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  Letteratura  »  La bambina che raccontava i film, di Hernán Rivera Letelier, edito da Mondadori e recensito da Arcangela Cammalleri 22/06/2012
 

Hernán Rivera Letelier

La bambina che raccontava i film

   2011

Titolo originale La contadora de peliculas

Mondadori Strade blu

Siamo fatti della materia dei sogni

William Shakespeare

Siamo fatti della stessa materia dei film

Fata Delcine

 

Un libro per riprendere i sogni  e l'immaginazione che ormai le immagini  ci stanno sottraendo.

 

A pagina 82 è racchiusa  l'essenza della storia; la piccola protagonista Maa Margarita, in arte Fata Delcine, senza neppure pensarlo, si era trasformata per gli abitanti del villaggio dove abitava, l'Officina, in Cile, in una fabbricante di illusioni. Una specie di fata. Le sue narrazioni dei film  li strappavano da quel nulla aspro ch'era il deserto di Atacama e, fosse anche per un solo momento, li trasportavano verso mondi meravigliosi, pieni di amore, di sogni e di avventure.

Il breve romanzo La bambina che raccontava i film è un esempio di scrittura limpida, fluida e semplice in superficie, ma evocatrice di emozioni, sentimenti come nella migliore tradizione letteraria sudamericana. L'autore riesce in brevi ed efficaci tratti descrittivi a far rivivere la vita di un villaggio di minatori, siamo negli anni '40, sonnolento ed intorpidito dal caldo. Immagini essenziali di paesaggi di selvaggia bellezza, abitudini di vita antichi, ormai soppiantati dalla modernità, (es. il cinema sostituito dalla televisione), sono il teatro della trama raccontata in prima persona da questa incantevole e incantata figura femminile. Maria, prima bambina innocente e dalla mente immaginifica, poi giovanissima adulta pur ferita dalla vita continua a vivere nel villaggio fantasma, ormai abbandonato, senza più gli abitanti né la sua famiglia andati via come sullo sfondo di un gran sipario che si confonde con l'orizzonte. Maa è la figlia di un padre invalido, di una giovane madre, di avvenente bellezza, che li ha lasciati per inseguire i sogni di una giovinezza perduta, lei e suoi quattro fratelli conducono, come d'altronde quasi tutti gli altri abitanti del villaggio, una vita povera e dura, l'unico divertimento è il cinema con le sue stars di Hollywood, quelle nazionali o spagnole. Il padre impossibilitato ad andare al cinema e mancando i soldi per comprare il biglietto a tutti manda al cinema il figlio che saprà raccontare meglio il film visto. Maa si rivela un'eccellente raccontatrice, recita, mima, canta  ed incanta il pubblico che sempre più numeroso la vede e l'ascolta. La casa si trasforma in un set cinematografico e la sua fama si espande nei villaggi vicini. Il cinema  attraverso le interpretazioni di Fata, ormai suo nome d'arte come si confà ad una vera artista, regala agli abitanti dell'Officina quegli istanti di felicità e leggerezza che la vita reale sottrae per il peso di vivere che comporta. Intanto passano gli anni, il fato che stravolge la vita  dei fratelli e del padre, il vento della modernità che investe anche questo desolato  angolo del mondo sotto le sembianze della televisione finiranno per segnare il destino di Fata. Tante le sensazioni mutevoli che ad ogni accadimento pervadono l'animo della protagonista, candida innocenza e felicità inaspettata quando il suo ruolo di narratrice orale incantava chi l'ascoltava, sofferenza rassegnata quando ad ogni accadimento aleggiava una sorta di incantesimo che le sottraeva gli affetti e dolente nostalgia per tutto quello che aveva perduto per sempre. Il sogno del cinema però permane nel suo cuore e quando contempla nella sua solitudine il crepuscolo è come la panoramica di un vecchio film, il rumore del vento che batte sulle lamiere è la colonna sonora: il film ripetuto giorno dopo giorno. A volte triste, a volte meno triste. Hernán Rivera Letelier nelle vesti di moderno aedo intona una dolce melodia, compone una delicata poesia, eleva un canto d'amore all'arte del cinema e del racconto  suscitatori entrambi di magia e immaginazione. Un libro da leggere e da consigliare.      

All'interno del romanzo è riportata una canzone d'amore che ricordava al padre di Maa l'abbandono della moglie...

 

 

La canzone Ella

di José Alfredo Jimenez

Me cansé  de rogarle,

me cansé  de decirle

que yo si elle

de pena muero.

Ya no quiso escucharme,

si sus labios se abrieron

fue pa' decirme: “Ya no te quieto”.

Mi stancai di supplicarla / mi stancai di dirle / che senza di lei / muoio di dolore. / Non volle più ascoltarmi, / se le sue labbra si dischiusero / fu per dirmi: “ Non ti amo più.”

 

Hernán Rivera Letelier è nato nel 1950 a Talca, nel Cile centrale, e ha trascorso l'infanzia nei campi dell'industria mineraria del salnitro nel deserto di Atacama. Quando le miniere chiusero, andò a vivere ad Antofagasta. Ha lavorato come venditore di giornali e come corriere per una società mineraria, finché la sua sete di avventure non lo ha spinto a viaggiare tra Cile, Bolivia, Perù, Ecuador e Argentina. Ha alternato lavori e studi e poi ha iniziato la carriera di scrittore nel 1988 pubblicando poesie e racconti brevi. Il suo primo successo nel 1994 grazie al romanzo d'esordio La regina cantava rancheras, con il quale ha vinto il premio Consiglio nazionale del libro del Cile. Ha pubblicato diversi romanzi e nel 2010 L'arte della resurrezione si è aggiudicato il prestigioso premio Novela Alfaguara in Spagna. Le sue opere sono tradotte in tutto il mondo.

 

 

Arcangela Cammalleri

 
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