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  Scritti di altri autori  »  I maestri della poesia  »  Il mercante tedesco, di Ferdinando Camon 08/12/2013
 

Questa poesia riflette l'avversione di Ferdinando Camon per i tedeschi in generale, senza che per questo possa essere tacciato di razzismo. Infatti visse, quando era bambino, i tragici giorni della seconda guerra mondiale, diventati altamente drammatici dopo l'8 settembre del 1943, allorché larga parte dell'Italia fu sottoposta allo spietato dominio germanico. E così fu anche per il suo paese, sito vicino a Montagnana, che dovette subire non solo angherie di ogni tipo, ma veri e propri atti di ferocia. Fra la cinquantina di vittime vi furono anche due parenti stretti di Camon, la cui famiglia peraltro fu depredata dei prodotti dell'attività agricola. A differenza di molti che hanno dimenticato, lui ne ha conservato la memoria e questa poesia, se vogliamo ben guardare, porta un disprezzo non solo nei confronti del tedesco, ma anche verso quegli agricoltori che, per interesse, sono disposti a dare un colpo di spugna. Ed è proprio vero che la storia è una troia, che i morti sono morti e che  i vivi hanno la memoria corta.

 

 

 

Il mercante tedesco

di Ferdinando Camon



Arriva in cortile con la BMW,
parcheggia in un angolo, e tu
 
gli apri la porta con un inchino,
lui esce e gira l'occhio cilestrino
 
cercando i pomari, eccoli in vicinanza,
sono cupole di fiori e di fragranza.
 
Lui dice: «Caparra achtzig milionen».
Non rifiutare, saresti un coglionen.
 
Lui compra il prodotto quand'è in fiore, e poi,
se tempesta lo 'strugge, cazzi suoi.
 
Firmi il contratto e speri
che compri anche la soia.
Era soltanto ieri
che ti sparava. La storia è una troia.

 

www.ferdinandocamon.it

 

 

 
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