Cenere
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Grazia Deledda – San Paolo Edizioni – Pagg. 320 –
ISBN -9788821575044
– Euro 8,90
Tra
i romanzi del Nobel sardo, è questo uno dei più
complessi e interessanti benché si collochi in una fase
produttiva ancora acerba e lontana cronologicamente dall’opera
che viene generalmente riconosciuta come il suo capolavoro:”
Canne al vento”. Rileggendo la sua produzione con una certa
continuità è emersa in chi scrive la consapevolezza
netta di trovarsi di fronte ad una serie di romanzi che anticipano
la tematica sintetizzata efficacemente nella metafora contenuta nel
titolo “Canne al vento” e che appare infatti abbozzata in
“Elias Portolu” e maggiormente sviluppata in “Cenere”.
Il tema in questione è la centralità del fato sul
vissuto umano, una sorta di predestinazione alla sofferenza,
all’espiazione in vita di colpe ataviche, alla inutilità
del dolore, tutto comunque da esperire nel proprio percorso
esistenziale.
L’opera
seppur complessa per l’impianto narrativo, per la ricercata
caratterizzazione psicologica , per la costruzione dei personaggi,
per la funzionalità delle descrizioni paesaggistiche tese a
assecondare stati d’animo, ad anticiparli o a contrapporvisi,
risulta ampiamente riuscita nella prima parte ed eccessiva
nell’enfatizzare situazioni, emozioni e catarsi nella seconda
e ultima parte. Si presenta la vicenda umana di Anania, bimbo nato
fuor di matrimonio e condotto per volere di una madre ancora bambina,
Olì, in seno alla famiglia del padre legittimo, accolto
amorevolmente dalla moglie di lui. Cresce Anania, abbandonato a
tranello dalla madre a sette anni , dopo aver poggiato le sue
fondamenta esistenziali in un ambiente povero, connotato da amore e
difficoltà. Il suo apprendistato alla vita prosegue in città,
a Nuoro, dove le relazioni della famiglia paterna lo portano a
diventare uno dei tanti protetti di un ricco padrino, il signore
presso il quale lavora la sua famiglia. Innamorarsi di Margherita ,
la figlia dei ricchi, allontanarsi per gli studi dapprima a Cagliari
e poi a Roma non lo distoglieranno dalla macchia da cui si sente
infangato. Egli può ambire al riscatto individuale ma deve
risolvere se stesso cercando la madre della quale immagina infinita
perdizione. Il romanzo termina con un seppur debole spiraglio e con
una scintilla che cova, comunque, nella cenere e che alimenterà
altri fuochi, altre passioni.
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