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  Letteratura  »  Alla sbarra, di John Galsworthy, edito da Garzanti e recensito da Rosella Rapa 25/02/2013
 

Titolo                               Alla sbarra
Autore                             John Galsworthy
ISBN                                N/A

Editore                            Garzanti 
Prezzo                             
600 £
Pagine
                             325
Illustrazioni                     nessuna
Prima Pubblicazione       1920         
Genere                             Narrativa
 

 

Anno 1899. Dall'epoca de “Il Possidente” sono trascorsi dodici anni: anni di profondi mutamenti, nella famiglia dei Forsyte e nella società che li circonda. La prima generazione, quella dei fratelli, sta morendo: alcuni sono già sepolti; altri si comprende che lo saranno presto. La società vittoriana, negli anni '80 al suo apogeo, è ormai al termine. Tutto appare mutato: nelle strade circolano le automobili, i treni corrono in sotterranea. La seconda generazione di Forsyte, i cugini, verrà messa alla sbarra; Forsyte contro Forsyte, e ci sarà lo scandalo, l'onta pubblica, per una delle colpe più gravi che gettano il discredito sull'intera famiglia: il divorzio!

 

Ancora più intimista del romanzo precedente, questo secondo capitolo della “saga” ha un protagonista che prevale rispetto agli altri: Soames Forsyte, proprio “il possidente”, il più antipatico (ai nostri occhi moderni) tra tutti i Forsyte, nel quale si concentrano i principali difetti della sua ipocrita epoca: moralismo di facciata, meschinità d'animo, egoismo, smania di possesso. Gli fa da contrappunto il cugino Jolyon, che, al contrario è un Forsyte atipico: artista, disinteressato, capace di affetto e tuttavia restio nel dimostrarlo, perché, in fondo, è pur sempre figlio di un mondo in cui l'uomo doveva essere severo ed imperturbabile.

Intorno a loro, un po' sbiaditi, gravitano gli altri cugini e cugine, ed i loro figli: una nuova generazione cresciuta nel lusso, che predilige al lavoro l'ozio e la dissipatezza, ed affronta la guerra come una sorta di gioco. Non è ancora “La Grande Guerra”, piuttosto una sua prova generale: la guerra per il possesso del Sudafrica, contro i boeri, nella quale le sgargianti uniformi rosse vengono sostituite dalle più anonime divise kaki, che è poi il colore del fango.

 

La storia, in sé, non è molto articolata, le azioni e le loro conseguenze sono facilmente prevedibili, ma il libro scorre fluido senza annoiare affatto, carico di un forte simbolismo, per cui ogni personaggio, persino ogni oggetto, rappresenta un intero mondo. Sarà lo stesso autore, verso la fine del romanzo, a fornire la chiave di lettura, e a fare il bilancio di un epoca che inizia con le diligenze e si conclude con la metropolitana. Un epoca che muore, trascinando con sé nella sua fine un mondo di idee, pensieri e valori che oggi possiamo non condividere, ma che indubbiamente diedero a chi visse allora dei “punti fermi” cui aggrapparsi, e che in un soffio vengono spazzati via. Molto significativo è il rilievo dato al funerale della regina Vittoria, mentre il passaggio dal XIX al XX secolo è totalmente ignorato.

 

Pubblicato nel 1920, quindi poco dopo la Prima Guerra Mondiale, questo libro è carico di morte: si avverte, in ogni riga, il senso della tragedia, della fine, dell'annientamento.

Verso la fine, in modo inaspettato, si annuncia l'arrivo di una successiva generazione di Forsyte, quella che nascerà già nel nuovo secolo, e dovrà affrontare, come noi ben sappiamo, prove terribili.

 

A mio parere il romanzo avrebbe dovuto terminare qui, con una frase che non posso citare perché darebbe un'anticipazione degli eventi, ma termina con il segno del possesso: “era roba sua!”. Segue invece un ulteriore capitolo, estraneo, ridondante, che stride con l'essenzialità che caratterizza la vicenda ed i suoi protagonisti. Un peccato veniale, che fa però riflettere su come anche i grandi, grandissimi scrittori possano talvolta non essere all'altezza delle nostre aspettative, che li vorrebbero perfetti.  

 

Resta un dubbio da sciogliere: di quali Forsyte parlerà il terzo volume della saga? L'ultima generazione del vecchio secolo avrà qualcosa da dire, o l'autore ci parlerà subito dei nuovissimi arrivati, di cui solo uno porterà il cognome Forsyte?

Una domanda che incuriosisce e che, questa volta, è stata seminata con sapiente accortezza per invogliare il lettore a continuare con l'ultimo libro.

 

Sarà fatto.

 

 

Rosella Rapa

 

Nota :

Il romanzo è pubblicato in Italia anche con il titolo “Nella ragnatela” .

Il titolo originale è “In chancery  letteralmente “In cancelleria”, cioè in tribunale.

 

 
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