Gabbia
d'acciaio
di Philip Kerr
© 1996 Rizzoli Pag. 393 € 14,00 ISBN 8817372998
In copertina si legge: “La risposta
inglese a Michael Crichton”, del Financial Times.
Leggendo, si scopre che questa definizione si avvicina molto alla realtà. Non
troviamo dinosauri ricreati dall'uomo che finiscono per rivoltarsi contro ai
loro “padri”; ma l'intento segue lo stesso filo conduttore. Il soggetto è un
palazzo di ultima generazione, un edificio “intelligente”, interamente gestito
da Abraham, un computer. E' lui che si occupa del
funzionamento dell'impianto di climatizzazione, degli ascensori, le porte, le
serrature; perfino la pulizia dei bagni e dell'ingresso! Alla soglia
dell'inaugurazione, dove già si sono delineati il
caratteraccio dell'architetto che lo ha ideato, Ray Richardson, e le
peculiarità degli altri personaggi che hanno lavorato per creare questa
meraviglia tecnologica, un tecnico e un guardiano notturno vengono trovati
morti all'interno della costruzione. All'inizio, si pensa alla mano di un
folle, o a una tremenda fatalità. A questo punto, il lettore viene
sorpreso, riga per riga, dalla terribile verità che si delinea, quando
Richardson e i suoi collaboratori, rimangono bloccati nel grattacielo. Uno dopo
l'altro, sembra siano tutti destinati a fare una fine orribile, decisa dalla
mente del computer. Il modo di narrare di Kerr è
abile, avvincente, informato. I capitoli, suddivisi in libri, sono tutti
preceduti da frasi scritte da altri scrittori e architetti. In alcuni capitoli,
mentre Abraham si avvia sulla strada della onnipotenza,
troviamo scritte le sue parole e i suoi pensieri. “ Undici
persone morte, e in meno di trentasei ore! Una cosa che faceva capire
quanto la gente fosse vulnerabile di fronte al mondo
che essa stessa si era costruito. Quanto fosse pericoloso il mondo efficientista, energetico, automatizzato, cablato, che la
scienza aveva portato alla luce. Era facile essere uccisi, se si sbarrava la
strada alle macchine. E quando una macchina si guastava, si finiva sempre per
sbarrarle la strada. Come facevano scienziati e ingegneri a
non capirlo?”. Vale la pena di aggiungere le tre frasi che completano il
retro della copertina: Hanno progettato il grattacielo perfetto. Gli hanno dato
un cervello proprio. E ora ha deciso di usarlo.
Miriam Ballerini