Claudio Volpe
Stringimi prima
che arrivi la notte
Edizioni Anordest
– Pag. 320 – Euro 12,90
www.edizionianordest.com
Claudio
Volpe conferma le promesse con il suo secondo romanzo in uscita per la dinamica
realtà delle Edizioni Anordest, dopo aver stupito la
critica e aver ottenuto un buon successo di vendite con Il vuoto intorno (Il Foglio Letterario, quindi Anordest
in seconda edizione). Claudio Volpe viene presentato
per il secondo anno consecutivo al Premio Strega, con un altro romanzo corale
che scava nel dolore, approfondisce le esistenze dei vinti, degli sconfitti,
degli esclusi. “Stringimi prima che arrivi
la notte è una storia di profondo dolore umano e di approfondita e acuta
analisi introspettiva”, scrive Dacia Maraini, che ha creduto fin da subito
nelle potenzialità del ventitreenne autore di Pontinia.
Claudio Volpe racconta una storia complessa che analizza diverse esistenze,
unite dal filo conduttore della sconfitta e del dolore, utilizzando tanto di
quel materiale da poter scrivere quattro romanzi. La sovrabbondanza narrativa
era una caratteristica anche de Il vuoto
intorno, così come lo stile poetico, il lirismo letterario, la ricerca
della frase a effetto sono una costante nell'opera del giovane autore. I vinti
di verghiana
memoria, protagonisti di un melodramma contemporaneo che ricorda il cinema di
Luchino Visconti, sono una figlia adottiva innamorata di un padre debole e una madre medico in cerca di identità. Il romanzo affronta
il dramma dell'anoressia con crudo realismo, ci porta nel mondo di Ana, alla scoperta di siti Internet dove
si convincono le persone che mangiare è il
male, che il cibo è da evitare, che il solo scopo della vita è dimagrire.
Volpe analizza il rapporto di coppia, il dramma di una donna che non può avere
figli, il tradimento nonostante l'amore, la difficoltà di cercare il proprio scopo
nella vita. Il personaggio della moglie cardiochirurgo è caratterizzato da
alcune liriche che la donna scrive nei momenti di abbandono, brevi poesie che
non conserva, ma lascia cadere lungo le strade della vita. Una delle pagine più
belle del romanzo - che presenta sequenze di pura poesia - è la commovente
descrizione della morte di una piccola paziente davanti a una costernata
dottoressa impossibilitata a salvarla. Un altro momento importante sono le memoria della guerra in Afghanistan ricostruite
attraverso le lettere della protagonista. La dottoressa decide di andare a fare
il medico in trincea per dimenticare il tradimento e per sentirsi finalmente utile
a qualcuno. Non c'è realismo in queste pagine, ed è normale, perché l'autore non
voleva fare un reportage bellico, ma continuare con lo stile poetico che
caratterizza la narrazione.
Abbiamo incontrato Claudio
Volpe per rivolgere alcune domande.
Perché una nuova storia di dolore?
Credo che il dolore sia
presente nella vita di ognuno di noi, permea il nostro pensiero, la nostra
esistenza, ed è al contempo ciò che più ci forma. Indagare tra le pieghe del
dolore umano è ciò che più mi interessa perché mi
permette di percepire e comprendere meglio oltre che me stesso e gli altri,
anche il modo attraverso il quale le parole e la scrittura possono salvare e
salvarci. in alcuni Paesi esistono forme di
psicoterapia che si fanno mediante la letteratura, leggendo e confrontandosi
con la realtà scritta dagli autori. Perché scrivere
significa evidenziare diverse modalità di esistenza, permette di scoprire nuove
frontiere e soprattutto di non sentirsi soli.
Stringimi prima che arrivi
la notte può dirsi un romanzo morale? La tua
scrittura vuol dare dei messaggi?
Non credo che possa
definirsi un romanzo morale, almeno spero che non venga
inteso come tale. Credo che la scrittura non debba fornire o indicare forme di
morale o di etica ma permettere di comprendere tutte quelle esistente in una
dimensione aperta al confronto e alla conoscenza dell'altro e di sé in relazione all'altro. Naturalmente la mia scrittura vuole
dare dei messaggi ma non vuole avere la presunzione di
obbligare al pensiero unico. Si tratta più che altro di una forma di fede verso
gli uomini, una preghiera rivolta all'umanità affinché essa comprenda l'importanza
della sua poliedrica ricchezza e si smetta di guardare il mondo dai confini
ristretti del proprio “orticello” per comprendere come in realtà la vita e la realtà siano molto più complesse di quanto si possa pensare.
La bellezza sta tutta qui: nell'amare la libertà di essere diversi l'uno
dall'altro, di essere se stessi a sempre in un'ottica di condivisione e
arricchimento reciproco.
Quanto è importante la lirica nella tua narrativa?
Per me la lirica è
fondamentale, la vita di ognuno dovrebbe essere intrisa di lirismo, di poesia
perché, amo ricordare, poesie in greco significa FARE
nel senso materiale di costruire. Spero che la mia scrittura possa essere
intesa come un costruire materiale, un incidere diretto sulle cose e sul mondo.
Amo il lirismo anche nella prosa, adoro una scrittura che sia una cavalcata,
una corda, un concerto di musicalità diverse. La scrittura che più mi emoziona
è quella densa, violenta, contundente, quella scrittura che sembra essere fatta
di materia, avere un corpo ed essere tangibile.
Ami raccontare le storie dei perdenti. Ti senti dalla parte degli
ultimi?
Mi sento una persona
normale come tante, uno che prova a fare lo scrittore e a raccontare quegli
angoli di umanità disprezzata, derisa, umiliata. Scrivo contro la presunzione
dei potenti. Scrivo per la bellezza
degli uomini comuni.
Facendo i debiti scongiuri, qual è il tuo
pronostico per lo Strega?
Non credo di riuscire ad essere selezionato nella rosa dei dodici finalisti. Spero
solo che il mio romanzo venga letto con attenzione ed
eventualmente scartato perché inferiore ad altri romanzi presentati al Premio.
In ogni caso la mia soddisfazione è quella di essere
stato presentato da critici letterari e scrittori come Minore e Milanese. A me
interessa scrivere e comunicare. Poi quello che verrà verrà.
Gordiano
Lupi
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