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  Letteratura  »  Tempi difficili (Hard Times), di Charles Dickens, edito da Newton Compton e recensito da Rosella Rapa 15/02/2013
 

Titolo                              Tempi Difficili (Hard Times)
Autore                             Charles Dickens
ISBN
                               88-8289-975-6

Editore                            Newton Compton 
Prezzo                            
5,00 €
Pagine
                            280
Illustrazioni                    nessuna
Prima Pubblicazione      1854          
Genere                            Narrativa
 

 

Una sottile ironia stempera un argomento niente affatto allegro, anzi, piuttosto pesante e deprimente: la rivoluzione industriale intorno alla metà del XIX secolo e i primi scioperi indetti per consentire ai lavoratori, sfruttati come schiavi, condizioni di vita meno disumane.

 

Charles Dickens, capace di regalarci pagine dense di drammaticità (David Copperfield, Oliver Twist) ed allo stesso tempo racconti fantastici o sinceramente divertenti (Un canto di Natale, il Circolo Pickwick) riesce, con la sua abile capacità narrativa,  a proporci un testo in cui la vena sarcastica riesce ad ottenere l'effetto che mille perorazioni sensate ed appassionate non sarebbero riuscite a scatenare.

 

La vicenda ruota intorno alla città di Coketown, simbolo dell'industria (coke=carbone) e della sua degradazione umana; ad essa si abbina la scuola del Sig. Gradgrind, basata sui fatti, cifre  e statistiche, emblema del positivismo allora imperante.

 

Il ridicolo colpisce là dove la ragione, il raziocinio puro, fatalmente falliranno. Un parziale lieto fine, se vogliamo vederla in questo modo. Ma il vero scopo di questo romanzo, considerato una pietra miliare nella storia dell'Inghilterra, e non solo nella sua Letteratura, è l'aspra critica verso la vita industriale, la spersonalizzazione dell'individuo, la sua vita considerata in funzione solo di quanto può produrre, la perdita di ogni contatto con la Natura, madre non sempre generosa e benefica, ma certamente più salubre. Questo stato di annientamento personale è completato dalla scuola della ragione, da cui sono banditi tutti i sentimenti, di qualsiasi tipo; dannosi, incoerenti, ciò che conta sono solo i fatti espliciti: il denaro, i suoi vantaggi, ma anche le sue conoscenze, strettamente pragmatiche e unicamente funzionali al mantenimento dell'industria dominante.

 

Inutile dire che questo castello di carte crollerà, in modo più o meno drammatico, a seconda dei punti di vista. Ammirevole è la capacità dell'autore, che costruisce una storia in cui non tutto va come la ragione avrebbe predetto, e l'inconsueto arriva a sciogliere i piccoli drammi personali in un finale tutt'altro che prevedibile.

 

   

 

Rosella Rapa

 

 

 
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