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  Letteratura  »  Tra il Po, il monte e la marina, di Pier Mario Fasanotti, edito da Neri Pozza e recensito da Grazia Giordani 15/03/2017
 

Tra il Po, il monte e la marina di Pier Mario Fasanotti, Neri Pozza


Viaggio storico e culturale attraverso personaggi che hanno segnato una regione ma anche l'Italia: da Francesca da Rimini a Federico Fellini



Pier Mario Fasanotti, con il suo fresco di stampa «Tra il Po, il monte e la marina» (Neri Pozza, pp.300, euro 18), ci offre una gustosa galleria di ritratti singolari di romagnoli che hanno fatto la storia del nostro paese, quasi un excursus colto e documentato atto a porre in luce l’anima della Romagna «la regione più italiana d’Italia».
Partendo da lontano, incontriamo la dantesca Francesca da Rimini, l’adultera, che incarna la forza ineluttabile dell’amore, quindi, il malinconico Giovanni Pascoli, che – in quanto a buon umore e pulsioni sessuali normali, pur essendo stato un poeta e un latinista di indiscusso valore -, solleva parecchie perplessità. Rilevante, a proposito alla sua tendenza all’incesto forse non consumato, il saggio dello psichiatra Vittorino Andreoli «I segreti di casa Pascoli»,in cui pone in risalto il modo contorto in cui il poeta elabora il lutto dei genitori, per cui se la morte del padre viene considerata un’ingiustizia, quella della madre è giudicata un’insensata opera divina. Ecco la radice del suo tormento. Per cui è impossibilitato a stabilire una qualsiasi relazione con una donna. Perché Giovanni non elaborerà mai il lutto, che diventa muro, ostacolo, occasione per entrare in un terribile labirinto affettivo, confondendo affetti familiari e pulsioni sessuali.
C’imbattiamo in «quel cocktail agitatissimo di idee ed iniziative» che è stato Leo Longanesi, il re degli aforismi («tutte le rivoluzioni cominciano per strada e finiscono a tavola», «Mai come oggi così tanti asini scrivono sui giornali», «Lardo ai giovani»), solo per citarne tre a caso tra i moltissimi.
Grande spazio è dato a Federico Fellini, che – ultra fantasioso – raccontava di esser nato su un tratto ferroviario del litorale romagnolo, tra Viserba e Riccione, innocente bugia, visto che quel giorno scioperavano i treni. Acuta l’analisi di Fasanotti, sempre inerente il grande regista visionario, e nel contempo realista, quando analizza il film «I vitelloni», a nostro avviso, bello fra i belli, dicendolo ambientato nella provincialissima Rimini, sempre tiepida sia col fascismo sia con l’antifascismo, in cui Federico descrive la vita pigra di un gruppo di perennemente sfaccendati con tutte le illusioni e le delusioni che ne conseguono.
Nella silloge romagnola c’è posto, naturalmente, per Mussolini, con chicche sulla figlia Edda Ciano e il suo consolatorio amore, in forzata vedovanza, per il comunista Leonida Bongiorno. La Romagna non è solo terra di artisti, politici e letterati, fra cui non va dimenticato Tonino Guerra. Qui ha visto la luce anche Pellegrino Artusi, considerato il padre della cucina italiana, che ha avuto un ruolo di spicco nell’unificazione del nostro paese.
In Romagna hanno vissuto eroi neri, funesti, come il leggendario bandito Stefano Pelloni, detto «Il Passatore», Ettore Muti, il fascista vagheggiato dalle donne per l’apollinea bellezza, cui contrapponiamo uomini di gran coraggio come l’aviatore Francesco Baracca, soprannominato «Cecchino», famoso per le sue spericolate imprese. E non passiamo sotto silenzio il «pirata» Marco Pantani, attorno cui aleggia ancora il mistero della fine. Naturalmente, li abbiamo ricordati solo in parte, altrimenti avremmo dovuto riscrivere a nostra volta un altro libro. Inutile, da parte nostra, perché Pier Mario Fasanotti, abile giornalista di importanti testate e scrittore, con alle spalle premi come «Il Viareggio», ci ha offerto un colto e piacevole viaggio in una terra di Romagna che non conoscevamo del tutto.


Grazia Giordani


www.graziagiordani.it


 
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