Nicola Caldarone
Giacomo Leopardi
e la tentazione di Buddha
Edimond
Città di Castello, 2008
Nonostante la fiera delle vanità, il culto del denaro,
l'esaltazione della furbizia, il malaffare e la superficialità dilaganti,
nonostante l'addomesticamento delle coscienze e i circhi televisivi, ci sono ancora, nel nostro paese, intellettuali o eruditi (Non
è una parolaccia ma un obbligo per un letterato!- secondo il nostro autore)
che nella solitudine delle loro stanze, tra i libri mai vecchi di pensiero, si
occupano di trasferire nel presente, con i loro scritti, pensieri e conoscenze
già elaborati nel passato. Li rendono fruibili per i contemporanei, in modo che
ognuno ci si possa confrontare. E' evidente, leggendo questo saggio, che anche
Nicola Caldarone è un erudito: un letterato
appassionato, il quale cerca nelle Lettere quei valori civili, che possano
aiutare i contemporanei a vivere più serenamente e
rettamente.
La sua ricerca ha origine da una lontana intuizione, avuta mentre
spiegava ai propri alunni L'Infinito di Leopardi e non riusciva a
trovare nella critica un'esegesi adeguata al verso “…e il naufragar
m'è dolce in questo mare”. Possibile che Leopardi, imprigionato nella
Recanati papalina dei primi dell'Ottocento, avesse conosciuto la spiritualità
indiana e il pensiero di Buddha? Possibile che lo avesse assimilato e
metabolizzato tanto bene, da farlo emergere in forma incantevole in uno dei
suoi primi Idilli?
Per rispondere a tali domande, l'autore ha intrapreso un lungo e
complesso lavoro di ricerca, partendo da alcune considerazioni: l'Europa
romantica guardava con interesse particolare alla civiltà indiana; Giacomo
Leopardi conosceva il Sanscrito, era contemporaneo e idealmente affine a Shopenhauer, a 13 anni aveva
scritto La virtù indiana e ci ha lasciato, nelle sue opere in prosa,
diverse testimonianze di un pensiero molto vicino ai temi delle Upanishad e del Ramayana.
“Sembra che un filo rosso, per lo più sotterraneo,
colleghi Leopardi alla spiritualità indiana, una simpatia trattenuta ai limiti
della discrezione o, se si vuole, di quella capacità mistificatoria che
appartiene ad ogni poeta di razza, oltre a quella,
altrettanto mirabile propensione, soprattutto se riferita al nostro poeta, a
cogliere e ad assimilare ogni sorta di messaggio, in grado di generare un'idea,
un'immagine, un brivido di stupore sul turbolento, angoscioso destino dell'umanità”.
Per dimostrare questa sua tesi, Caldarone
ci conduce, capitolo dopo capitolo, attraverso lo
spazio e il tempo, nel pensiero di molti autori e nella storia dei vari popoli.
Il saggio si compone di tre parti. Nella prima confronta la
cultura occidentale con quella orientale e discorre su come la spiritualità
orientale abbia affascinato gli intellettuali romantici, in particolare Arthur Shopenhauer.
Nella seconda ci presenta le fonti della spiritualità indiana e il
pensiero di Buddha. Nella terza, infine, ci prova come Leopardi, relegato in
un'oscura provincia italiana, abbia potuto attingere a queste conoscenze ed integrarle al suo pensiero.
In questo “complesso mosaico di esegesi letteraria”, tra i
numerosi pensatori citati e inquadrati nel loro periodo storico, Caldarone sottolinea le affinità
di pensiero tra Shopenhauer, Buddha e Leopardi, e ci
tiene ad evidenziare spesso come queste loro idee possano essere “… il
sentiero più promettente per liberare l'uomo del XXI secolo dalle catene dei
capricci, delle voglie materiali, dei bisogni, dell'egoismo, della frenesia e
quindi della violenza e della intolleranza”.
Shopenhauer sostiene che Il mondo come fenomeno è
rappresentazione, ma nella sua essenza è volontà cieca e irrefrenabile,
perennemente insoddisfatta. Perciò la vita è un continuo
tendere a qualcosa; ogni aspirazione umana è sofferenza se non viene
soddisfatta e col possesso svanisce ogni attrattiva. La vita umana oscilla tra
il dolore e la noia. Il dolore è reale, la felicità illusione. L'unico modo che
ha l'uomo per uscire da questa situazione è vanificare la volontà cioè
raggiungere il nirvana: nel suo nulla è il tutto. L'arte, dove l'individuo si
stacca dalle catene della volontà, si annienta e si trasforma in puro occhio
del mondo, può farci assaggiare la liberazione dalla volontà nel momento
creativo. Ma la dimensione duratura della liberazione
è quella ascetica, in cui si distruggono il soggetto e l'oggetto e si raggiunge
l'oceano della quiete, la profonda calma dell'anima, l'imperturbabile sicurezza
e serenità.
Anche per Buddha l'origine del dolore s'identifica con la brama.
Perciò il monaco ha da percorrere il nobile sentiero ottuplice: retta visione, retta intenzione, retta parola, retta azione, retti mezzi di
sostentamento, retto sforzo, retta presenza mentale e retta concentrazione. E
realizzare dentro di sé i quattro sentimenti infiniti: benevolenza,
compassione, gioia compartecipe e equanime,
noncuranza.
Contemplazione e compassione sono per entrambi i filosofi la base per uscire dalla volontà cieca e dal
dolore. (E contemplazione esprime L'Infinito di Leopardi; e compassione
esprime La ginestra- riflette il nostro autore).
Alla luce di queste idee filosofiche (che ho riportato in forma
assai sommaria, il lettore ne potrà valutare la profondità leggendole
personalmente) e di tutti i riferimenti ad esse o a
simili, che Caldarone rinviene nei Canti, nelle
Operette morali e nello Zibaldone di Leopardi, porgendocele, come non essere
d'accordo con lui sul fatto che Leopardi deve aver provato forte empatia per il
Buddismo?
Ma, a parer mio, non è il felice esito
della sua ricerca (ottenuta con un meticoloso lavoro di scavo, nell'opus
leopardiano, per trovarvi versi o frasi probatorie), che importa di più in
questo saggio; più importa aver spostato il pensiero e la lirica filosofico –
visionaria di Giacomo, altrimenti congelata nel rispetto che si deve ai
classici, nel mondo attuale e mostrato come possa essere ancora bellezza senza
tempo, atta a far germogliare nelle nostre coscienze riflessioni sull'esistenza
e sentimenti di laica solidarietà tra tutti gli uomini. Rileggere il Canto notturno, La
ginestra, Il tramonto della luna, alla luce di tutta la ricerca effettuata
dall'autore è stato illuminante. Mi ha fatto sentire
quanto profondo e realistico (non pessimistico, magari per cause psichiatriche)
sia il pensiero del Cittadino del Mondo Giacomo Leopardi. Un essere che,
dall'angusto spazio di Recanati, ha saputo espandersi con l'immaginazione nello
spazio profondo e infinito. Un essere che è riuscito a catturare nei dolci
versi dell'Infinito, come scrive De Sanctis (cit.op.), quell'oscuro quid:
“…ti sta davanti un non so che di formidabile che ti spaura, un di là dall'idea e dalla
forma. Tu non puoi concepirlo e non puoi immaginarlo.
Vedi solo la sua ombra. Così i primi solitari scopersero Iddio…E questo spiega
l'impressione profonda della chiusa così originale, in cui il pensiero
riacquista la coscienza solo per sentirsi dolcemente annegato:
Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio
e il naufragar m'è dolce in questo
mare.”
poiché, come aggiunge Nicola Caldarone, il poeta è naufragato nel Nirvana:
“…questo naufragio è dolce perché v'è la dolcezza
dell'annullamento, del nirvana, del trasmutarsi in non essere, in sostanza la
dolcezza della morte, che placa l'angoscia esistenziale e permette il ritorno
nel grembo della madre”. Una morte dell'io che
diviene, socialmente, la base per una vita fondata su principi di giustizia e
di solidarietà.
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BIOGRAFIA
Nicola Caldarone risiede a Cortona, in provincia
di Arezzo. E' iscritto all'Ordine dei Giornalisti, è socio del Sindacato libero
Scrittori Italiani e dell'Accademia Etrusca di Cortona. Collabora alla pagina
culturale di quotidiani e periodici. Ha ricevuto dalla Presidenza del Consiglio
il “Premio della Cultura” nel 1976 e nel 1982. E' Presidente dell'Associazione
Scrittori Aretini Tagete.
Ha pubblicato una ventina di libri tra saggi di letteratura, arte e
poesia.
Per la saggistica:
Il cantico delle creature, Ed.Frate Francesco. S.Marino, 1975.
San Francesco nella letteratura italiana, Ed. frate
Francesco. S.Matino, 1976.
Corrado Pavolini e la
letteratura italiana del 900, Ed. Lucarini. Roma, 1978.
Pietro Pancrazi, ed. Calosci. Cortona 1982.
L'Umanesimo in S. Bernardino da
Siena, Ed. Accademia
Etrusca 1982.
Donna de Paradiso, ed.Ellemme.
Roma 1989.
Autobiografia effimera di Corrado Pavolini, ed.Lucarini.
Roma 1990.
Il canto XIX del Purgatorio di Dante, ed.Accademia
Etrusca 1997.
La seduzione di pietra, ed. Calosci Cortona 1999.
Cortona: una storia infinita, ed. Edimond.
Città di Castello, 2004.
G.Pianese: l'uomo e lo scienziato, ed. Calosci.
Cortona 2003.
Il Trasimeno: un velo d'acqua su un prato, ed. Edimond.
Città di Castello, 2004.
La civitas
nova del Sannio, ed. Calosci. Cortona, 2003.
Francois Mitterand e Cortona: Una storia di amicizia (con la
testimonianza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano), ed. Edimond, 2006.
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