Artuto
Onofri (Roma, 15 settembre 1885 – Roma, 25 dicembre 1928).
Nella sua breve vita ebbe tuttavia modo di essere partecipe di tre
correnti letterarie, dal crepuscolare al frammentismo. Comunque, alla
base della sua poetica c’è tutta la cultura romantica,
con gli influssi di Novalis e di Goethe. Non manca anche una visione
retroprospettica della vita, un accorato silente rimpianto, come
nella poesia che segue e dove il verso si fa immagine.
O
mia piccola casa di provincia
di
Arturo Onofri
O
mia piccola casa di provincia,
ove memorie semplici ma care
si
ravvivano intorno al focolare
per colui che ritorna e
ricomincia
un interrotto sogno di dolcezza;
o
mia tepida casa, io ti ritrovo
come una volta in questo
aprile nuovo,
e sempre verde il rosmarino olezza.
Son nidi
ancora sotto le tue gronde,
e, nell'orto, i bei ciuffi
appena in fiore
della menta e del timo hanno un odore
che
all'effiuvio dell'anima risponde!
Caro è il murello con
le vecchie crepe,
di dove, un giorno, uscivo di soppiatto
a
fischiare ai ramarri, o stavo quatto
a spiar le tagliole sulla
siepe!
Che stupore, che gioia di scoperte
balenavano
in te, mia casa, ogni alba!
Ancora sconosciuta era la
scialba
nebbia che grava il mondo fatto inerte.
Ma tu
sei sempre quella; è in me ch'è morto
il dolce
tempo; come son diverso!
Nella tua siepe c'era l'universo;
ed
ora non c'è più che un muro e un orto.
|