Tutti allucinati
L'autore
di «Risvegli» esplora altri territori della mente
Sentire voci, avere visioni (o procurarsele con droghe) Oliver Sacks da
neurologo studia i fenomeni per scoprirne i segni anche nell'arte e nella letteratura
Il libro lo avrebbe dovuto scrivere Mark Twain, ma gli mancavano
le competenze scientifiche. Così rubricò come fantasia malata una sua
intuizione olfattiva («il mondo è permeato da un forte odore di trementina») e
si limitò a scrivere un racconto (Punch, Brothers,
punch) sull'ossessione da una filastrocca, perfino in musica («O fattorino/ dal
ciuffo nero/ fora il biglietto al/ fora il biglietto
al/ al passeggero»: indimenticabile la versione teatrale di Paolo Poli). Oliver
Sacks invece spiega da neurologo che immaginare odori (fantosmia)
voci e musiche, sono esperienze più o meno comuni e
scientificamente studiate, se non spiegabili. E così avere visioni (e
procurarsele). Chi è rimasto affascinato da Risvegli, dove lo scienziato di
origine inglese descrive con rara umanità l'esperienza di 20
pazienti sbalzati dalla notte encefalica verso le tribolazioni e le meraviglie
del risveglio, ritroverà lo stesso ammaliante piglio narrativo nel suo nuovo
saggio, Allucinazioni (titolo originale Hallucinations,
Adelphi, 325 pagine, 19 euro, traduzione di Isabella C. Blum),
in cui il neurologo scrittore percorre in luoghi ed epoche diverse gli stati
mentali che producono fenomeni sensoriali diversi, definibili comunque
allucinatori. L'interesse per il fenomeno gli aveva preso la mano da giovane,
quando Sacks le allucinazioni se le procurava con le
droghe. «Ci dedicavo i weekend negli anni Sessanta», confessa. «Un po' di anfetamine, un po' di Lsd e una spruzzata di cannabis».
Voleva vedere l'indaco e c'era riuscito: «Ho visto
capolavori cromatici che nemmeno Giotto aveva mai realizzato. Poi ho smesso per
non diventare tossicodipendente». Anche Freud aveva assunto oppio per
controllarne gli effetti e penne eccelse come Baudelaire e Poe
confidavano negli stupefacenti per l'ispirazione. Ma è
pericoloso. Non tutti, come Sacks, possono contare su una rete di protezione
scientifica, sotto forma di conoscenze mediche e di colleghi pronti a
intervenire per salvarti. Meglio limitarsi a leggere i suoi
resoconti dei viaggi allucinatorii indotti dalle
droghe. L'arte, il folklore, la letteratura e persino la religione: cos'hanno a che fare con le allucinazioni? Sacks ci conduce nel
vissuto di personaggi famosi come gli scrittori Levis
Carrol, con sosta speciale nelle pagine dedicate a
Dostoevskij che fornì a suo tempo resoconto per iscritto delle allucinazioni
derivategli dall'epilessia. Ecco perché un tempo era chiamato il «male sacro».
Dostoevskij: «E io ebbi la sensazione che il cielo
fosse disceso sulla terra e mi avesse inghiottito e in verità giunsi a Dio e
fui da lui penetrato». Molti personaggi dostoevskijani
saranno colpiti da allucinazioni epilettiche da L'Idiota a I Fratelli
Karamazov. E Giovanna D'Arco, che sentiva le voci? A Sacks mancano dati clinici
sul caso per analizzarlo, mentre riferisce su una paziente epilettica del 1974
che, grazie alle voci che distintamente le parlavano, si convertì
di seguito a cinque religioni. Tutto questo, conclude
onestamente in materia, «non dice nulla del valore, del significato o della
funzione di tali emozioni, nè delle narrazioni e
delle credenze che noi possiamo costruire a partire da esse». Onesta ammissione
per un agnostico che è arrivato ad affermare «non credo nell'immortalità e
penso che, se esistesse, farebbe un grave danno al genere umano» Sacks non
parla dei sogni nè delle allucinazioni connesse alla
schizofrenia. Gli interessano le persone che vedono o sentono cose che non ci
sono, quando sono «quelle cose» a «volersi manifestare», non quando noi siamo
addormentati o inconsapevoli. Riferisce da neurologo sui fenomeni connessi a
psicosi organiche, transitorie, legate come si è detto all'epilessia o
all'assunzione di droghe, oppure al delirium tremens. Gli è capitato di
rassicurare anziani che hanno avuto allucinazioni e venivano
sbrigativamente etichettati come pazzi: la signora semicieca che in ospizio
vedeva scene da film, bravissima a riferne, ora
sbandiera alle infermiere incredule il referto di CBS (sindrome di Charles Bonnet: reazione del cervello alla perdita della visione)
Lo studioso del cervello dissente dall'uso moderno di far scomparire dagli
ospedali la descrizione accurata della storia clinica nella cartella dei
pazienti cronici: il vissuto di queste persone gli è servito, dimostra,per
arrivare a molte diagnosi. Pregio del saggio è, infatti, oltre alla chiara ed
elegante scrittura, anche quello di presentare individualmente i pazienti di
cui ci parla con grande umanità, senza depauperarli mai delle loro
caratteristiche, attento all'animo e alla sensibilità delle
persona che ci presenta. Capitolo dopo capitolo entriamo dentro
un caleidoscopico mosaico delle più impensabili allucinazioni: esperienze
uditive, visive, tattili, olfattive, sensazione di abbandono del proprio corpo
o di possesso di un arto fantasma (tipico degli amputati). Si è particolarmente
colpiti dalle allucinazioni estatiche, mistiche, filosofiche, descritte con
tanta chiarezza non aliena da colti rimandi letterari
che ci riportano al già citato Dostoevskij, a Nabokov e Proust. Viene da dare
ragione a Goethe, «la scienza è nata dalla poesia».
Grazia
Giordani
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