Intervista
ad Antonello Bianchi, autore della silloge “Il tacere del pendolo”, edito da Il Foglio.
Ci vuoi parlare di questa
tua opera “ Il tacere del pendolo”?
Questa raccolta per me rappresenta una sorta di viaggio nella
percezione del tempo.
La prima sezione descrive il tempo breve, cinque momenti, cinque
immagini che lasciano la sensazione dell'attimo che scorre senza sosta.
La seconda sezione rintraccia il tema della conflittualità
nel tempo. Il moto uniforme dell'oscillazione del pendolo non sempre comporta
una costante apatia, tutt'altro.
La successiva parte non poteva non essere dedicata al tempo
dell'amore: l'amore sensuale, l'amore materno ma anche l'amore spirituale e
quello per la poesia. Il sentimento più potente che disponiamo può davvero
contenere tutto ciò che ci appassiona.
La quarta sezione, al contrario, analizza argomenti vicini
al mondo della ragione e della ricerca razionale della verità nel tempo che
scorre. Uno dei miei propositi, da sempre, è quello di avvicinare il mondo
della poesia, dell'istinto e della bellezza alla realtà della logica,
ingiustamente giudicata fredda e distante dalla sensibilità di ognuno.
Infine, l'ultima sezione è dedicata al tempo lungo, in
contrapposizione alla prima. L'attimo e l'infinito spesso sono due facce della
stessa medaglia. C'è chi concepisce il tempo come una linea retta senza fine
composto di tanti punti e c'è chi, invece, lo intende come un cerchio che
ritorna sempre sui suoi tratti. Qualunque sia la nostra visione grafica dello
scorrere del tempo, io ho voluto accostare l'uomo al tempo breve e la divinità
all'infinito, sostenendo fortemente che l'essere umano, benché caduco per
definizione, possa tendere verso l'immortalità grazie alla porzione di spirito
trascendente che possiede. Lo sforzo principale che viene
chiesto a tutti noi è quello di aggiungere un pensiero, un'idea, un'emozione
alla storia della vita, arricchendola e condizionandola. In tal modo la propria
esistenza avrà avuto un valore fondante il tempo venturo, superando così la
cognizione fintamente limitativa del tempo, inteso in senso stretto.
E' stato un viaggio affascinante, che mi ha insegnato molto.
Riflettere riguardo a certi temi può modificare la propria visione delle cose
che abbiamo intorno: il sorriso di un bimbo, un bacio tra innamorati, la
guerra, la carezza di una nonna, un romanzo d'appendice, un barbone coperto di
cartoni, la teoria della relatività fino a un appetitoso panino al salame
rientrano tutti, in qualche modo, nella concezione che ognuno di noi ha
riguardo la vita e il modo più responsabile per fruire del tempo al fine di renderla più
appagante.
Considerato che la
silloge verte sul tempo, potresti darci una definizione del tempo, secondo
ovviamente il tuo pensiero? Inoltre, il concetto di tempo è secondo te solo
umano, oppure ha una precisa logica nelle leggi fisiche che presiedono
all'universo?
Il tempo è un qualcosa di estremamente impalpabile e assai reale
insieme.
Potrei iniziare sostenendo che il tempo non esiste. Ciò che è stato
non è più, e ciò che sarà non è ancora. Tutto ciò che esiste, in verità, lo
percepiamo in un dato istante poiché ciò che è passato
è solo un ricordo e il futuro non lo possiamo conoscere in anticipo. Si
potrebbe quindi concludere che il tempo non c'è e che
il mondo è una serie infinita di frammenti di realtà e null'altro. Questa
interpretazione però non mi ha mai convinto del tutto. E' innegabile che
qualche cosa del passato rimanga nel presente e che qualche cosa del presente
condizioni il futuro. La storia studia le dinamiche che hanno prodotto l'oggi e
la scienza studia la prevedibilità dei fenomeni di domani. Il tempo quindi
condiziona, influisce, determina, come dire, partecipa
alla vita dell'uomo. E' poco utile definirlo l'intervallo esistente tra il T1
e il T2, così come sciocco è considerarlo esclusivamente uno
scorrere relativo legato alla soggettività del percipiente.
La mia personale definizione di tempo, invece, è che esso è
trasformazione. Esso è qualcosa che inerisce alla
metamorfosi. Credo sia nel cambiamento la manifestazione più evidente di questo insidioso e fondamentale ingrediente delle
dinamiche umane e materiali.
Io non sono lo stesso di ieri, ma neanche quello di un'ora fa e
neppure quello di un minuto o del secondo appena scorso. Migliaia di cellule
saranno morte e tante altre nate nel lasso di un intervallo che comporta
necessariamente una continuità nel cambiamento. Come me, tutto ciò che è
intorno a noi è soggetto a continuo mutamento. Per me insomma il tempo non è
altro dal reale ma lo costituisce e lo modella
inevitabilmente.
Lavoiser, e prima di lui Anassagora, sosteneva che “nulla si crea, nulla si
distrugge, tutto si trasforma”.
Se, come io dico, il tempo è trasformazione, la continuità
dell'essere non si deve rintracciare nelle forme dell'ente soggetto alla sua
usura, ma nella sostanza subatomica sempre identica a se stessa che
contraddistingue l'universo e le sue leggi.
Tutto ciò che attiene al mondo immateriale (la filosofia, la
spiritualità e l'arte, ecco “il tacere del pendolo”) è regolato invece da quelle che chiamo distorsioni temporali che
superano i limiti della quarta dimensione come la successione prima-ora-dopo ovvero l'eternità.
Per quanto ogni poeta
cerchi di avere una propria linea tematica da sviluppare è indubbio che inevitabilmente
risenta dell'influsso di altri autori. Nel tuo caso, chi è il poeta che più ha
influito sulla tua formazione e per quale motivo?
E' impossibile per me individuare un autore che più di altri ha
influenzato la mia sensibilità.
Posso affermare con certezza che la lettura di Rabindranath
Tagore, Rainer Maria Rilke e Giacomo Leopardi sia stata
di fondamentale importanza per la mia educazione letteraria.
Credo tuttavia che sia stato il genio di Hermann
Hesse ad avermi spinto a scrivere, anche se egli è
conosciuto più come romanziere che come poeta. Lo scrittore tedesco annota nei
suoi diari: “Anche la più piccola opera d'arte, uno schizzo di sei tratti di
matita o una strofetta di quattro versi tenta
sfacciata e cieca l'impossibile”.
Ho sempre considerato “il lupo della steppa” poesia in prosa.
Tuttora rileggo qualche brano e mi stupisco della sua bellezza: la passione
travolgente, la forza della natura, il delicato sentimento ovvero l'anelito
mistico e spirituale.
“Le mie poesie stanno davanti alla tua
porta,
bussano e s'inchinano: mi apri?”
(H. Hesse, Per
scherzo)
Il tacere del pendolo è
la tua prima silloge che viene pubblicata e l'editore
è Il Foglio di Piombino.
Tu hai proposto la
raccolta e loro hanno accettato, immagino sia accaduto così. Come mai hai
scelto per il tuo esordio questa casa editrice?
Tutto è accaduto in modo casuale. Navigando su internet mi
sono imbattuto in un sito che promuoveva autori emergenti.
Ho letto alcune poesie. Poi ho sbirciato sui consigli per cercare
un editore. C'era anche una lista di chi, tra questi, si offriva di leggere e
valutare nuovi scrittori. In questo elenco ho trovato il link
delle edizioni Il Foglio e l'invito a rivolgersi a Fabrizio Manini,
responsabile della collana autori contemporanei.
Ho chiesto, tramite mail, quali fossero le
modalità per un'eventuale pubblicazione. Fabrizio mi ha spiegato ogni cosa con gentilezza e professionalità così come tutti gli altri
collaboratori.
Mi sono convinto e ho spedito la mia raccolta “il tacere del
pendolo”. Mi è stato proposto un contratto di edizione che io ho immediatamente
accettato con entusiasmo.
E' stata la prima casa editrice che io abbia mai contattato
in vita mia. Mi sento molto fortunato ad aver trovato un team che con dedizione
lavora in un mondo, quale quello della poesia, così poco valorizzato.
Progetti, ovviamente
letterari, per l'avvenire?
Al momento sto lavorando alla mia ottava silloge che ha come
tema “lo spazio”. La mia prossima raccolta, invece, sarà dedicata al mondo della
spiritualità, argomento a me molto caro. Sono allo stesso tempo impegnato in un
progetto che mi sta particolarmente a cuore: dare una voce alle immagini. Lo
chiamo “icone a logos figurato” e intende unire l'arte della fotografia a
quella della poesia. In breve esso consiste nel sovrapporre delle parole, dei
versi, delle lettere a determinate figure.
Mi auguro inoltre che l'esperienza della pubblicazione possa
offrirmi nuovi stimoli e incoraggiamenti utili a proseguire con lo stesso
entusiasmo di sempre a questa meravigliosa esperienza dello scrivere.
Grazie, Antonello, e
auguri di successo per questo tuo libro d'esordio.
Il tacere del pendolo
di Antonello Bianchi
Introduzione di Daniela Caracappa
Edizioni Il Foglio
http://www.ilfoglioletterario.it/
ilfoglio@infol.it
Poesia – silloge
Pagg. 70
ISBN: 978 - 88 - 7606 - 165 – 3
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