I misteri dell'Ermetismo: la semplicità
addensata
di Domenica Luise
Per
semplicità espressiva non si intende il semplicismo
bambinesco né l'eliminazione programmata di qualunque termine che non sia
elementare oppure una forma telegrafica. Ci vuol altro.
Non è che ci sediamo a tavolino col computer
acceso e decidiamo di scrivere una poesia per partecipare a questo o quel sito
o concorso o che so io. Al massimo sarebbe consentito se ci avessero chiesto,
come talora avviene, qualche parola gradevole per l'anniversario
di nozze oppure la cresima o il compleanno. In questo caso, fiat.
Ma non vorremo considerare poesia pura una
semplice dedica.
In
realtà non siamo tanto noi a scrivere poesia quanto la poesia a scrivere noi:
una specie di possessione storica priva di spazio e di tempo, per cui lingue,
luoghi ed età storiche varie sono annullate in un fiume umano di pensiero che
travalica usi e costumi per giungere ad un quid
misterioso e universale.
Il
poeta dice il sentire umano e fa di se stesso una confessione, un termine di
paragone, si proclama simile agli altri per amore e dolore e passa dal sè all'universale storico dando voce a tutti i muti che non
sanno comunicare.
Per
ottenere questo la forma espressiva migliore è la semplicità del dire così come
il taglio di un abito firmato è valorizzato dall'eleganza non carica di
ornamenti.
Però questa semplicità può facilmente scadere
nella banalità, e allora addensiamola, intensifichiamola. Il come fare è
personale e inspiegabile. Rendiamo immaginifico il nostro dire, troviamo
parallelismi nuovi
oppure nuove parole per pensieri antichi. Ogni poeta autentico, in questo, ha
il proprio stile.
Nella
seconda metà del secolo scorso incominciò a diventare di moda, oltre alle
litanie di immagini, le ripetizioni e l'eliminazione
della punteggiatura, un modo di esprimersi svaporato, direi fluido, basato su
una specie di delicatezza del dire dove il contenuto era piuttosto semplice,
uno stato d'animo sul quale la forma si aggirava insistendo. Personalmente mi
pare che ciò sia limitativo, voglio dire l'insistenza formale su un contenuto
elementare è una costruzione, come mettere un piccolo regalo in una confezione
tutta infiocchettata. Viene creata una disarmonia che
toglie incisività e non permette la memoria della poesia appena letta.
La
mia opinione personale è che a concetto semplice si addicono parole semplici e a profondità dell'animo stiano bene versi più
strutturati, ma sempre nella semplicità. Saremo ermetici ugualmente perché non
potremo mai comunicare a pieno le profondità dei nostri misteri interni, non
occorre essere oscuri apposta,
premeditatamente: un orecchio poetico esercitato se ne accorgerebbe subito.
Un
altro modo di scrivere poesia nel secolo scorso fu quello di appuntare tutte le
stranezze anche senza costrutto che prima venivano in mente considerandole
messaggi del subcosciente, diciamo frammenti. Se questo non decade nel
compiacimento premeditato e nell'usare il proprio stile, si può con prudenza ed
equilibrio anche accettare perché rientra nell'irrazionale poetico che si
manifesta come un dio ispiratore.