Matteo
Strukul
La
ballata di Mila
Intervista
all'Autore
di Giuseppe
Iannozzi
Il Veneto che è nel tuo ultimo romanzo, “La ballata di Mila”, racconta le
sanguinarie imprese dei Pugnali Parlanti affiliata alla triade cinese e
di Rossano Pagnan, un losco individuo, un intrallazzatore che non disdegna
affatto l'assassinio pur di acquistare sempre più potere. La regione Veneto che
fotografi è una terra di nessuno, dove impera il malaffare. E' questa una
situazione reale, specchio della società che oggi nostro malgrado sopportiamo,
o più semplicemente siamo di fronte a della mera finzione?
La scelta di un genere come il pulp anzi lo
sugarpulp certamente porta ad amplificare, in alcuni passaggi, la realtà, ad
esasperarla diciamo. D'altra parte il Veneto è – almeno in parte – un far west,
una terra di nessuno. Basta leggere romanzi come “Arrivederci amore ciao” o
“Alla fine di un giorno noioso” di Massimo Carlotto, tanto per citare alcuni
esempi illustri. Certo, il romanzo non è la realtà, ma “La ballata di Mila” si
apre con un esergo, un appello lanciato da un magistrato veneziano. Un paio di
mesi fa a Padova è stata smantellata una cosca cinese con una cinquantina di
esercizi commerciali affiliati, perciò alla fine credo ci sia molto di vero in
quello che scrivo che del resto è il frutto di ricerche, letture, studio,
colloqui. Poi, appunto, io provo a inventare delle storie, ma le pesco dal
mondo reale, quello che conosco meglio: il Nord Est d'Italia.
Mila Zago aka Red Dread, dopo che suo padre è stato ucciso e lei
violentata, ha accolto in seno una sola legge e una sola religione, occhio per
occhio dente per dente. Per certi versi Mila non è poi troppo diversa da
Beatrix Kiddo, personaggio creato da Quentin Tarantino per il suo Kill Bill.
Per il personaggio di Red Dread, a chi ti sei ispirato?
No, non è troppo diversa da Beatrix Kiddo. Ma nemmeno dalla
Bloodrayne dell'omonimo videogame, o dalla Nikita di Luc Besson, dalla Crimilde
del Nibelungenlied, da Elektra, protagonista di una fortunata serie Marvel.
Come vedi le fonti sono varie e molto, molto
contemporanee, senza per questo rifiutare ispirazioni più letterarie e
classiche, a patto che siano sanguinarie. Volevo un personaggio
destabilizzante, violento, moderno, in grado di abbattere quel machismo
italiano duro a morire, specie di questi tempi in cui il velinismo sta
uccidendo qualsiasi velleità femminile d'affermazione. Siamo un Paese in pieno
regresso culturale. E gli scrittori non fanno molto per cambiare le regole,
almeno in narrativa. Anche se recentemente ho letto due romanzi “Il carnefice”
di Francesca Bertuzzi e “Fuego” di Marilù Oliva che provano a ribaltare questa
comprimarietà forzata dei personaggi femminili, due libri che in modo diverso mi
sono piaciuti molto.
Nei moderni romanzi, siano essi thriller o gialli, l'eroe è sempre
più un personaggio femminile, o una vedova nera in cerca di vendetta. Come te
lo spieghi?
Davvero hai questa sensazione? Se parli di autori stranieri tipo
Stieg Larsson o Charlie Newton sono d'accordo con te. Ma a me non me ne vengono in mente moltissimi altri. E, ovviamente,
anatomo-patologhe e medici legali non valgono. Citami un paio di romanzi
italiani con protagoniste donne killer al centro della storia. Certo, c'è Al
Custerlina, ma la sua Ljudmila Horvath è più la co-protagonista di un romanzo
corale che una protagonista assoluta…
“La ballata di Mila” è un romanzo molto forte, che descrive
con realismo icastico molte scene di violenza. In una società come la nostra,
dove i fatti di sangue sono all'ordine del giorno, la giustizia e la legge pare
siano state costrette a uno stato larvale di totale impotenza. Mila sceglie la
vendetta e l'arma della violenza perché per ottenere giustizia non ha altra
scelta. E' vero questo?
Esatto. Così è nel mio romanzo. Il che non significa che sia
l'unica strada reale possibile. Ci mancherebbe! Tra parentesi il farsi
giustizia da sè in Italia, giustamente, è reato. Ma nella sua storia,
drammatica e terrificante per certi aspetti, Mila non ha scelta. Una vittima
che diviene carnefice, suo malgrado. Certo, avrebbe preferito avere una vita
diversa, ma è andata così. Nel diario, Mila tenta di elaborare e superare la
violenza subita ma fallisce, ed in questo se vuoi c'è il lato più noir del
romanzo. Non si vince sempre nella vita e per certi aspetti, se vuoi, la stessa
vendetta si rivela amara e non in grado di darle quella soddisfazione che lei
pensava di ottenere. Diventare una bounty hunter professionista diventa l'unica
vita possibile, un modo brutale e patologico per avere giustizia.
Una storia sabot/age è diversa da un thriller? Quali sono le
peculiarità che contraddistinguono il genere sabot/age, sempreché sia giusto
parlarne in termini di ‘genere'?
Sabot/Age non è un genere. Piuttosto, il nome di una collezione di
romanzi che ha come comune denominatore quello di raccontare storie che il
nostro Paese non racconta più. Gli autori proveranno ad intingere la penna
nella realtà dei temi poco frequentati dalla cronaca. La mafia cinese a Nord
Est, la mala-sanità nel Barese (nel poliziesco “Lupi di fronte al mare” di
Carlo Mazza) ma potrebbero uscire anche dei romanzi horror e delle commedie,
dei western e dei thriller post-atomici. Quello che conta è piegare il genere
al contenuto, tentando di far luce su temi rigorosamente taciuti perchè il
silenzio è in questo caso fin troppo interessato. Meglio non parlare di certe
cose, e invece gli autori Sabot/Age proveranno a tirare una granata in
cristalleria o a piazzare un sabot – uno zoccolo – fra gli ingranaggi del
silenzio.
Per scrivere una storia come “La ballata di Mila” che tipo di conoscenze letterarie
e pratiche deve avere lo scrittore? Tu, Matteo Strukul, nel tuo romanzo
dimostri d'avere una grande conoscenza delle armi da fuoco nonché di quelle da
taglio ma non solo.
Sì è vero. Bisogna cercare di essere precisi, di avere cura per i
dettagli. Ma, sottolineo, molto arriva dalla letteratura e dal cinema. Quando
leggo autori come Victor Gischler, Don Winslow, Tim Willocks, Massimo Carlotto,
Alan D. Altieri, Cormac McCarthy, Joe R. Lansdale, Josh Bazell, Charles
Willeford, Daniel Woodrell, David Wellington, Chester Himes, Walter Mosley,
Allan Guthrie, David Peace, Irvine Welsh, Greg Rucka, Duane Swierczynski,
Patrick Quinlan, Russel D. Mclean, Derek Nikitas, Stuart MacBride, Adrian
McKinty, Charlie Huston, Elmore Leonard, Jason Starr, quando vedo i film di Sam
Peckinpah, Sergio Leone, Werner Herzog, Quentin Tarantino, Robert Rodriguez,
Alex De La Iglesia, Zack Snyder, Neil Marshall,
Christian Alvart, Michael Davis, Christopher Smith, Guy Ritchie, Joe Carnahan,
Tony Scott, Ridley Scott, Jake Scott, e quando leggo i fumetti di Frank Miller,
Garth Ennis, Alan Moore, Warren Ellis, Michael Bendis, Brian Azzarello e Jason
Aaron be' è difficile non imparare, basta studiare e applicarsi con umiltà e
dedizione.
Erroneamente si pensa che scrivere un thriller o un giallo sia un
lavoro facile. Quant'è invece difficile mettere nero su bianco una storia che
non perda pezzi a ogni pagina letta?
Ti ringrazio per questa domanda. Credo sia molto difficile. Lavoro
nell'editoria ormai da un po'. Mi viene da ridere quando sento dire da buona
parte degli autori italiani che “sarebbe stato facile puntare tutto
sull'azione” ma si è preferito lavorare sul lato intimo e sentimentale dei
protagonisti. La verità è che è tremendamente difficile congegnare una trama
complessa, un intreccio narrativo ricco, una serie di sequenze d'azione
mozzafiato. Ci vuole molto studio, passione e ci vuole talento, tanto. Io non
credo di esserci riuscito ma penso di averci almeno provato ed è in quella
direzione che voglio andare. In passato Sergio Leone, Dario Argento e altri
grandi registi hanno tenuto vivo il cinema italiano sviluppando linguaggi
incredibilmente originali. Certo ancor oggi Sorrentino, Salvatores, Muccino –
fra gli altri – realizzano film splendidi ma d'altra parte l'action italiano è
morto. Il genere che funziona è il cinepanettone: che palle. Trovatemi per
favore un regista e un attore italiani in grado di
girare e recitare uno spettacolare film d'azione. No aspetta me ne vengono in
mente due, di registi: Federico Zampaglione e Claudio Cupellini. Ecco c'è
ancora speranza ma sono loro il nuovo che avanza e a loro, come registi,
dobbiamo dare fiducia e finanziamenti: a pioggia secondo me.
Quali scrittori italiani e non ti hanno maggiormente influenzato e
forse anche insegnato a scrivere?
Credo di averti risposto sopra per gli stranieri. Parlando un po'
più di italiani direi: Emilio Salgari, Italo Calvino, Gianni Rodari e poi come detto
Massimo Carlotto e Sergio aka Alan D. Altieri.
Guardi con interesse a qualche movimento letterario?
A
quello di cui parlerai nella prossima domanda.
Sugargulp è un movimento letterario veneto che sta riscuotendo un grande
successo di pubblico e di critica, così tanto da attirare la più che mai
favorevole attenzione di autori del calibro di Joe R. Lansdale e Victor
Gischler. Matteo, avresti voglia di spiegare, a tutto vantaggio di chi ancora
non conosce Sugargulp, cosa
esso si propone?
Una volta Victor Gischler ha detto che Sugarpulp prova a fare per
il pulp quello che Sergio Leone ha fatto per il western. Si parva licet, e lo sottolineo tre volte, il senso è
tutto in questa frase. Abbiamo preso il pulp noir americano e lo abbiamo
centrifugato nella Bassa, negli ippodromi, nel Delta, nelle bocciofile, in
breve: nella natura epica e selvaggia e nell'iconografia del Nord Est d'Italia.
Ma è proprio nel connubio territorio-letteratura pop, veloce, dal ritmo
serrato, votata al binomio dialogo-azione che potremmo sintetizzare Sugarpulp.
In questo senso il western pugliese di Omar Di Monopoli, un autore italiano che
ammiro molto si avvicina in maniera straordinaria a quello che stiamo provando
a fare noi. Sugarpulp: il pulp della barbabietola da zucchero.
“La ballata di Mila” è un romanzo scritto, a mio avviso,
con uno stile davvero notevole, cinematografico. Qual è il segreto per riuscire
a scrivere una storia che si faccia leggere tutta d'un fiato?
Lavorare duro. Non essere mai soddisfatti della fluidità della
lingua, avere grande attenzione per il lettore e provare e riprovare a capire
se quello che stai scrivendo può divertire un terzo. Non scrivo per me stesso,
scrivo per un pubblico, non importa quanto grande sarà ma voglio far divertire
il lettore, voglio fare intrattenimento intelligente, se ci resco. Per questo
cerco di ribaltare le situazioni, cambiare le prospettive, tenere alto il
ritmo, usare sequenze il più possibile cinematografiche:
voglio un libro che si beva come un milk-shake o che si veda come un film.
Questo è quello che tento di fare. Ho riletto da poco “L'Isola del Tesoro” di
Robert Louis Stevenson e “Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain: filano che
è una meraviglia e succede sempre qualcosa in ogni pagina, in ogni riga.
Chi è Matteo Strukul?
Un tizio che ha voglia di scrivere un sacco di storie.
Progetti per il futuro?
Una commedia nera ambientata all'università che ho appena
consegnato e il sequel di Mila che sto scrivendo. Sto anche lavorando con
Alessandro Vitti, star italiana per la Marvel, al fumetto di Mila di cui
presenteremo la copertina in anteprima a Lucca Comics.
«Matteo Strukul ha una mente brillante e
un'immaginazione rara. Gli porgo un caloroso benvenuto nella fratellanza dei romanzieri folli, maledetta da Dio e benedetta dal
Diavolo». TIM WILLOCKS
Con La ballata di Mila Matteo Strukul firma un romanzo
sugarpulp onirico e violento che mescola la grande lezione di Massimo Carlotto
– quella dell'analisi della moderna realtà criminale partendo dalla storia del
territorio – con le atmosfere del cinema di Quentin Tarantino, Robert Rodríguez
e Sam Peckinpah e le intuizioni del nuovo noir americano di Joe R. Lansdale e
Victor Gischler.
Due gang di criminali che si contendono il territorio veneto:
quella dei Pugnali Parlanti, affiliata alle triadi cinesi, e una cosca locale
che fa capo al sanguinario Rossano Pagnan. In mezzo a tutto questo una donna
spietata e pronta a sparigliare le carte. Abbandonata dalla madre, violentata
da una banda di criminali che le ha massacrato il padre, Mila Zago è una killer
a sangue freddo, un'assassina definitiva. Cresciuta dal nonno sull'altopiano dei Sette Comuni secondo i codici di un'educazione marziale,
è tornata dal passato per attuare una vendetta esemplare.
Per far questo, nella più classica delle tradizioni, metterà
cinesi contro veneti in un doppio gioco che ricorda un classico del cinema come
Per un pugno di dollari.
Forte di un ritmo sincopato e rapidissimo, di scene d'azione mozzafiato, di
continui cambi di prospettiva e di un intreccio a orologeria, La ballata di
Mila rinnova il pulp-noir italiano attraverso una storia sabot/age che riesce a
indagare con attenzione il fenomeno della mafia cinese a Nordest e lancia nel
mondo editoriale un nuovo personaggio femminile, formidabile e dirompente, che
spezza le consuete geometrie narrative: Mila Zago aka Red Dread.
Matteo Strukul è nato a Padova nel 1973. Scoperto dallo scrittore Massimo Carlotto, è cofondatore di Sugarpulp – movimento letterario
dedicato al pulp-noir, www.sugarpulp.it – e ha
collaborato con riviste (Buscadero, Jam,
Classix) e quotidiani (Il
Mattino di Padova, La Nuova di Venezia e Mestre, La Tribuna di Treviso).
Responsabile dell'ufficio stampa di Meridiano
Zero,
è dottore di ricerca in diritto europeo dei contratti e ha pubblicato saggi
musicali su Massimo Bubola e Massimo Priviero. Il suo racconto “Bambini all'inferno” è stato
pubblicato sul Manifesto.
La ballata di Mila
per la collezione Sabot/age
delle Edizioni E/O è il suo primo romanzo. Vive
insieme alla moglie Silvia fra Padova e Berlino. Il suo sito è www.matteostrukul.com. Potete scrivergli a
matteostrukul@sugarpulp.it.
Matteo Strukul – La ballata di Mila – Edizioni e/o – collezione Sabot/Age – ISBN: 978-88-6632-016-6 – pagine 223 – prezzo 17 €
Blog