Aiznic la strega
di
Vanessa Viola Corallo e
Giuseppe Iannozzi
C'era una volta una strega nera e purtroppo c'è
ancora! Ha ormai sulla gobba ben cinquecentocinquantasette inverni suonati, ma è
come se non li accusasse. Col passare dei secoli ha messo sù un po' di grasso
sul sedere, per il resto è rimasta uguale a quando l'Inferno la partorì tra
lampi e fiamme. Sottolineare che è brutta par quasi superfluo…
In ogni caso la strega, che è la più vecchia che il mondo abbia mai conosciuto,
si aggira ancor oggi per le strade e le sue vittime preferite son le piccole
Fatine dei Boschi. Non disdegna però in mancanza di fate d'andare a caccia
degli Orsi dal Grosso Naso. Ora qualcuno potrebbe
pensare, sbagliando di brutto, che la strega sia davvero tanto tanto potente,
invece così non è, perché le Fatine dei Boschi quando
la vedono sempre le fanno lo sgambetto facendola finire in un bagno di cacca di
cavallo. Con gli Orsi dal Grosso Naso poi la megera ne
busca così tante ma così tante che fa quasi pena: gli orsi, plantigradi
riottosi per natura, si divertono a prenderla a calci nel sedere e sghignazzano
come solo loro sanno fare, ovvero producendo un gran fracasso che si mischia
alle urla disumane della povera vecchia.
La strega, che di nome fa Aiznic, negli ultimi centocinquanta
anni s'è convinta d'esser una imprenditrice. Stipati
gli alambicchi e le pentolacce in soffitta nonché il suo librone di fatture,
sul tavolaccio tiene sol più un libro contabile e diversi pallottolieri. S'è
messa in testa di poter sfondare nel mondo imprenditoriale. La sua idea è
quella di portare sul mercato i nasi degli Orsi e la bellezza delle Fatine. Un'idea
strampalata, non c'è dubbio alcuno: s'è cacciata nella testaccia che vendere la
bellezza delle Fatine le frutterebbe milioni di dollari. E forse accadrebbe sul
serio non fosse per il particolare non trascurabile che le Fatine di farsi
catturare per diventare dei profumi in boccetta non ci pensano proprio. Aiznic
vorrebbe piazzare anche i nasi degli Orsi, per farne cosa poi è un mistero che
la stessa strega non saprebbe spiegare. Per farla breve il sospetto è che gli anni
abbiano minato la salute psicofisica della megera, non è altrimenti spiegabile
il suo morboso attaccamento al malsano sogno di diventare qualcuno tra i capitalisti – che son più carogne di troll
e diavoli messi insieme, poco ma sicuro.
Come si è già detto, nel corso dei secoli la
vecchia Aiznic non è cambiata, ha solo messo sù una generosa dose di grasso sul
sedere, che comunque le serve per attutire le zampate ricevute dagli Orsi dal Grosso Naso, vale a dire che non tutti i mali vengon per
nuocere.
Per anni e anni Aiznic ha dato la caccia a
Fatine e Orsi, poi all'improvviso un giorno tutto tacque. Sul momento a nessuno
passò per la testa d'indagare. Per molti giorni Fatine e Orsi festeggiarono
insieme. Aloiv, la Regina delle Fatine, andò a trovare il Bastardissimo, gran
capo degli Orsi dal Grosso Naso, ed insieme
imbastirono canti e racconti d'ogni genere divertendosi un mondo. Fu durante un
racconto del Bastardissimo che ci si ricordò di Aiznic. Il capo degli Orsi stava raccontando di come una
volta aveva lottato contro un'orda di megere sessantottine quando calò il silenzio
e tutti in cuor loro si domandarono: che fine avrà mai
fatto la stregaccia?
Non ci fu bisogno di ordinare niente a nessuno.
Orsi e Fatine smisero le feste e diedero inizio a una battuta di caccia senza
precedenti il cui scopo ultimo era quello d'appurare che fine avesse fatto
Aiznic.
Il Bastardissimo, per non intristire la regina
Aloiv non le disse che forse Aiznic era morta di vecchiaia: in fondo era
arrivata a ben cinquecentocinquantasette anni, mica uno scherzo.
Cadde infine la sera e una luna pallidissima
apparve in cielo. A quel punto le Fatine scoppiarono a piangere e Aloiv con
loro. Il Bastardissimo comprese che le Fatine avevano intuito la triste verità che lui aveva taciuto
per amore. Il capo degli Orsi si grattò il capoccione con una zampa cercando
qualche parola di speranza da dire. Non gliene venne in mente nessuna
purtroppo.
Nei giorni a seguire le ricerche della strega
non si fermarono e s'allargarono a tutti i confini del mondo conosciuto e non.
La vecchia megera pareva se la fosse ingoiata l'Inferno, di lei non v'era traccia. Un giorno il
Bastardissimo arrivò persino a bussare alle porte dell'Ade, ma gli fu risposto
in malo modo che la strega non c'era e che non era desiderata laggiù, per cui
gli sbatterono subito la porta sul naso.
Il capo degli Orsi rimase a dir poco interdetto:
“Non è possibile che quella vecchiaccia abbia tirato le cuoia e che Dio le
abbia spalancato i cancelli del Paradiso!”. A ogni buon conto il Bastardissimo
andò a rompere le scatole anche a San Pietro, il quale, tutt'altro che felice
di sentir nominare il nome della strega Aiznic, gli disse papale
papale che la strega non era in Paradiso e che mai avrebbe avuto accesso
al Settimo Cielo.
Dopo che fu passata una settimana e ancora un'altra,
Fatine e Orsi si convinsero che doveva aver fatto una brutta fine,
ma brutta sul serio se neanche l'Inferno l'aveva voluta con sé.
Il Bastardissimo, che a dispetto del nome era un
Orso dal cuore di burro, propose alle Fatine di celebrare un funerale,
ma Aloiv gli fece notare che mancava la salma. Il capo degli Orsi disse
allora che in mancanza del cadavere avrebbero dato fuoco a quella ch'era stata
la casa della stregaccia.
Visto che a nessuno venne un'idea migliore Orsi
e Fatine s'affollarono intorno alla casetta della vecchia Aiznic per pregare e
poi appiccare il fuoco.
La regina delle Fatine piangeva come una
fontanella e di tanto in tanto il Bastardissimo tirava sù col naso.
Finite le preghiere il Bastardissimo con una
face ben nutrita di pece s'apprestò ad appiccare il fuoco. Le Fatine chiusero
gli occhi, il Bosco tutto tacque. Esitò uno due tre istanti, e alla fine il gran Capo degli Orsi dal
Naso Grosso gettò la face sulla casetta che
subito prese a crepitare avvolta da altissime lingue di fuoco. All'improvviso
ci fu il finimondo.
Un terribile urlo squarciò Tenebre e Luce. Dalla
casa in fiamme si vide uscire Aiznic. E pensare che avevano
guardato dappertutto, persino nelle chiese e nei granai per trovarla e
lei era invece sotto i loro occhi praticamente, rintanata in casa. Il
Bastardissimo, imbarazzato si grattò il capoccione con una zampa, mentre Aloiv
seduta sulla sua spalla destra strabuzzava gli occhietti più felice
che incredula nel vedere che la vecchia stregaccia non era morta. Fatine e Orsi
avevano sì cercato dappertutto tranne nel posto giusto, in casa della strega.
La casa di Aiznic bruciava ch'era una bellezza.
Però la megera non ne era affatto contenta. Strepitava malediceva e bestemmiava
pure.
Orsi e Fatine cercarono di spengere dunque il
fuoco correndo al fiume e portando nella coppa delle mani (e delle zampe)
quanta più acqua possibile. Dopo ore e ore di gran lavoro la casa della vecchia
Aiznic smise di consumarsi sotto le lingue di fuoco. Buona metà della casetta
era andata persa, ridotta a cenere e carbone. Di fronte a questo disastro la
povera vecchia strega si mise assisa su un tizzone bollente ma non ci fece
caso: aveva solo una gran voglia di piangere e così fece.
Per la prima volta in vita loro Orsi e Fatine videro
piangere la terribile strega Aiznic.
Nessuno osò avvinarsi alla stregaccia. Si poteva
sopportare che minacciasse fuoco e fiamme, ma non che piangesse.
Il motivo era a tutti oscuro. Aloiv intuì che
non era tanto per la casa che spremeva gli occhi, doveva esserci un motivo ben
più grave per il suo pianto. Fattasi coraggio volò sul naso adunco della strega
e in un bisbiglio la pregò di raccontarle tutto.
Il Bastardissimo e gli Orsi furono costretti a
lavorare per giorni interi. Non protestarono, non erano nella posizione di
poterlo fare. Aiutati dalle Fatine alla fine riuscirono a ridare la casetta
alla vecchia megera, forse persino un tantino più bella
di com'era in origine. Tuttavia non fu questo lavoro a pesare sugli Orsi,
piuttosto fu il dover organizzare la festa di compleanno per la vecchia Aiznic.
La stregaccia aveva da poco compiuto cinquecentocinquantasette anni e nessuno s'era
ricordato di lei, per cui presa dalla depressione aveva deciso di seppellirsi
in casa.
Aloiv dava addosso al Bastardissimo, perché la
colpa era tutta sua. Inutile che l'Orso provasse a spiegare ad Aloiv che anche
lei s'era dimenticata del compleanno della strega. La Fatina, prima d'esser una
creatura fatata, era una femminuccia per cui l'Orso chinò il capoccione e per
amore di Aloiv ammise ch'era possibile che la colpa fosse sua e soltanto sua.
Coboldi, troll, nani e gnomi, unicorni e satiri,
elfi e naiadi, tutte le creature
fatate e stregate del mondo presero parte alla festa in onore della stregaccia Aiznic,
nonostante nel corso dei secoli avessero avuto non poco da ridire con lei. In
ogni caso il compleanno andava festeggiato, non fosse altro che per scongiurare
maligne ritorsioni in futuro.
Alla festa di compleanno erano dunque presenti
tutti, tranne la festeggiata.
Il Bastardissimo e Aloiv cominciarono a temere
che fosse scomparsa, quand'ecco che la strega fece la sua apparizione. E che
apparizione!
Non era però la vecchia incartapecorita che si
aspettavano di vedere: al suo posto c'era una bambina, una gran bella brunetta
vestita di tutto punto, maglietta, blu jeans e anfibi. Nonostante fosse così
tanto cambiata tutti la riconobbero: anche questa è la forza della magia. O
della stregoneria.
Il Bastardissimo bofonchiò tra sé e sé, mentre
Aloiv svolazzava dalla bella streghetta per spettegolare insieme a lei.
Inutile sottolineare che alla festa tutti furono
felici e contenti, persino il gran capo degli Orsi dal
Grosso Naso, sicuro che finita la festa tutto sarebbe tornato alla solita
normalità. Il Bastardissimo non nutriva alcun dubbio in merito. Proprio
nessuno.
(da d'Amore 3 – Lulu.com, 2011)