Poeta
dai toni tenui, Alfonso Gatto con struggenti versi tributa il suo
ricordo alla madre morta.
Elegia
del lago
di
Alfonso Gatto
Dai
campi eterni ove sei morta, madre, .
e dalle nebbie della
pioggia aperta
al suo verde chiarore, il cielo solo
alle
perdute sponde,
madre di mia tristezza
povera e delicata
come terra,
ritorni a me nel primo
freddo novembre. È
di speranza certo
il salmo che risponde
a darti requie, il
lungo assolo
del giorno, la memoria
delle tombe fiorisce.
Come al limo
di sabbia l'acqua increspa trasparente
la sua
timida brezza,
alla tranquilla storia
dei tuoi ricordi le
tue mani intente
seguono il sole.
Sei povera del sole
che
non ti scalda,
di te più stanco il tuo sorriso cede
alla
verde caligine del niente.
Luminosa trascorri col tuo
piede
d'ebete invasa dalle tue pupille
la leggera fiorita
delle stille
sui prati e di quel vivido si salda
il pianto
delta vita.
Non
ha perduto il cuore.
Ad ascoltarlo, ad aspettarlo, figlio
più
delicato non avesti mai.
Chi gli darà consiglio
se
la morte ti bada.
e
d'amor proprio ti circonda e chiude?
E tu fosti per gli altri il
cuore intero
che non ha tregua, l'ospite ch'elude
la sua
presenza e torna. grazia oscura.
a chiudere la strada,
il
passo ignoto che le fa paura.
Tu
sei lontana ove la tomba è un luogo
che altri veglia per
me nella memoria
del cielo mite, ove la seria aI rogo
del
vento scalda i primi freddi, i gridi
dei fanciulli che corrono
alla fiamma.
Tu sei lontana, affaticata storia
di tutti.
dignità che non ha dramma
ma l'onore cocente. Così
vidi
sempre tristezza nei tuoi occhi e amore.
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