Questa poesia
riflette l'avversione di Ferdinando Camon per
i tedeschi in generale, senza che per questo possa essere tacciato di razzismo.
Infatti visse, quando era bambino, i tragici giorni della seconda guerra
mondiale, diventati altamente drammatici dopo l'8 settembre del 1943, allorché
larga parte dell'Italia fu sottoposta allo spietato dominio germanico. E così
fu anche per il suo paese, sito vicino a Montagnana,
che dovette subire non solo angherie di ogni tipo, ma veri e propri atti di
ferocia. Fra la cinquantina di vittime vi furono anche due parenti stretti di Camon, la cui famiglia peraltro fu depredata dei prodotti
dell'attività agricola. A differenza di molti che hanno dimenticato, lui ne ha
conservato la memoria e questa poesia, se vogliamo ben guardare, porta un
disprezzo non solo nei confronti del tedesco, ma anche verso quegli agricoltori
che, per interesse, sono disposti a dare un colpo di spugna. Ed è proprio vero
che la storia è una troia, che i morti sono morti e che i vivi hanno
la memoria corta.
Il mercante tedesco
di Ferdinando Camon
Arriva in cortile con la BMW,
parcheggia in un angolo, e tu
gli apri la porta con un inchino,
lui esce e gira l'occhio cilestrino
cercando i pomari, eccoli in vicinanza,
sono cupole di fiori e di fragranza.
Lui dice: «Caparra achtzig milionen».
Non rifiutare, saresti un coglionen.
Lui compra il prodotto quand'è in fiore, e
poi,
se tempesta lo 'strugge, cazzi suoi.
Firmi il contratto e speri
che compri anche la soia.
Era soltanto ieri
che ti sparava. La storia è una troia.
www.ferdinandocamon.it
|