una generosa dose di grasso sul sedere, che comunque le serve per attutire le zampate ricevute dagli Orsi dal Grosso Naso, vale a dire che non tutti i mali vengon per nuocere.

Per anni e anni Aiznic ha dato la caccia a Fatine e Orsi, poi all'improvviso un giorno tutto tacque. Sul momento a nessuno passò per la testa d'indagare. Per molti giorni Fatine e Orsi festeggiarono insieme. Aloiv, la Regina delle Fatine, andò a trovare il Bastardissimo, gran capo degli Orsi dal Grosso Naso, ed insieme imbastirono canti e racconti d'ogni genere divertendosi un mondo. Fu durante un racconto del Bastardissimo che ci si ricordò di Aiznic. Il capo degli Orsi stava raccontando di come una volta aveva lottato contro un'orda di megere sessantottine quando calò il silenzio e tutti in cuor loro si domandarono: che fine avrà mai fatto la stregaccia?

Non ci fu bisogno di ordinare niente a nessuno. Orsi e Fatine smisero le feste e diedero inizio a una battuta di caccia senza precedenti il cui scopo ultimo era quello d'appurare che fine avesse fatto Aiznic.

Il Bastardissimo, per non intristire la regina Aloiv non le disse che forse Aiznic era morta di vecchiaia: in fondo era arrivata a ben cinquecentocinquantasette anni, mica uno scherzo.

Cadde infine la sera e una luna pallidissima apparve in cielo. A quel punto le Fatine scoppiarono a piangere e Aloiv con loro. Il Bastardissimo comprese che le Fatine avevano intuito la triste verità che lui aveva taciuto per amore. Il capo degli Orsi si grattò il capoccione con una zampa cercando qualche parola di speranza da dire. Non gliene venne in mente nessuna purtroppo.

Nei giorni a seguire le ricerche della strega non si fermarono e s'allargarono a tutti i confini del mondo conosciuto e non.

La vecchia megera pareva se la fosse ingoiata l'Inferno, di lei non v'era traccia. Un giorno il Bastardissimo arrivò persino a bussare alle porte dell'Ade, ma gli fu risposto in malo modo che la strega non c'era e che non era desiderata laggiù, per cui gli sbatterono subito la porta sul naso.

Il capo degli Orsi rimase a dir poco interdetto: “Non è possibile che quella vecchiaccia abbia tirato le cuoia e che Dio le abbia spalancato i cancelli del Paradiso!”. A ogni buon conto il Bastardissimo andò a rompere le scatole anche a San Pietro, il quale, tutt'altro che felice di sentir nominare il nome della strega Aiznic, gli disse papale papale che la strega non era in Paradiso e che mai avrebbe avuto accesso al Settimo Cielo.

Dopo che fu passata una settimana e ancora un'altra, Fatine e Orsi si convinsero che doveva aver fatto una brutta fine, ma brutta sul serio se neanche l'Inferno l'aveva voluta con sé.

Il Bastardissimo, che a dispetto del nome era un Orso dal cuore di burro, propose alle Fatine di celebrare un funerale, ma Aloiv gli fece notare che mancava la salma. Il capo degli Orsi disse allora che in mancanza del cadavere avrebbero dato fuoco a quella ch'era stata la casa della stregaccia.

Visto che a nessuno venne un'idea migliore Orsi e Fatine s'affollarono intorno alla casetta della vecchia Aiznic per pregare e poi appiccare il fuoco.

La regina delle Fatine piangeva come una fontanella e di tanto in tanto il Bastardissimo tirava sù col naso.

Finite le preghiere il Bastardissimo con una face ben nutrita di pece s'apprestò ad appiccare il fuoco. Le Fatine chiusero gli occhi, il Bosco tutto tacque. Esitò uno due tre istanti, e alla fine il gran Capo degli Orsi dal

Naso Grosso gettò la face sulla casetta che subito prese a crepitare avvolta da altissime lingue di fuoco. All'improvviso ci fu il finimondo.

Un terribile urlo squarciò Tenebre e Luce. Dalla casa in fiamme si vide uscire Aiznic. E pensare che avevano guardato dappertutto, persino nelle chiese e nei granai per trovarla e lei era invece sotto i loro occhi praticamente, rintanata in casa. Il Bastardissimo, imbarazzato si grattò il capoccione con una zampa, mentre Aloiv seduta sulla sua spalla destra strabuzzava gli occhietti più felice che incredula nel vedere che la vecchia stregaccia non era morta. Fatine e Orsi avevano sì cercato dappertutto tranne nel posto giusto, in casa della strega.

La casa di Aiznic bruciava ch'era una bellezza. Però la megera non ne era affatto contenta. Strepitava malediceva e bestemmiava pure.

Orsi e Fatine cercarono di spengere dunque il fuoco correndo al fiume e portando nella coppa delle mani (e delle zampe) quanta più acqua possibile. Dopo ore e ore di gran lavoro la casa della vecchia Aiznic smise di consumarsi sotto le lingue di fuoco. Buona metà della casetta era andata persa, ridotta a cenere e carbone. Di fronte a questo disastro la povera vecchia strega si mise assisa su un tizzone bollente ma non ci fece caso: aveva solo una gran voglia di piangere e così fece.

Per la prima volta in vita loro Orsi e Fatine videro piangere la terribile strega Aiznic.

Nessuno osò avvinarsi alla stregaccia. Si poteva sopportare che minacciasse fuoco e fiamme, ma non che piangesse.

Il motivo era a tutti oscuro. Aloiv intuì che non era tanto per la casa che spremeva gli occhi, doveva esserci un motivo ben più grave per il suo pianto. Fattasi coraggio volò sul naso adunco della strega e in un bisbiglio la pregò di raccontarle tutto.

Il Bastardissimo e gli Orsi furono costretti a lavorare per giorni interi. Non protestarono, non erano nella posizione di poterlo fare. Aiutati dalle Fatine alla fine riuscirono a ridare la casetta alla vecchia megera, forse persino un tantino più bella di com'era in origine. Tuttavia non fu questo lavoro a pesare sugli Orsi, piuttosto fu il dover organizzare la festa di compleanno per la vecchia Aiznic. La stregaccia aveva da poco compiuto cinquecentocinquantasette anni e nessuno s'era ricordato di lei, per cui presa dalla depressione aveva deciso di seppellirsi in casa.

Aloiv dava addosso al Bastardissimo, perché la colpa era tutta sua. Inutile che l'Orso provasse a spiegare ad Aloiv che anche lei s'era dimenticata del compleanno della strega. La Fatina, prima d'esser una creatura fatata, era una femminuccia per cui l'Orso chinò il capoccione e per amore di Aloiv ammise ch'era possibile che la colpa fosse sua e soltanto sua.

Coboldi, troll, nani e gnomi, unicorni e satiri, elfi e naiadi, tutte le creature fatate e stregate del mondo presero parte alla festa in onore della stregaccia Aiznic, nonostante nel corso dei secoli avessero avuto non poco da ridire con lei. In ogni caso il compleanno andava festeggiato, non fosse altro che per scongiurare maligne ritorsioni in futuro.

Alla festa di compleanno erano dunque presenti tutti, tranne la festeggiata.

Il Bastardissimo e Aloiv cominciarono a temere che fosse scomparsa, quand'ecco che la strega fece la sua apparizione. E che apparizione!

Non era però la vecchia incartapecorita che si aspettavano di vedere: al suo posto c'era una bambina, una gran bella brunetta vestita di tutto punto, maglietta, blu jeans e anfibi. Nonostante fosse così tanto cambiata tutti la riconobbero: anche questa è la forza della magia. O della stregoneria.

Il Bastardissimo bofonchiò tra sé e sé, mentre Aloiv svolazzava dalla bella streghetta per spettegolare insieme a lei.

Inutile sottolineare che alla festa tutti furono felici e contenti, persino il gran capo degli Orsi dal Grosso Naso, sicuro che finita la festa tutto sarebbe tornato alla solita normalità. Il Bastardissimo non nutriva alcun dubbio in merito. Proprio nessuno.

 

(da d'Amore 3 – Lulu.com, 2011)

 
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