L'intervista è a Sabrina
Manca, narratrice nata a Cagliare, ma che attualmente risiede a Parigi.
Ha pubblicato dei racconti
sulla rivista Storie e poi su varie riviste letterarie
on line (“sagarana.net”, "el-ghibli.provincia.bologna.it",
“leggendoscrivendo.it”) E' stata poi finalista del concorso “Il
racconto di Natale 2006”,
organizzato dalla scuola Holden.
Sito Internet:
http://ceraunavoltaunre.splinder.com/
Perché scrivi?
Perché non ne posso fare a
meno. Ogni tanto leggendo qualcosa di bello giuro di lasciar perdere per sempre
ma poi mi torna la voglia o il bisogno, piuttosto, di raccontare, di comunicare
attraverso i miei racconti.
Alla base di tutte le tue
opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
No, non volutamente,
almeno. Ci sono dei messaggi diretti a me stessa, questo si.
Ritieni che leggere sia importante per
poter scrivere?
Essenziale.
Che cosa leggi di solito?
Dipende dal periodo
dell'anno e dalle stagioni della vita. Ultimamente sono meno interessata ai
romanzi e più alle biografie, i saggi, le scritture giornalistiche e di viaggio
(Annemarie Schwarzenbach, per esempio) ma non ho preclusioni particolari.
In un certo tipo di scrittura mi trovo a mio agio e questo è piacevole
ma ritengo anche di dover correre dei rischi, come lettore.
Quando hai iniziato a scrivere?
I primi racconti alle
scuole elementari. A quattordici completai il mio unico romanzo. Era un libro Harmony, serie rossa”passione”.
I tuoi rapporti con l'editoria.
Nessuno per il momento.
Che cosa ti piacerebbe scrivere?
Mi piacerebbe avere più
coraggio di quello che ho dimostrato sino ad ora nella mia scrittura. Esprimere
una parte di me che sta lì a nascondersi e schivare gli sguardi.
Scrivere ha cambiato in modo radicale
la tua vita?
Si, nel senso che è la
passione che mi permette di giustificare ed equilibrare tutto quello che è
ugualmente presente nella mia vita ma che mi piace molto, molto meno.
Qualche consiglio per chi ha intenzione
di iniziare a scrivere.
Leggere molto, avere il
coraggio di mettersi in discussione e farsi criticare da chi ne ha i mezzi e le
capacità, e soprattutto non lasciarsi abbattere da quelle stesse
critiche o dagli insuccessi.