La
morte di Daniele Lembo
Non era uno scrittore
famoso, Daniele Lembo. Era uno dei tanti che lavorano nell'ombra
ma credono in quello che fanno. Uomo brillante, simpatico, sempre pronto alla
battuta, istrionico, vivace, uno che quando lo incontravi non ti faceva
annoiare.
La notizia della sua morte
mi ha colto di sorpresa e mi ha lasciato allibito. Aveva soltanto 52 anni, mille cose incompiute, troppi progetti e una mente
in perenne ebollizione. L'ultima volta che ci siamo sentiti - al telefono - mi
parlava di progetti, di libri di scrivere, di festival del fantastico, di
ristampe, di storia contemporanea, di editori… Era un uomo vulcanico, Daniele
Lembo, maresciallo della Guardia di Finanza, giornalista di Latina Oggi, autore di un sacco di libri
storici che si possono vedere sul suo sito
(http://www.danielelembo.altervista.org/), ma anche di cose divertenti come Elogio della cazzimma
e Nascere sotto il segno della zoccola.
“Ci vediamo a Latina, per la fiera”, mi aveva detto un po' di
tempo fa “E poi so che hai scritto un libro su Godzilla.
Ti faccio invitare al festival del fantastico…”, aveva concluso.
Niente di tutto questo, amico mio. Adesso so solo che quando
tonerò a Latina mi mancheranno le tue battute salaci e le irriverenti
canzonature: “Ti ho fatto fare una pagina su Latina Oggi. Ma ti rendi conti? Chi cazz'è Lupi Gordiano. E io t'ho
fatto fare una pagina”. Grande Daniele. Ci mancherai.
Prima che tutto sia finito è il suo ultimo libro che ho letto, un
romanzo storico dal taglio fantapolitico, ambientato nella Seconda Guerra
Mondiale. Per ricordarlo, voglio
ripubblicare la mia ultima recensione su un suo libro. Credo che ne sarebbe
contento.
Daniele Lembo
Prima
che tutto sia finito
Bietti – Euro 18 – Pag. 210
www.edizionibietti.it
Daniele Lembo è uno storico
della Seconda Guerra Mondiale, conosce a menadito il periodo fascista e lo
dimostra con questo piacevole romanzo che si legge come un giallo ma che
contribuisce a interpretare un periodo complesso del nostro passato. La vicenda
è ambientata nel settembre del 1944, quando l'Italia è divisa in due e il
conflitto mondiale sta per finire, perché i tedeschi si stanno ritirando dopo
lo sbarco ad Anzio, di fronte all'avanzata alleata. L'assunto fantastico che
l'autore pesca tra le leggende sulla figura di Guglielmo Marconi è un presunto
“raggio della morte” che il grande scienziato avrebbe inventato poco prima di
morire. Non c'è niente di storico, certo, ma si è spesso favoleggiato di
un'arma segreta che avrebbe bloccato i carri armati e soprattutto ucciso i
nemici, ricorrendo a un sapiente uso degli ultrasuoni. L'autore sembra dar
credito alla leggenda e propende per la tesi che Marconi si sarebbe rifiutato
di consegnare nelle mani di Mussolini un'arma così potente. Il “raggio della
morte” è il pretesto ideale per costruire un romanzo storico che vede
protagonista Renzo D'Onofrio, maresciallo della Guardia di Finanza, incaricato
di impossessarsi della preziosa arma segreta.
La bellezza del romanzo
risiede nell'ambientazione storica, perché l'autore fa rivivere il clima di
quel triste settembre del 1944, descrivendo un'Italia divisa, stremata, in
balia di forze straniere, di incredibili vendette e di
un inconcepibile odio fratricida. Persino l'assurdo omicidio del filosofo Giovanni
Gentile viene rievocato stendendo un velo di umana
pietà. Molte considerazioni fatte dall'autore sono controcorrente rispetto alla
media dei romanzi ambientati in piena guerra civile. L'opinione di Lembo sugli
statunitensi non è delle migliori: “Caffè disidratato,
uova disidratate… Questi ci cambieranno la vita e non penso che ce la
cambieranno in meglio. Mi hanno dato anche dei pezzi di gomma
che si masticano…”, dice un personaggio. Oggi che vediamo un'Italia
invasa da Mc Donald, cinema multisala e pop-corn possiamo dargli ragione.
Vediamo gli americani bighellonare per Roma, clienti di bar e ristoranti,
giocare a fare i turisti, scattare foto e frequentare ragazze che sognano di
farsi sposare per fuggire lontano dalla miseria e cambiare vita. “Scoppiata la
pace, a Roma era esplosa la caccia all'americano, proprio loro, così puritani a
casa, diventavano libertini in Italia, frequentavano
bordelli e donne facili”, dice l'autore. Ho visto scene simili a Cuba ma
riguardavano gli italiani, purtroppo. Daniele Lembo fa dire a un suo
personaggio: “Si potevano anche chiamare liberatori, ma la sostanza dei fatti
era che gli angloamericani erano nemici invasori che avevano occupato il
territorio nazionale in seguito a una guerra persa”. Lembo ricorda le migliaia di
donne italiane violentate dalle truppe franco -
marocchine (si veda anche La ciociara
di Alberto Moravia), le bestiali attenzioni indirizzate su uomini, bambini e
parroci da gruppi di ladri e stupratori autorizzati. L'autore cita anche le
foibe, fosse comuni dove i serbi seppellivano italiani
per odio razziale, una triste pagina a lungo coperta. Prima
che tutto sia finito è un bel romanzo che unisce
stile rapido, azione, suspense e
precisa ambientazione storica. Non è cosa da poco…
Gordiano
Lupi
www.infol.it/lupi