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  Letteratura  »  I misteri dell'ermetismo: la semplicità addensata, di Domenica Luise 14/06/2012
 

I misteri dell'Ermetismo: la semplicità addensata

di Domenica Luise

 

 

 

Per semplicità espressiva non si intende il semplicismo bambinesco né l'eliminazione programmata di qualunque termine che non sia elementare oppure una forma telegrafica. Ci vuol altro.

Non è che ci sediamo a tavolino col computer acceso e decidiamo di scrivere una poesia per partecipare a questo o quel sito o concorso o che so io. Al massimo sarebbe consentito se ci avessero chiesto, come talora avviene, qualche parola gradevole per l'anniversario di nozze oppure la cresima o il compleanno. In questo caso, fiat.

Ma non vorremo considerare poesia pura una semplice dedica.

In realtà non siamo tanto noi a scrivere poesia quanto la poesia a scrivere noi: una specie di possessione storica priva di spazio e di tempo, per cui lingue, luoghi ed età storiche varie sono annullate in un fiume umano di pensiero che travalica usi e costumi per giungere ad un quid misterioso e universale.

Il poeta dice il sentire umano e fa di se stesso una confessione, un termine di paragone, si proclama simile agli altri per amore e dolore e passa dal all'universale storico dando voce a tutti i muti che non sanno comunicare.

Per ottenere questo la forma espressiva migliore è la semplicità del dire così come il taglio di un abito firmato è valorizzato dall'eleganza non carica di ornamenti.

Però questa semplicità può facilmente scadere nella banalità, e allora addensiamola, intensifichiamola. Il come fare è personale e inspiegabile. Rendiamo immaginifico il nostro dire, troviamo parallelismi  nuovi oppure nuove parole per pensieri antichi. Ogni poeta autentico, in questo, ha il proprio stile.

Nella seconda metà del secolo scorso incominciò a diventare di moda, oltre alle litanie di immagini, le ripetizioni e l'eliminazione della punteggiatura, un modo di esprimersi svaporato, direi fluido, basato su una specie di delicatezza del dire dove il contenuto era piuttosto semplice, uno stato d'animo sul quale la forma si aggirava insistendo. Personalmente mi pare che ciò sia limitativo, voglio dire l'insistenza formale su un contenuto elementare è una costruzione, come mettere un piccolo regalo in una confezione tutta infiocchettata. Viene creata una disarmonia che toglie incisività e non permette la memoria della poesia appena letta. 

La mia opinione personale è che a concetto semplice si addicono parole semplici e a profondità dell'animo stiano bene versi più strutturati, ma sempre nella semplicità. Saremo ermetici ugualmente perché non potremo mai comunicare a pieno le profondità dei nostri misteri interni, non occorre essere oscuri  apposta, premeditatamente: un orecchio poetico esercitato se ne accorgerebbe subito.

Un altro modo di scrivere poesia nel secolo scorso fu quello di appuntare tutte le stranezze anche senza costrutto che prima venivano in mente considerandole messaggi del subcosciente, diciamo frammenti. Se questo non decade nel compiacimento premeditato e nell'usare il proprio stile, si può con prudenza ed equilibrio anche accettare perché rientra nell'irrazionale poetico che si manifesta come un dio ispiratore.  

 

 
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