Piattezza
e vuotezza preconfezionate
nell'inferno di Silvia Montemurro
di Giuseppe Iannozzi
Un brutto libro, scritto con mezzi d'accatto.
Preconfezionato.
Silvia Montemurro
viene lanciata come un grande esordio letterario:
peccato che di letterario nella scrittura della Montemurro ci sia soltanto
la più spietata piattezza. Lo stile è ridotto all'osso, talmente scarno che è ben più che minimalistico. Periodi brevi o
brevissimi, dialoghi teatrali ma di poco o nullo effetto e che, il più delle
volte, stonano in bocca ai personaggi.
Tre ragazze, giovani e belline, di quelle che ti aspetti
d'incontrare in una canzone degli Stadio (di Gaetano Curreri):
all'apparenza acqua e sapone
Elena, Vanessa e Samantha. Tre ragazze che si votano a Satana, per noia. Le tre
sono legate, come sorelle. Apprendiamo del delitto da loro
commesso attraverso stralci di diario che ricostruiscono alla bell'e
meglio la vicenda.
Vanessa torna al suo paese dopo otto anni di lontananza; è tormentata, dai
sensi di colpa!
Silvia invece è più ingenua vulnerabile e giovane delle tre assassine; lei è la
“piccola”:
“Hanno pensato che
avessi sedici anni.
E' colpa mia, mi dico. Se solo non piagnucolassi sempre. Se solo mi vestissi
meno da teenager. Anche il viso li inganna. E' un viso bambino, ereditato da
mia madre. Eppure, credo ci sia qualcosa di più. Una parte di me non accetta di
essere cresciuta e rimane un'adolescente che si ribella al mondo adulto.
L'altra parte pretende di avere sotto controllo tutto e crede di essere in
grado di studiare casi mai completamente spiegati, come il delitto di
Chiavenna. Quando ho iniziato a raccogliere il materiale per la tesi su questo
caso di omicidio, non mi era ben chiaro perché ne fossi tanto attratta. Pensavo
che la vicinanza a persone e fatti mi avrebbe aiutato a studiarli meglio e a reperire le informazione e le sentenze necessarie. Non mi
ero accorta di quanto quell'evento mi avesse segnata,
di quanto stessi solo aspettando l'occasione per conoscere qualcosa di me
attraverso quell'omicidio. E attraverso persone che non avrei mai lasciato
diventare mie amiche.”
Silvia si improvvisa investigatrice, cercando di sondare
la psiche malata delle tre assassine che nel giugno del 2000 uccisero a sangue
freddo Suor Maria
Laura Mainetti (http://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Laura_Mainetti)
La “piccola” Silvia partecipa a una seduta spiritica,
grazie a un amico che la coinvolge. Scopo della seduta è quello
di rievocare lo spirito della suora trucidata e uccisa nel nome di
Satana. La vita di Silvia finisce dunque in rotta di collisione con i destini
di Vanessa, Samantha ed Elena. Silvia cerca di capire i motivi dell'efferato
delitto. Più si interroga sulle autrici del delitto e
più si rende conto che la sua mente vacilla sotto il peso delle tante domande
(come mosche) che le ronzano in testa. Rischia di impazzire,
di identificarsi troppo con le tre autrici del delitto: “Questa mattina mi sono
alzata presto sono tornata lì, sul quel ponte. Avevo bisogno di lasciar
parlare quel luogo. Elena, Vanessa e Samantha sono state a lungo un pretesto
per non pensare a quello che avevo provato. Mi annoiavo, come loro. Aspettavo
che succedesse qualcosa. Non avrei mai agito, ma il solo pensiero di quello che
ho aspettato accadesse, se pure per pochi secondi, non mi darà mai tregua. Il
gesto che non ho commesso è sempre lì a ricordarmi l'errore in cui sono
incappata. Una manciata di secondi ha cambiato la mia
vita. [...] Fa caldo. Nessuno lo direbbe, ma a
Chiavenna fa più caldo che a Milano, in questi giorni di sole. Non si riesce a
lavorare. Non si riesce a studiare, né a scrivere, né a mangiare. Non si riesce
a fare l'amore. Vien voglia di uccidere.”
Molti capitoli di questo libro non-libro si aprono con delle citazioni che
“sono state tratte dalla mia tesi di laurea in Criminologia”.
L'inferno avrà i tuoi occhi è scritto partendo dalla tesi di
laurea di Silvia Montemurro,
che si è laureata in Criminologia nel 2011 proprio con una tesi sul macabro
omicidio di Suor Maria
Laura Mainetti.
L'autrice ringrazia la Congregazione Figlie delle Suore di Sant'Andrea,
di Chiavenna, oltre alla commissione di lettura del Premio Italo Calvino
“per aver riconosciuto la potenzialità di questo romanzo” e alla Bottega di narrazione Laurana editore.
Ringraziamenti per l'editore Raffaele Avanzini nonché per l'editor Alessandra
Penna, e per Giulio Mozzi anche. Altri grazie vengono
profusi ad amici et similia.
Ma Suor Maria Laura Mainetti
avrebbe forse meritato qualcosa di più che non l'inutile vuota piattezza
dell'inferno: va da sé che dalla sua la Montemurro non ha una sola
virgola della genialità di Cesare Pavese.
Silvia Montemurro – L'inferno
avrà i tuoi occhi – Newton Compton – collana nuova narrativa Newton – 1ma ediz. 2013 – pagine 283 – prezzo € 9,90
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