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  Scritti di altri autori  »  I maestri della poesia  »  Novembre, di Vincenzo Cardarelli 20/11/2018
 
Una vita segnata dalla malattia che accentuò il carattere solitario dell’artista, ma che probabilmente non poco influì anche sul suo estro letterario, così, per sommi capi, si può dire di Vincenzo Cardarelli. Ebbe infatti una vita per certi aspetti simile a quella di Leopardi, ma le somiglianze sono solo esistenziali e non anche relative alle poesie. E questo è un vantaggio, perché in fondo Cardarelli è stato uno dei più grandi poeti del Novecento, con uno stile tutto personale, in cui l’impeto si avverte ben frenato dall’autocontrollo. Capace di vincere uno Strega con Villa Tarantola, una raccolta di prose dedicate a Roma e a Tarquinia, sua città natale, passò dai clamori a un oblio ricercato e finì per morire solo e povero al Policlinico di Roma.





L’autunno, con i suoi colori, con l’aria impregnata di umidità, le atmosfere rarefatte che preludono al sonno invernale sono descritte mirabilmente nella poesia che segue.


Novembre

di Vincenzo Cardarelli



C'è un giorno che tutte le formiche escono dal bosco 
a fare il fascio per l'invernata. 
Sopraggiungono, di lì a poco, 
le lunghe piogge autunnali, 
simili a un gran pianto dirotto, interminabile. 
È un pianto che sgorga a fiumi, a torrenti, 
fa crescere il lago, solca le strade, rovina i ponti 
e dilaga  per i campi ostinatamente verdi. 
I muri si ricoprono di vellutina. 
Quando più nessuno se l'aspetta, 
un sole freddoloso, più prezioso dell'oro vecchio,
torna poi, ogni mattina, 
a trovare le foglie gialle d'acacia
che piovono ancora sui davanzali, 
le foglie secche dei platani 
che il vento trascina lungo i viali.


 
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