Le
allegre comari di Windows
di
Roberto Costantini
Editrice
Genesi
Narrativa
Pagg.
276
ISBN
9788874149667
Prezzo
Euro 22,00
Prefazione
Autore
tra i più sensibili alle problematiche di costume e di socialità
contemporanee sviluppate dalla civiltà occidentale, con decisa
vocazione predominante per il fascino incantatorio della parola, ma
tutt´altro che lontano o assente dal consorzio delle altre muse,
dicasi la musica, l´arte delle immagini - tra pittura e scultura
- nonché la filosofia e, buon ultima ma non meno coltivata, la
psicologia e, quindi, la psicanalisi, Roberto Costantini appare come
uno scrittore tanto completo quanto irrequieto, a buon titolo sicuro
di sé e, di conseguenza, inevitabilmente incerto e problematico,
pronto a contraddirsi, proprio perché conscio dell´irrilevanza
storica della verità assoluta, ormai sfumata in una proiezione
ideologizzata che appare quasi una follia idealistica.
La
sapienza dell´Occidente appare rappresentata nella sua opera, Le
allegre comari di Windows,
come il battibecco di un consorzio di valetudinari che si consultano
in chiave di chiacchiericci dispersivi sull´arte di tirare a
campare. Ed è proprio questo, al fine della licenza, il tocco
magistrale di Cyrano de Bergerac: come si può fare a sopravvivere
ancora un altro po´ a tanta follia dilagante per ogni dove? Lo ha
insegnato Orazio, lo ha ribadito Virgilio, illustrato Dante,
ironizzato Erasmo e teatralizzato sontuosamente Shakespeare. Bisogna
darsi da fare, senza pensieri. I napoletani usano un´espressione
mirabile "facite
ammuina".
Fermiamoci qui, anche, se la lista dei Maestri cui appoggiarci
potrebbe proseguire per ogni dove e per ogni tempo.
Si
sa che noi viviamo in un tempo Senza
Maestri,
ma per contrappeso affastellato da una miriade di cantori, cantanti,
strimpellatori, musici, saltimbanchi, trovatori e prestigiatori: non
esiste più il sacro, ma siamo sommersi come spugne nel mare delle
sagre paesane, dai sesquipedali tornei di tennis o di calcio, per
arrivare fino ai festival del tartufo e del torrone sannita.
In
questa imponente celebrazione della nullità dell´essere, che è
divenuta la nostra condizione amletica dell´essere
nella rinuncia ad essere,
noi ci affacciamo alla finestra del nostro tempo. Qual è, dunque, la
finestra del nostro tempo? Roberto Costantini lo dice con assoluta
chiarezza: è la chat! Non abbiamo null´altro, al di fuori delle
nostre chiacchiere inutili fatte per internet, sui blog, per
Instagram, Facebook, Tik Tok, ex-Twitter ora divenuto X e ancora un
ulteriore garbuglio di altre sigle, cresciute come le stoppie secche
che dilagano nei guadi oppure negli stagni, ovverossia nelle marcite,
in cui l´erba non smette mai di crescere, come le chiacchiere nelle
chat.
Questa
pratica del parlarsi da lontano, attraverso la finestra della chat,
richiama la tradizione medievale dell´amour
de loin di
Jaufré Rudel, principe di Blaia, innamorato della bella Melisenda,
che non ha mai visto da vicino, salvo per un qualche ritratto
pittorico, ma di cui conosce ogni cosa della storia di lei, e per lei
compirà il grande viaggio, l´ultimo viaggio che ogni uomo è
tenuto a concludere, prima o poi.
Ovviamente
Roberto Costantini non vive nel XII secolo, epoca che massimizza i
valori dello spirito, ma vive al contrario nel XXI secolo, epoca che
privilegia i valori della carnalità rispetto alla spiritualità, e
quindi in una società che ruota intorno al fascino del sesso anziché
al richiamo delle emozioni della mente.
C´è
un tratto fondamentale che accomuna le comari di Windsor di William
Shakespeare con quelle di Windows di Roberto Costantini: si tratta
del camuffamento. Falstaff, per tutta la commedia, dovrà sembrare
ciò che pensa di non essere. Si vestirà goffamente, entrerà in
altri personaggi, per cercare di fare breccia nei cuori che tenterà
di conquistare. Similmente le figure protagoniste della tragedia di
Costantini sono dei personaggi impegnati nella ricerca pirandelliana
di un ruolo diverso da quello statualizzato dall´anagrafe. In un
qualche modo, anche loro debbono camuffarsi o se vogliamo costruirsi
degli sbocchi alternativi in cui fare breccia.
La
loro ricerca è sempre un minuetto intorno al sesso, che è il grande
protagonista della narrativa del ventesimo secolo, a sfondo sociale,
politico, medico, psicanalitico e quant´altro. C´è anche il
nascondimento della loro precisa identità: si tratta del nickname,
che è il lontanissimo discendente del senhal, adoperato dai poeti
dell´amore cortese e del dolce stil novo nel tredicesimo secolo.
La
vita diviene la fantasia dell´invenzione creatrice che produce
piacere e che trasporta in un luogo diverso dalla gabbia ristretta
imposta dalla realtà e dai condizionamenti di ambiente e delle
possibilità economiche.
Resta,
tuttavia, una forza attraente verso il basso a cui nessun essere
umano potrà mai sfuggire, come non si può sfuggire alla forza di
gravità, che domina la realtà dei rapporti tra le cose inerti e le
creature viventi. Questa forza invincibile, ancora più ineludibile
della gravità, vale solo per gli esseri umani ed è data dalla
coscienza del dolore. Andrea, il protagonista principale del bel
libro di Roberto Costantini, non riuscirà mai a sfuggire al dolore
che prova per non potere essere Mammina,
cioè non potere partorire una creatura fatta dalla sua carne, e non
riuscirà neppure a ritrovare Daniele, figlio del suo compagno
bisessuale Patrizio. Questo dolore scava le interiora di Andrea come
un coltello che uccide la persona sventrandolo con il karakiri.
Roberto
Costantini con Le
allegre comari di Windows si
apre a una nuova dimensione della cosiddetta "vita in versi", per
usare la celebre espressione del poeta Giovanni Giudici, consistente
nella parola che diviene vita autentica. Per realizzare questa
dimensione di autenticità, la scelta di Costantini consiste nel
"raccontare il dolore" come condizione naturale dell´essere,
espressa dal ragionamento e quindi dal romanzo enunciativo della
verità, che consiste nella condizione che la natura ha imposto a
tutte le creature viventi, le quali vivono immerse in una continua
condizione di dolore: la caccia, il raccolto, la fatica, la lotta, la
guerra, la malattia, il parto ecc. fino alla soglia suprema del
dolore che è la morte. L´unica fuga dal dolore è rappresentata
dalla follia del corpo, cioè dal sesso, e dalla follia della mente,
cioè dalla poesia. L´essere umano è l´unica creatura che può
avvantaggiarsi anche della follia della mente, cioè della poesia,
perché è l´unico essere vivente che ha la coscienza e la
conoscenza consapevole del dolore e la capacità di organizzare una
festa illusoria come momento ingannevole di liberazione dal dolore
attraverso la poesia. Esattamente come il sesso è un momento
ingannevole di festa dal dolore del corpo. Questo concetto lo ha
perfettamente indicato Giacomo Leopardi, svolto nello Zibaldone e
illustrato in poesia nei Canti e
negli Idilli e
lo ha ripreso e pienamente sviluppato Friedrich Nietzsche nelle sue
opere filosofiche e poetiche, in particolare La
gaia scienza,
gli Idilli di
Messina e I
Ditirambi.
Il
libro è volutamente congegnato come un antiromanzo, con la trama e
con l´intreccio che risultano ingarbugliati da una selva tropicale
di chiacchiere, costruttive e rivelative, ma che si alternano ai
messaggi sulla chat e ai dialoghi diretti dei personaggi, nonché con
racconti infrapposti ad altre vicende, in un garbuglio di situazioni
che pienamente danno conto della matassa intricata della vita
interiore di ogni essere umano, affogato come una spugna, permeata ad
oltranza di fantasia e di realtà.
Un
libro rivelativo, scritto con continui inserti realistici in dialetto
popolare romano, quindi, ambientato a Roma, ma dotato di una
polivalenza equipollente per mille altri luoghi della civiltà
metropolitana in cui si colloca la vita degli abitanti dei Paesi
avanzati contemporanei.
Sandro Gros-Pietro
Roberto
Costantini
frequenta, giovanissimo,
la "Libera Università del Cinema" di Roma, conclude il
corso di sceneggiatura e regia con il corto Sedotta
da Dio,
presentato nel 1989 alla xlvi Mostra del Cinema di Venezia. Si
perfeziona in tecniche teatrali, recitazione, drammaturgia e regia,
tra gli altri, con Dario Fo, Franca Rame, Carlo Quartucci, Carla Tatò
presso il Teatro Ateneo di Roma.
Nel
1995 istituisce il Laboratorio di sperimentazione teatrale "Le arti
di Pandora", attivo fino al 2002, dove è preparatore, autore e
regista di diversi spettacoli, tra i quali Baudelaire (1997)
e svariati altri. Nel 1999 è preparatore per l´a.e.d.e.
(Association
Europèenne des Enseignants).
Consegue
laurea e dottorato di ricerca in Letterature di lingue inglese presso
l´Università La Sapienza di Roma, ove si specializza anche in
critica e filologia shakespeariana e completa un corso di
perfezionamento in traduzione letteraria. Pubblica articoli di
critica letteraria nella rivista "Strumenti critici", Il
Mulino.
Nel
2011 pubblica il romanzo La
Stella (già
vincitore, nel 2007, della xx edizione del Premio "Nuove lettere",
dell´Istituto italiano di cultura di Napoli), seguito dal
florilegio "Castalia".
Recita
nello spettacolo Gente
di plastica,
della Compagnia
Teatrale Costellazione.
Sempre con Costellazione presenta nel 2013 (come coautore e regista)
il dramma Io
sono l´acqua,
vincitore del festival "Tuttinscena 2014 - La Cometa", che ha
rappresentato l´Italia al Festival internazionale "Faces without
masks 2014" di Skopje. Con la stessa Compagnia, con Roberta
Costantini e Marco Marino, drammatizza, dirige e interpreta
alcuni spettacoli ispirati all´inferno dantesco. È coautore del
testo de Il
gioco delle rose,
realizzato nel 2016 su drammaturgia e regia di Roberta
Costantini e Marco Marino, presentato al XVI
Festival Mondial du Théâtre nella Salle
Garnier Opéra del
Casinò di Montecarlo.
Nel
2018 completa la sceneggiatura Quelli
delle pietre vecchie e
nel 2019 realizza il video musicale lamorecèononcè su
un brano inedito di Marco Massaro.
Nel
2021 pubblica il libro di poesie Musagete,
che ha partecipato alla sezione inediti di Poesia del premio I
Murazzi 2020 e ha ricevuto il primo premio assoluto.