La
casa dei Krull
–
Georges Simenon –
Adelphi –
Pagg. 210 – ISBN 9788845931383
–
Euro 19,00
Chez
Krull
Scritto
nel 1938 e dato alle stampe l’anno successivo,”La casa
dei Krull”, torna ora in lingua italiana grazie ad Adelphi che
continua a ripubblicare le opere del belga. Il romanzo oggi parrebbe
quasi profetico rispetto alle sfide inclusive richieste alle nostre
entità statali, ma prima alle nostre menti e ai nostri cuori,
dai continui flussi migratori, dal cosmopolitismo crescente, dalla
stessa globalizzazione. Eppure , preferisco darne una lettura
prettamente letteraria e non politica, geopolitica, antiamericana,
non c’è bisogno … all’occorrenza basta
guardare casa nostra. O meglio entriamo a casa dei Krull accompagnati
da un cugino tedesco che sta arrivando in taxi e che con la sua
presenza, con la sua condotta o più semplicemente con il suo
sguardo lungo, mette a repentaglio delicati equilibri consolidati nel
tempo eppure fragili come un vetro filato.
I
krull sono dei crucchi, abitano in un paese del nord della Francia,
in una dimora al limitare dell’abitato, lungo una triste
prospettiva scandita dalle chiuse di un canale navigabile. Possiedono
un emporio e Cornelius, il capofamiglia, ha un laboratorio annesso
nel quale si dedica all’intreccio del vimini. È la
moglie a gestire la merceria che viene frequentata, insieme alla
mescita per la compravendita di alcolici al banco, soprattutto dalle
mogli dei cavallanti, i quali con le loro famiglie vivono in
chiatte semigalleggianti al limite della società. I vicini di
casa dabbene preferiscono servirsi altrove. La famiglia si completa
di tre figli: un giovane laureando in medicina e due ragazze, dedite
al cucito e allo studio del pianoforte. L’arrivo del cugino
Hans, figlio del fratello di Cornelius, rompe la monotonia di una
casa nella quale tutto pare essere cristallizzato e coincide, dopo
poco tempo, con il barbaro assassinio di una ragazzina. In un
crescendo di tensione la famiglia si ritrova coinvolta nell’omicidio,
vero capro espiatorio di una comunità che fatica ad integrare
il diverso. Protagonista assoluta della rappresentazione- lo scritto
vive di una teatralità necessaria e assai funzionale- è
la gente, quell’insieme di identità indefinite capace
di tutto, cui fa da contraltare proprio il giovane Hans che con il
suo fare disinvolto, con la sua superiorità mentale, con la
sua furbizia da mascalzone, mantiene integra la propria identità
schierandola apertamente non dalla parte del decoro civile.
Paradossalmente sarà colui che, a conti fatti, uscirà
integro da una vicenda capace di sconvolgere un’intera
famiglia, quella dei suoi parenti più prossimi. Al contrario
il cugino, suo coetaneo, schiacciato da un vissuto di inadeguatezza,
dovrà ricostruire la propria identità, forse già
scritta …
Essenziale,
perfetto, lucido, spietato, il romanzo si attesta come l’ennesima
prova di bravura nella quale i tratti incisivi sono i movimenti
scenici , gli ambienti perfettamente descritti, la fusione di questi
due elementi usati indirettamente per rappresentare pensieri,
emozioni, tensioni, silenzi , rumori , tutti fondamentalmente
sospetti.
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