Sazia di luce
di Adriana Pedicini
Nota dell'autrice
Prefazione di Giuseppe
Possa
Edizioni Il Foglio
Letterario
www.ilfoglioletterario.it
Collana Orizzonti
Pagg. 86
ISBN 9788876064531
Prezzo € 10,00
Con questa feconda e sofferta raccolta
lirica, Adriana Pedicini è giunta nei più remoti fondali della propria anima,
per esorcizzare quella disperazione che sorge nei momenti tristi, in cui
l'esistenza parrebbe minata da un destino crudele: <<Oggi è paura/il nodo
che stringe la gola/ svelle le radici dei sogni/ tinge di nero la prossima
alba>>.
La poetessa, però, con quella ricchezza
d'aneliti che aspira al sublime, nei suoi versi armoniosi, intensi e
commoventi, non si abbandona a un discorso consolatorio, ma si affida a una
superiore speranza che la volontà o la fede spesso sanno realizzare: <<Se
mi abbandono a te/ la mia certezza è salda>>.
Di primo acchito, le
sue liriche rievocano un mondo intimo e privato, di “silenzi inquieti”
(<<…mentre sulle orme della sera/ già plana l'angoscia>>), ma a una
più attenta e coinvolgente lettura ci si trova immersi in un'energia luminosa
che è “afflato universale” dello spirito umano, che auspica a risorgere dagli
abissi, che non rinuncia a lottare e che con grande caparbietà sa scorgere
sempre uno spiraglio di luce, pure nello sconforto, non dandosi mai per vinto:
<<Godo la pace/ di questo momento/ che sa d'infinito>>.
Si potrebbe, quindi,
affermare che Adriana ha fatto della poesia un poderoso strumento d'analisi del
mondo interiore, dei pensieri e dei sentimenti che albergano nel cuore degli
uomini: un diario vero e sincero dell'animo puro di chi crede nei valori della
vita e nel ricordo di un passato che non può essere abbandonato: <<Sono
qui/ attendo/ l'ultimo vagone/ da sola/ con i miei ricordi/ e una
speranza>>.
A gettarla nella disperazione sono la
consunzione e la morte
(che definiscono la poetica della prima parte del volume), “mostri” che
improvvisamente le si parano davanti, mentre lei si sente ancora dentro la
forza e l'entusiasmo di donarsi a coloro che le stanno accanto “nel nido sicuro
d'amore”: <<Non vorrei che la mano/ del destino/ assetata arpia/ mi
trascinasse via/ mentre spuma di rabbia/ m'illividisce il volto>>. La
realtà, in quei terribili momenti, è filtrata attraverso una lente modificata
(spuntano “le polveri sottili della paura” ), fa
vacillare le certezze e mette a nudo, tra l'essere e il nulla, la fragilità che
accomuna tutti i viventi: <<L'anima/ affonda in sonno/ senza
sogni>>, poiché si resta soli “crocifissi al proprio dolore” e al
personale destino.
A questi versi che si concretizzano con parole sovente angoscianti, colme di
suggestioni e pervase da un'emotività struggente, fanno eco la passione e il
desiderio, in “lampi di serene giornate”, di poter ancora amare: <<Cuore
mio risorgi/ tra i chiarori di albe/ profumate di tiglio/ in questa calda
estate,/ riposa all'ombra d'Amore/ senz'ombre>>.
I suadenti, armoniosi, componimenti
della poetessa si snodano senza schemi prestabiliti, dando
vita anche a sofferti messaggi, scaturiti dalla propria etica interiore
e da un pathos genuino, sofferente, contemplativo: <<Si attende nuovo
vento/ a sparigliare/ i frustoli del male/ perché l'alba riapra/ nuova via/ a
questa danza di stelle/ sulla mia malinconia>>.
Non manca <<la domanda estrema/
che fu anche la prima/ Chi siamo?>> e non mancano neppure ansiosi
interrogativi (<<Dove riparerà/ l'alito divino che fu mio/ che plasmò/ il
fango in anima vivente?>>) che la poetessa si pone, colta da dubbi,
angosce e aspettative, pullulanti in un crogiuolo di
desideri e di sogni, ora terreni ora trascendenti, quindi, conclude:
<<Oggi/ ti sento/ Signore/ a me vicino/ Sei l'aria/ che respiro/ l'orizzonte/
che mi attrae/ questo cielo/ che mi abbraccia>>.
Sconfitta “la nuvola nera”, la
rinascita porta l'autrice (nella seconda parte del libro) su un nuovo percorso
esistenziale, in cui è ancora possibile lasciarsi affascinare dall'intima
essenza della vita e del suo mistero: <<E sarà suono di violini/
nell'anima,/ fiori di pesco/ sui rami/ volo di
rondini/ in cielo./ Semplicemente/ sarà/ nuova vita>>.
A questo punto le ritorna anche
l'enfasi della voce che “canta” i colori della natura (<<Sono qui/ in
attesa/ del profumo dei mandorli/ in fiore/ del volo garrulo/ della rondine
intorno allo stagno/ del battito d'ali/ di bianche colombe/ sul ramo
d'ulivo>>) e la felicità per coloro che le stanno intorno <<dove ha
ancora senso/ essere uomini insieme>>. Ora
finalmente ha di nuovo forza per guardare e affrontare i problemi quotidiani o
d'impegno sociale, come quelli di grande respiro che riguardano i bambini
<<umiliati/ traditi/ violentati/ affamati/ malati/ sono tanti i bimbi
infelici>> o <<i nodi stretti e violenti/ di guerre e
soprusi>>.
Le illuminazioni liriche di Adriana Pedicini sono “pane spezzato
di condivisione” col lettore, emozioni raffinate, semi per profonde
riflessioni, in particolare quando passa da uno stato angoscioso alla fatica
della speranza (<<Ho temuto/ il cedimento,/ le
lacrime come pioggia/ di primavera/ mi hanno resa/ nuova>>) e, infine,
alla gioia perché <<una gemma di vita e/ di speranza/ ha baluginato/ tra
le ombre/ incerte/ delle ore mattutine/ tra le foglie/ ascose del tuo amore>>.
***
Concludo con un giudizio critico, sebbene
diventi superfluo, perché i giudizi tendono
a dare ordine e significato a un'opera che, come questa, a mio avviso,
non vuole essere incasellata o spiegata,
ma desidera presentarsi nella sua peculiarità e nel suo forte impatto emotivo,
nella sua tensione intima, rogo continuo di riflessioni e sentimenti.
Tuttavia, la tecnica espressiva propria di Adriana Pedicini è
appropriata ai temi trattati, omogenea e ricca di spunti non solo meditativi ma pure estetici, con grande sensibilità della parola
incanalata nelle sue declinazioni testimoniali e timbriche. Inoltre, forma e
contenuto si coniugano in modo esemplare per la limpidezza del dettato e per il
fremito che ne percorre i versi compiutamente riusciti.
Chioserei sostenendo che la poetessa, ha trovato liricamente,
nella sua dolorosa e sofferta esperienza, il giusto equilibrio tra la
disperazione dell'essere umano, messo di fronte alla vita e
alla morte, che serenamente accetta, ma non si rassegna a farsi sopraffare
dal male, e la felicità di ritrovarsi risanato con rinnovato spirito, per
affrontare l'esistenza con un diverso ottimismo universale.
Adriana
Pedicini, vive a Benevento. Già docente di
lettere classiche nei Licei, scrive da tempo, ma solo
con la pensione ha iniziato a dare concretamente visibilità alla sua scrittura.
Ha pubblicato una raccolta di racconti I
luoghi della memoria, A. Sacco editore 2011, (1° Premio nel Concorso
Internazionale di Narrativa Taormina 2010) e una silloge di poesie, Noemàtia, Lineeinfinite edizioni 2012. Tra esse figura la poesia Mare
Monstrum, I° premio al
Premio internazionale di poesia Otto milioni 2013, assegnato dal Comune di Torrenova (Me). Ha anche curato Da Europa all'Europa (Ilmiolibro.it
2010), dispense didattiche sul teatro antico e sull'origine della civiltà
occidentale, attraverso il mito di Europa e gli archetipi del pensiero, del
diritto, dell'arte, della letteratura. È presente con poesie e racconti su varie antologie anche on-line. Collabora con diversi blog e
siti letterari. Per contatti: adripedi@virgilio.it
Giuseppe
Possa