Andrea Camilleri
Una lama di luce
Sellerio editore Palermo
Il
19° libro su Montalbano ricalca tutti gli altri
romanzi imperniati sulle inchieste del commissario letterario
più amato
dagli italiani. L'incipit che preannuncia una
mattinata volubile e crapicciosa
epperciò per contagio, macari il comportamento
di Salvo sarebbe
stato instabili.
L'artificio onirico come presago di fatti imminenti che confondono il lettore e il
protagonista
stesso tra realtà
e sogno. L'intrecciarsi di due
storie parallele
che poi si biforcano
in due tronconi e alla fine si riuniscono come naturale epilogo della
vicenda. In realtà
la combinazione
ha tre diramazioni: un commercio illegale
di quadri, esportazione di opere d'arte
rubate, un traffico
d'armi di tre tunisini che rifugiati politici preparano un piano
d'attacco
nella loro patria dove è in corso la lotta di liberazione nel loro paese e una
rapina
con bacio rubato
quanto mai
singolare e misteriosa con conseguente morto ammazzato
direbbe Catarella.
Venire a capo
dell'intricata
vicenda diventa
un punto d'onore per Montalbano, colpi di genio, intuizioni, piste più o meno ortodosse contrassegnano la tattica
investigativa.
La conclusione delle indagini rimette tutto secondo un ordine prestabilito, ma
un'amara e sofferente sorpresa
si presenta a Salvo: la lama di luci che l'aviva pigliato
nell'occhi…e prifiriva
che l'urtimo contatto ristassi quella lama di luci che per una
frazioni di secunno
l'aviva ligati ‘nzemmula. E questo uno dei
tanti momenti del
romanzo in cui l'animo di Montalbano è sviscerato
da Camilleri
e le pieghe del dolore e del rimpianto
scavano
rivoli di lacrime segrete. Secondo
un copione ben costruito il nostro autore
sa miscelare
toni umoristici, (grande Catarella quando storpia
nomi, parole e suscita l'ilarità
di chi legge) e toni anche melodrammatici,
quando quel senso greve della solitudine assuglia
il commissario, spesso,
questo stato d'animo inquieto e pernicioso aleggia intorno alla sua
persona e investe anche quelli che gli stanno
attorno. Montalbano non è solo indagini
poliziesche, anzi quelle si muovono
con calma,
senza ritmi di action movie,
è anche e soprattutto
riflessioni esistenziali, come quelle
che rivolge al granchio di mare
che lo aspetta
al molo nei suoi quotidiani soliloqui, come quel male
di vivere che crea tensione ed adesione al
personaggio montalbaniano, c'è un senso riflesso del male del mondo che non si traduce
in nichilismo, ma muove verso un umanismo pietoso o verso una
giustizia umanitaria, mai vendicativa. Le figure femminili illuminano
la scena
come altrettante
lame di luce: la sofisticata e pur carnale gallerista Marian, che offusca
i sensi di Salvo, salvo poi alla fine respingerne gli assalti erotici: Livia
è sempre al bivio che da sola
voce telefonica, epperò
impera nella
mente di Montalbano e forse sradicarsi da
lei è vana
follia. (Noi
sadicamente
ci avevamo
sperato, ma
Camilleri questo sazio
non ce lo concede). In questo frangente
Livia è in preda ad un'angoscia opprimente, oscura, un peso insopportabile
la cui causa lo avvincerà
e lo terrà legato a lei. Loredana bellezza
fresca e turbativa, Valeria gran fimmina, dotata di sangue
freddo eccezionale, femme fatale che,
come un pesce nella rete, cade nella
trappola
tesale dal
commissario. Il linguaggio simbolico e cifrato
con cui la mafia comunica
e con cui Montalbano ricambia sono tutti segni del barcamenarsi
entro strettoie convenzionali e
codificate che rispecchiano equilibri malcelati e di cui spesso ci si serve, vedi Pasquale, il pregiudicato
figlio di Adelina,
per scopi necessari. Il fine
giustifica i mezzi, qualche volta
con una certa
disinvoltura Montalbano
bypassa
le rette direzionali della giustizia
perché le vie della verità non sono
mai unilaterali. Il Montalbano di
Una lama di luce è goffo, impacciato in campo
sentimentale, stenta a
discernere l'attrazione dal
sentimento amoroso, con le donne,
tutto il contrario di Mimì, non ha tattiche
né strategie, a
volte, è disarmante e disarmato e si lascia cogliere alla sprovvista;
nei sentimenti è fragile e quasi spaventato. Quanto
invece il suo civireddro
funziona nel mettere in campo fini stratagemmi e nel concatenare i fatti
che si presentano!
In questo libro, c'è tutto il Montalbano
che ci piace con le sue ubbie, le
sue contraddizioni, gli inafferrabili
umori così neri e protervi. Un misantropo
dal cuore d'oro, un personaggio di carta, certo, ma
così ormai familiare da
sentirlo vivere tra le pagine. Incommensurabile
Camilleri, con quale padronanza
linguistica e misurata ironia il suo estro narrativo ci convince e ci avvince.
Andrea Camilleri (1925), è autore
di oltre 60 romanzi
tra storici, civili e polizieschi, e
di diverse raccolte di racconti, tradotti
in più di 30 lingue. Vincitore di numerosi premi in Italia e all'estero,
è noto al grande
pubblico anche per i romanzi dedicate
alle inchieste del commissario Montalbano, da
cui è stata
tratta
la fortunata serie televisiva.
Tra i tanti titoli ricordiamo:
“La forma
dell'acqua”,
“Il cane di terracotta”,
“Il ladro di merendine”, “La voce del violino”, “La
stagione della
caccia”,
“Il birraio di Preston”,
“La concessione del telefono”, “La gita a Tindari”,
“Maruzza Musumeci”, “Il casellante”, “Il campo
del vasaio”,
“L'età del dubbio”, “Un sabato, con gli amici”
“Il sonaglio” “ La caccia al
tesoro”… “Il sorriso di Angelica”
“Il gioco degli specchi” Tra le
ultime storie civili e storiche, pubblicate
da Sellerio, ricordiamo: “Il nipote del Negus”, “Gran Circo Taddei”,
“La setta
degli angeli”.
Arcangela Cammalleri