Hernán Rivera
Letelier
La bambina che raccontava i
film
2011
Titolo originale
La
contadora de peliculas
Mondadori
Strade blu
Siamo fatti della
materia
dei sogni
William Shakespeare
Siamo fatti della
stessa materia dei film
Fata Delcine
Un libro per riprendere i sogni e l'immaginazione che ormai
le immagini ci stanno
sottraendo.
A pagina 82 è racchiusa l'essenza della
storia; la
piccola protagonista María Margarita, in
arte Fata Delcine, senza neppure pensarlo,
si era trasformata per
gli abitanti
del villaggio dove abitava, l'Officina,
in Cile, in una fabbricante
di illusioni. Una
specie di fata.
Le sue narrazioni
dei film li strappavano da
quel nulla aspro
ch'era il deserto di Atacama e, fosse anche
per un solo momento, li trasportavano
verso mondi meravigliosi, pieni di amore, di sogni e di avventure.
Il breve romanzo La bambina che raccontava i
film è un esempio di scrittura
limpida, fluida
e semplice in superficie, ma
evocatrice di emozioni,
sentimenti come nella migliore tradizione letteraria sudamericana. L'autore riesce in brevi ed efficaci tratti
descrittivi a far rivivere la
vita di un villaggio di minatori,
siamo negli
anni '40, sonnolento ed intorpidito
dal caldo.
Immagini essenziali di paesaggi di selvaggia bellezza,
abitudini di vita antichi,
ormai soppiantati dalla modernità, (es. il cinema
sostituito dalla televisione), sono il teatro
della trama raccontata in prima persona
da questa
incantevole e incantata figura
femminile. Maria, prima
bambina
innocente e dalla mente immaginifica, poi giovanissima adulta pur ferita
dalla
vita continua
a vivere nel villaggio fantasma, ormai abbandonato,
senza più
gli abitanti
né la sua
famiglia
andati
via come sullo sfondo di un gran sipario
che si confonde con l'orizzonte. María è la
figlia di un padre
invalido, di una giovane
madre, di avvenente
bellezza, che li ha lasciati per inseguire i sogni di una giovinezza
perduta, lei e suoi quattro fratelli
conducono, come d'altronde quasi tutti gli altri
abitanti
del villaggio, una vita
povera e dura,
l'unico divertimento è il cinema con
le sue stars
di Hollywood, quelle nazionali o spagnole.
Il padre impossibilitato ad andare al cinema
e mancando
i soldi per comprare il biglietto a tutti manda al
cinema il figlio che saprà raccontare meglio il film visto. María si
rivela un'eccellente raccontatrice,
recita, mima,
canta ed incanta il
pubblico che sempre più numeroso la
vede e l'ascolta. La casa si trasforma
in un set cinematografico e la
sua fama si espande
nei villaggi vicini. Il cinema
attraverso le interpretazioni
di Fata,
ormai suo nome d'arte come si confà ad
una vera
artista,
regala
agli abitanti dell'Officina
quegli istanti di felicità e
leggerezza che la vita reale sottrae
per il peso di vivere che comporta.
Intanto passano gli anni,
il fato che stravolge la
vita dei fratelli
e del padre, il vento della modernità che investe anche
questo desolato angolo
del mondo sotto le sembianze della televisione finiranno
per segnare il destino di Fata. Tante le sensazioni
mutevoli che ad ogni accadimento pervadono
l'animo della
protagonista,
candida
innocenza e felicità inaspettata quando
il suo ruolo di narratrice orale
incantava chi l'ascoltava,
sofferenza rassegnata quando ad
ogni accadimento
aleggiava una
sorta di incantesimo
che le sottraeva gli affetti
e dolente nostalgia per tutto quello che aveva perduto per sempre. Il sogno del cinema però permane
nel suo cuore e quando contempla nella
sua solitudine
il crepuscolo è come la panoramica di un vecchio film, il rumore del vento che batte sulle lamiere
è la colonna
sonora: il film ripetuto giorno dopo
giorno. A volte triste, a volte meno
triste. Hernán Rivera Letelier nelle vesti di
moderno aedo intona una
dolce melodia, compone una delicata poesia,
eleva un canto d'amore
all'arte
del cinema e del racconto
suscitatori entrambi di magia e immaginazione. Un libro da
leggere e da consigliare.
All'interno del
romanzo è riportata una canzone
d'amore che ricordava al padre
di María l'abbandono della
moglie...
La canzone
Ella
di José Alfredo Jimenez
Me cansé de rogarle,
me cansé de
decirle
que yo si elle
de pena muero.
Ya
no quiso escucharme,
si sus labios se abrieron
fue pa'
decirme: “Ya
no te quieto”.
Mi stancai di
supplicarla
/ mi stancai di dirle / che senza
di lei / muoio di dolore. / Non volle più ascoltarmi, / se le sue labbra si dischiusero / fu per dirmi: “ Non ti amo più.”
Hernán Rivera Letelier è nato nel 1950 a
Talca, nel Cile centrale,
e ha trascorso
l'infanzia
nei campi dell'industria mineraria del salnitro
nel deserto di Atacama. Quando le miniere chiusero, andò
a vivere ad
Antofagasta. Ha lavorato come venditore di giornali
e come corriere per una società mineraria,
finché la sua
sete di avventure non lo ha spinto a viaggiare tra
Cile, Bolivia, Perù, Ecuador e Argentina.
Ha alternato lavori
e studi e poi ha iniziato la carriera
di scrittore nel 1988 pubblicando
poesie e racconti brevi. Il suo
primo successo nel 1994 grazie al romanzo
d'esordio La
regina cantava rancheras, con il quale
ha vinto il premio Consiglio nazionale
del libro del Cile. Ha pubblicato diversi romanzi
e nel 2010 L'arte
della resurrezione si è aggiudicato
il prestigioso premio Novela Alfaguara in Spagna. Le
sue opere sono tradotte in tutto il
mondo.
Arcangela Cammalleri