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  Letteratura  »  Sazia di luce, di Adriana Pedicini, edito da Il Foglio Letterario e recensito da Giuseppe Possa 18/10/2013
 

Sazia di luce

di Adriana Pedicini

Nota dell'autrice

Prefazione di Giuseppe Possa

Edizioni Il Foglio Letterario

www.ilfoglioletterario.it

Collana Orizzonti

Pagg. 86

ISBN 9788876064531

Prezzo € 10,00

 

 

Con questa feconda e sofferta raccolta lirica, Adriana Pedicini è giunta nei più remoti fondali della propria anima, per esorcizzare quella disperazione che sorge nei momenti tristi, in cui l'esistenza parrebbe minata da un destino crudele: <<Oggi è paura/il nodo che stringe la gola/ svelle le radici dei sogni/ tinge di nero la prossima alba>>.

La poetessa, però, con quella ricchezza d'aneliti che aspira al sublime, nei suoi versi armoniosi, intensi e commoventi, non si abbandona a un discorso consolatorio, ma si affida a una superiore speranza che la volontà o la fede spesso sanno realizzare: <<Se mi abbandono a te/ la mia certezza è salda>>.

Di primo acchito, le sue liriche rievocano un mondo intimo e privato, di “silenzi inquieti” (<<…mentre sulle orme della sera/ già plana l'angoscia>>), ma a una più attenta e coinvolgente lettura ci si trova immersi in un'energia luminosa che è “afflato universale” dello spirito umano, che auspica a risorgere dagli abissi, che non rinuncia a lottare e che con grande caparbietà sa scorgere sempre uno spiraglio di luce, pure nello sconforto, non dandosi mai per vinto: <<Godo la pace/ di questo momento/ che sa d'infinito>>.

Si potrebbe, quindi, affermare che Adriana ha fatto della poesia un poderoso strumento d'analisi del mondo interiore, dei pensieri e dei sentimenti che albergano nel cuore degli uomini: un diario vero e sincero dell'animo puro di chi crede nei valori della vita e nel ricordo di un passato che non può essere abbandonato: <<Sono qui/ attendo/ l'ultimo vagone/ da sola/ con i miei ricordi/ e una speranza>>.

A gettarla nella disperazione sono la consunzione e la  morte (che definiscono la poetica della prima parte del volume), “mostri” che improvvisamente le si parano davanti, mentre lei si sente ancora dentro la forza e l'entusiasmo di donarsi a coloro che le stanno accanto “nel nido sicuro d'amore”: <<Non vorrei che la mano/ del destino/ assetata arpia/ mi trascinasse via/ mentre spuma di rabbia/ m'illividisce il volto>>. La realtà, in quei terribili momenti, è filtrata attraverso una lente modificata (spuntano “le polveri sottili della paura” ), fa vacillare le certezze e mette a nudo, tra l'essere e il nulla, la fragilità che accomuna tutti i viventi: <<L'anima/ affonda in sonno/ senza sogni>>, poiché si resta soli “crocifissi al proprio dolore” e al personale destino.

A questi versi che si concretizzano con parole sovente angoscianti, colme di suggestioni e pervase da un'emotività struggente, fanno eco la passione e il desiderio, in “lampi di serene giornate”, di poter ancora amare: <<Cuore mio risorgi/ tra i chiarori di albe/ profumate di tiglio/ in questa calda estate,/ riposa all'ombra d'Amore/ senz'ombre>>.

I suadenti, armoniosi, componimenti della poetessa si snodano senza schemi prestabiliti, dando vita anche a sofferti messaggi, scaturiti dalla propria etica interiore e da un pathos genuino, sofferente, contemplativo: <<Si attende nuovo vento/ a sparigliare/ i frustoli del male/ perché l'alba riapra/ nuova via/ a questa danza di stelle/ sulla mia malinconia>>.

Non manca <<la domanda estrema/ che fu anche la prima/ Chi siamo?>> e non mancano neppure ansiosi interrogativi (<<Dove riparerà/ l'alito divino che fu mio/ che plasmò/ il fango in anima vivente?>>) che la poetessa si pone, colta da dubbi, angosce e aspettative, pullulanti in un crogiuolo di desideri e di sogni, ora terreni ora trascendenti, quindi, conclude: <<Oggi/ ti sento/ Signore/ a me vicino/ Sei l'aria/ che respiro/ l'orizzonte/ che mi attrae/ questo cielo/ che mi abbraccia>>.

Sconfitta “la nuvola nera”, la rinascita porta l'autrice (nella seconda parte del libro) su un nuovo percorso esistenziale, in cui è ancora possibile lasciarsi affascinare dall'intima essenza della vita e del suo mistero: <<E sarà suono di violini/ nell'anima,/ fiori di pesco/ sui rami/ volo di rondini/ in cielo./ Semplicemente/ sarà/ nuova vita>>.

A questo punto le ritorna anche l'enfasi della voce che “canta” i colori della natura (<<Sono qui/ in attesa/ del profumo dei mandorli/ in fiore/ del volo garrulo/ della rondine intorno allo stagno/ del battito d'ali/ di bianche colombe/ sul ramo d'ulivo>>) e la felicità per coloro che le stanno intorno <<dove ha ancora senso/ essere uomini insieme>>. Ora finalmente ha di nuovo forza per guardare e affrontare i problemi quotidiani o d'impegno sociale, come quelli di grande respiro che riguardano i bambini <<umiliati/ traditi/ violentati/ affamati/ malati/ sono tanti i bimbi infelici>> o <<i nodi stretti e violenti/ di guerre e soprusi>>.

Le illuminazioni liriche di Adriana Pedicini sono “pane spezzato di condivisione” col lettore, emozioni raffinate, semi per profonde riflessioni, in particolare quando passa da uno stato angoscioso alla fatica della speranza (<<Ho temuto/ il cedimento,/ le lacrime come pioggia/ di primavera/ mi hanno resa/ nuova>>) e, infine, alla gioia perché <<una gemma di vita e/ di speranza/ ha baluginato/ tra le ombre/ incerte/ delle ore mattutine/ tra le foglie/ ascose del tuo amore>>.

***

Concludo con un giudizio critico, sebbene diventi superfluo, perché i giudizi tendono  a dare ordine e significato a un'opera che, come questa, a mio avviso, non vuole essere incasellata  o spiegata, ma desidera presentarsi nella sua peculiarità e nel suo forte impatto emotivo, nella sua tensione intima, rogo continuo di riflessioni e sentimenti.

Tuttavia, la tecnica espressiva propria di Adriana Pedicini è appropriata ai temi trattati, omogenea e ricca di spunti non solo meditativi ma pure estetici, con grande sensibilità della parola incanalata nelle sue declinazioni testimoniali e timbriche. Inoltre, forma e contenuto si coniugano in modo esemplare per la limpidezza del dettato e per il fremito che ne percorre i versi compiutamente riusciti.

Chioserei sostenendo che la poetessa, ha trovato liricamente, nella sua dolorosa e sofferta esperienza, il giusto equilibrio tra la disperazione dell'essere umano, messo di fronte alla vita e alla morte, che serenamente accetta, ma non si rassegna a farsi sopraffare dal male, e la felicità di ritrovarsi risanato con rinnovato spirito, per affrontare l'esistenza con un diverso ottimismo universale.

 

 

 

Adriana Pedicini, vive a Benevento. Già docente di lettere classiche nei Licei, scrive da tempo, ma solo con la pensione ha iniziato a dare concretamente visibilità alla sua scrittura. Ha pubblicato una raccolta di racconti I luoghi della memoria, A. Sacco editore 2011, (1° Premio nel Concorso Internazionale di Narrativa Taormina 2010) e una silloge di poesie, Noemàtia, Lineeinfinite edizioni 2012. Tra esse figura la poesia Mare Monstrum, premio al Premio internazionale di poesia Otto milioni 2013, assegnato dal Comune di Torrenova (Me). Ha anche curato Da Europa all'Europa (Ilmiolibro.it 2010), dispense didattiche sul teatro antico e sull'origine della civiltà occidentale, attraverso il mito di Europa e gli archetipi del pensiero, del diritto, dell'arte, della letteratura. È presente con poesie e racconti su varie antologie anche on-line. Collabora con diversi blog e siti letterari. Per contatti: adripedi@virgilio.it

 

 

Giuseppe Possa

 
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