L'intervista
di Salvo Zappulla a Roberto Mistretta,
aurore del romanzo Il canto dell'upupa,
edito da Cairo Publishing
Roberto, un romanzo forte il tuo, che tratta temi
difficilissimi e va a scavare nei recessi più reconditi dell'animo umano. E'
stato sofferto per te andare ad affrontare certi argomenti?
Hai colto nel segno. Si tratta di un
libro molto sofferto scritto di getto alcuni anni fa per dare voce a tutti gli
innocenti abusati e ricordo che mentre scrivevo, gli occhi si colmavano di
lacrime. Ero rimasto sconvolto dai fatti accaduti in un quartiere di Palermo,
tivù e giornali narravano gli orrori di bambini violentati per anni nei
retrobottega di vecchie putie. Quelle abiezioni
vennero fuori grazie a due coraggiosi sacerdoti che raccolte le confidenze dei
fanciulli, presentarono denuncia. E fu allora che successe l'incredibile: i
genitori piuttosto che scagliarsi contro i pedofili, se la presero coi
sacerdoti, “rei” di avere infamato l'onore delle famiglie. Ma che onore può
esserci in una famiglia che non difende i propri figli abusati? Fu come
ricevere un colpo di maglio e mi resi conto che quei bambini stavano subendo
una nuova violenza: non solo quella fisica e terribile di bestie senza cuore
che si approfittavano della loro innocenza, ma anche quella più sottile e
devastante delle famiglie che, piuttosto di stringersi attorno a loro ed
aiutarli, gli toglievano la voce, negando i fatti. Nasce da qui Il canto
dell'upupa, per dare voce a tutti gli innocenti che non hanno voce per gridare,
perché come ben dice don Fortunato Di Noto, “I pedofili occupano gli spazi
lasciati vuoti dai genitori”.
Tu sei un caso abbastanza atipico,
hai conosciuto prima il successo in Germania e dopo sei entrato nella grande
editoria in Italia. Come lo spieghi?
Come premessa generale va chiarito che in
Germania e Austria si legge molto di più rispetto all'Italia e che i lettori
tedeschi amano gli scrittori mediterranei verso i quali mostrano interesse e
curiosità.
Esiste però un'altra spiegazione
strettamente personale. Io nasco come scrittore proprio mentre scoppia il boom
di Camilleri. Il successo dello scrittore di Porto Empedocle è così
straordinario che in quel momento nessun editore vuole
puntare su autori siciliani. Chi aveva avuto la fortuna di pubblicare
prima, conquistandosi un proprio pubblico, ha continuato a pubblicare ma per i
nuovi autori sono stati dolori. Io sono stato tra questi ed ho subito rifiuti
per anni. Nel 2001 la svolta, dopo che un mio romanzo, tra le
migliaia inviati, era arrivato nella cinquina dei finalisti al premio
Alberto Tedeschi Giallo inedito Mondadori: un piccolo editore nisseno, Michele
Vaccaro della gloriosa e purtroppo dismessa Terzo Millennio puntò sul mio
protagonista, il maresciallo Saverio Bonanno, e
pubblicò le prime due avventure della serie che, a causa di una distribuzione
molto carente e limitata quasi esclusivamente alla Sicilia, si fecero però
conoscere da un pubblico di nicchia, vinsero dei premi e furono bene accolti
tra i giallisti. Era il maggio del 2003 quando Tecla Dozio mitica titolare della libreria del giallo di Milano
presentò “Il canto dell' upupa al Salone del libro di
Torino. Lì fui avvicinato da un'agente letteraria
tedesca: Juliane Roderer
che conosceva Tecla di fama. Comperò il libro, mi
lasciò il suo biglietto da visita. Mesi dopo ci risentimmo, il libro le era
piaciuto e diventò la mia agente. Propose i miei lavori in Germania e lì,
grazie alla casa editrice Luebbe e all'editor Iris Gehrman ma anche al
prezioso lavoro della mia traduttrice Katharina Schimidt, hanno trovato benevola accoglienza tra i lettori
di lingua tedesca.
Quanto è importante oggi per uno
scrittore avvalersi di agenti letterari capaci, e quanto sono stati importanti
per la tua carriera il tuo agente tedesco Juliane Roderer e Roberta Oliva in Italia?
Come ho già detto prima, per me è stato
di fondamentale importanza conoscere dapprima Juliane
e quindi Roberta Oliva, straordinarie e capaci agenti che hanno preso per mano
i miei lavori e li hanno portati all'attenzione dei grandi editori che,
tradotto, significa capillare distribuzione su tutto il territorio nazionale, eccellenti
e curatissimi cataloghi di presentazione, visibilità sulla stampa e quindi
possibilità di farsi conoscere da un pubblico più vasto. In Roberta ho trovato
un altro pilastro professionale per quanto riguarda la pubblicazione in Italia
con un grande editore come Cairo, grazie alla lungimiranza della
direttrice editoriale Marcella Meciani che ha poi
passato la mano a Benedetta Centovalli e mi ha
affiancato come editor Chiara Belliti.
Del precedente romanzo è rimasta solo la struttura portante per il resto è
stato riscritto totalmente: un lavoro lungo e meticoloso che si traduce nella
scorrevolezza del testo. Ma quanta fatica e quanto lavoro ci sono dietro. Come
ho detto in altre occasioni “Il canto dell'upupa” è un romanzo frutto di
molteplici entusiasmi. Adesso spetta al lettore l'ultima parola.
Quali sono gli scrittori a cui ti
ispiri? E quali le tue letture preferite?
Sono tanti gli scrittori e le scrittrici
che amo per elencarli tutti ma non credo di ispirarmi a nessuno in particolare,
ma se proprio devo indicare uno scrittore che amo particolarmente, allora cito
Robin Wood, bravissimo autore argentino, autore di una serie incredibile di
personaggi e dotato di fantasia senza limiti ma anche di una straordinaria
sensibilità narrativa. Per il resto credo che uno scrittore debba trovare in se
stesso la propria fonte di ispirazione. Per altro sono un lettore onnivoro che
passa dai saggi ai libri per ragazzi, dall'ultimo romanzo pompato dai media al
romanzo d'esordio di illustri sconosciuti, senza dimenticare la lettura di
fumetti e riviste e quotidiani di ogni tipo, a riprova della mia instabile e
disturbata personalità.
Cos'è per te la scrittura?
La scrittura è una scelta di vita. E'
creazione, astrazione, poesia. Amo la parola scritta che prende forma compiuta
sul foglio bianco o sullo schermo vuoto di una pagina world, e nel susseguirsi
di concatenazioni logiche e armoniche che non di rado ti fanno penare per
trovare il giusto equilibrio. Amo le parole che raccontano storie di vita
vissuta, fanno palpitare personaggi, danno loro spessore e sentimenti. La
scrittura è arte allo stato puro. Il linguaggio dei segni è la più grande
conquista dell'uomo. Senza scrittura non ci sarebbe memoria né progresso, in
una parola non avremmo passato e non avremmo futuro. E un giorno mi piacerebbe
che venissi ricordato come un uomo che attraversò la vita scrivendo visto che
scrivo per diverse ore al giorno, per un motivo o per un altro.
So che una importante
radio tedesca ti ha chiesto un lavoro. Di che si tratta?
E' presto detto. Il
regista free lance Felix Partenzi di Colonia, ha
letto il mio “Das falsche Spiel des Fischers
(Il gioco sporco del pescatore) ed è rimasto favorevolmente colpito. Lui
sta sviluppando una serie di puntate che dovrebbe intitolarsi “KrimItalia” (GiallItalia) per la
radio WDR seguita da una media di 100.000 ascoltatori a puntata. Il regista
cercava autori da tutta Italia e per la Sicilia ha contattato me. Appena sarà deciso
l'intero progetto bisognerà stendere una traccia entro la prossima primavera.
Se il progetto andrà in porto sarò impegnato a scrivere il radiodramma nel
corso dell'estate, la produzione lo allestirà in autunno/inverno e andrà in
onda nella prima metà del 2009. Il manoscritto per il dramma dovrà avere una
durata di 55 minuti ed abbiamo già scelto il tema: la cattura di Bernardo
Provenzano. Col regista ci vedremo il prossimo aprile in Germania dove il 15 o
il 16 sarò ospite (insieme a Santo Piazzese) dell'Istituto di Cultura Italiano
all'estero per due serate culturali a Bonn e Colonia e dove dovrei tornare
anche in estate, ospite a Berlino della manifestazione Giallo Mediterraneo.
Il canto dell'upupa
di Roberto Mistretta
Cairo Publishing
Narrativa romanzo
Pagg. 253
ISBN: 8860521157
Prezzo: € 15,00
A cura di Salvo Zappulla