Onofri,
per certi aspetti, risente dell’influsso del simbolismo, ma è
indubitabile che possa essere annoverato, per quanto in un
inquadramento del tutto particolare, fra i crepuscolari. In lui il
verso si fa immagine, come dimostra la lirica che segue.
Mattinata
di
Arturo Onofri
Lo
senti il sapore dell'aria, stamani!
È un sapore d'erba e
d'arancia,
come i giardini di favola
che dormono in balsamo
ancora
nella nostra memoria infantile.
Arieggia, il tuo
gesto ilare,
l'ombra oscillante del salice;
e all'insaputa
fai cenno
alle curve lontane dei monti
che il vento
assiepato nasconde d'azzurro.
Ma il tuo dolce brio forse
allude
al fiato di neve irreale
che esalano fino quaggiù
i
paesi che cela il sole,
nelle lontananze gelate.
Non canta
un uccello, e siamo così felici!
Una favilla traluce dal
cuor del ciottolo
che il tuo passo scavalca senza distrarsi,
e
intanto nell'erba assorta
circola e trema improvviso
il
soffio che vi dormiva.
Senti? Questa è la voce
che
non l'orecchio intende
ma il trasalire solo del tuo
silenzio
dedito al sogno celeste della musica.
Questo è
il mattino
color del mio brivido.
Ed io con parole
innocenti
vado come palpando
i fuggitivi contatti di questi
momenti col cielo:
sono altrettanti saluti d'amore
al bel
clima di felicità silenziosa
specchiata nel giro del
nostro orizzonte.
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