Tra
il Po, il monte e la marina di
Pier Mario Fasanotti,
Neri Pozza
Viaggio
storico e culturale attraverso personaggi che hanno segnato una
regione ma anche l'Italia: da Francesca da Rimini a Federico Fellini
Pier
Mario Fasanotti, con il suo fresco di stampa «Tra
il Po, il monte e la marina» (Neri Pozza, pp.300, euro 18),
ci offre una gustosa galleria di ritratti singolari di romagnoli che
hanno fatto la storia del nostro paese, quasi un excursus colto e
documentato atto a porre in luce l’anima della Romagna «la
regione più italiana d’Italia».
Partendo
da lontano, incontriamo la dantesca Francesca da Rimini, l’adultera,
che incarna la forza ineluttabile dell’amore, quindi, il
malinconico Giovanni Pascoli, che – in quanto a buon umore e
pulsioni sessuali normali, pur essendo stato un poeta e un latinista
di indiscusso valore -, solleva parecchie perplessità.
Rilevante, a proposito alla sua tendenza all’incesto forse non
consumato, il saggio dello psichiatra Vittorino Andreoli «I
segreti di casa Pascoli»,in cui pone in risalto il modo
contorto in cui il poeta elabora il lutto dei genitori, per cui se la
morte del padre viene considerata un’ingiustizia, quella della
madre è giudicata un’insensata opera divina. Ecco la
radice del suo tormento. Per cui è impossibilitato a stabilire
una qualsiasi relazione con una donna. Perché Giovanni non
elaborerà mai il lutto, che diventa muro, ostacolo, occasione
per entrare in un terribile labirinto affettivo, confondendo affetti
familiari e pulsioni sessuali.
C’imbattiamo
in «quel cocktail agitatissimo di idee ed iniziative» che
è stato Leo Longanesi, il re degli aforismi («tutte le
rivoluzioni cominciano per strada e finiscono a tavola», «Mai
come oggi così tanti asini scrivono sui giornali»,
«Lardo ai giovani»), solo per citarne tre a caso tra i
moltissimi.
Grande
spazio è dato a Federico Fellini, che – ultra fantasioso
– raccontava di esser nato su un tratto ferroviario del
litorale romagnolo, tra Viserba e Riccione, innocente bugia, visto
che quel giorno scioperavano i treni. Acuta l’analisi di
Fasanotti, sempre inerente il grande regista visionario, e nel
contempo realista, quando analizza il film «I vitelloni»,
a nostro avviso, bello fra i belli, dicendolo ambientato nella
provincialissima Rimini, sempre tiepida sia col fascismo sia con
l’antifascismo, in cui Federico descrive la vita pigra di un
gruppo di perennemente sfaccendati con tutte le illusioni e le
delusioni che ne conseguono.
Nella
silloge romagnola c’è posto, naturalmente, per
Mussolini, con chicche sulla figlia Edda Ciano e il suo consolatorio
amore, in forzata vedovanza, per il comunista Leonida Bongiorno. La
Romagna non è solo terra di artisti, politici e letterati, fra
cui non va dimenticato Tonino Guerra. Qui ha visto la luce anche
Pellegrino Artusi, considerato il padre della cucina italiana, che ha
avuto un ruolo di spicco nell’unificazione del nostro paese.
In
Romagna hanno vissuto eroi neri, funesti, come il leggendario bandito
Stefano Pelloni, detto «Il Passatore», Ettore Muti, il
fascista vagheggiato dalle donne per l’apollinea bellezza, cui
contrapponiamo uomini di gran coraggio come l’aviatore
Francesco Baracca, soprannominato «Cecchino», famoso per
le sue spericolate imprese. E non passiamo sotto silenzio il «pirata»
Marco Pantani, attorno cui aleggia ancora il mistero della fine.
Naturalmente, li abbiamo ricordati solo in parte, altrimenti avremmo
dovuto riscrivere a nostra volta un altro libro. Inutile, da parte
nostra, perché Pier Mario Fasanotti, abile giornalista di
importanti testate e scrittore, con alle spalle premi come «Il
Viareggio», ci ha offerto un colto e piacevole viaggio in una
terra di Romagna che non conoscevamo del tutto.
Grazia
Giordani
www.graziagiordani.it
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