Michel
Serres
Non
è un mondo per vecchi
Bollati
BORINGHIERI
Torino,
2013
Ho
trovato una breve informazione dell’esistenza di questo libro
in una rivista cartacea: il filosofo francese Michel Serres,
ultraottantenne e tuttora insegnante di Storia della Scienza alla
californiana Stranford University, nel 2012 ha pubblicato La
petite Poucette, un saggio dedicato alle nuove generazioni
“digitali”, delle quali spiega con empatia i
comportamenti sociali e li legittima.
Appena
l’ho avuto tra le mani, mi sono collegata in Rete per leggere
la biografia di Serres; da essa, con pochi click di mause, sono
entrata nelle pagine della fiabe di Andersen e dei fratelli
Grimm(dalle quali il libro trae il titolo) e, tanto c’ero, me
le sono lette in francese per il solo piacere di rinfrescarlo.
Come
nella leggenda di San Dionigi (citata da Serres nel cap. Scuola.
Paragr. la testa di Pollicina), così facendo, ho
preso tra le mani “la mia testa decapita “(computer=sede
dei saperi) per cercare delle informazioni non tanto per
memorizzarle, ma per usarle in un lavoro creativo: questo scritto.
Premessa
necessaria la mia, per dire quanto mi senta “in linea”,
“connessa” con il pensiero dell’autore che, ben
lungi dallo stigmatizzare il comportamento disattento, vociante e
disimpegnato degli studenti ce ne spiega i motivi e ci indica come il
mondo di geometrie a cui siamo abituati da secoli stia diventando del
tutto inadeguato a rispecchiare i nascenti paradigmi sociali, ai
quali, senza quasi accorgercene, ci stiamo approcciando anche noi
vecchi (vedi il mio comportamento descritto sopra).
“Non
più villaggi, non più vicini e riti di appartenenza,
non più attività in armonia con la natura. Viviamo
immersi in un’epoca totalmente nuova dove anche la morte fisica
non è certa, se basta un massaggio cardiaco a riattivare il
cuore. Niente sembra più sicuro in una società
globalizzata (non le fedi politiche, culturali, religiose) e a tal
punto tecnologizzata da estraniare dalla realtà vicina. Ho
scoperto, solo per fare un piccolo esempio, che i miei alunni non
sanno cosa siano ginestre ed eriche, eppure conoscono benissimo gli
ultimi giochi elettronici e i saperi che veicolano…Viviamo in
una rivoluzione e difficilmente ne possiamo azzardare un giudizio.
Viviamo dentro una rivoluzione tecnologica e difficilmente ne
possiamo misurare la portata...” Affermavo in
un’intervista del 2010. Nel frattempo anche la mia immersione
nella tecnologia, che allora mi sembrava sorprendente, è
diventata normalità e sicuramente mi ha cambiata nel modo di
cercare conoscenza, imparare e pensare; e qualche riflessione su
quella “portata” me la sono fatta, ma che sollievo!
trovarla chiarita, dolcemente spiegata, entusiasticamente accettata
in questo denso librino di nemmeno 80 poetiche pagine!
Pollicina/o
non vivono più in compagnia degli animali, non vivono nella
stessa terra, non hanno più lo stesso rapporto con il mondo.
Abitano la città. Abitano un mondo pieno (in una generazione
siamo stati sbalzati da due miliardi a 7 miliardi di persone). Hanno
una prospettiva di vita di circa 80 anni. Non hanno conosciuto la
guerra. Beneficiano di una medicina che li fa soffrire meno dei
predecessori. La loro nascita è programmata. Mentre i
predecessori studiavano in classi culturalmente omogee, per i
pollicini la multiculturalità è la regola. Quale
letteratura, quale storia sono in grado di comprendere, beati…senza
aver sperimentato, soffrendo, l’urgenza vitale di una morale?
L’orizzonte
temporale dei loro avi comprendeva alcune migliaia di anni; il loro,
ormai sconfinato, risale alla barriera di Planck.
Sono
formattati dai media, dalla pubblicità, dalla società
dello spettacolo, che eclissa la scuola e l’università.
Abitano il virtuale e l’uso dei nuovi strumenti non eccita gli
stessi neuroni né le stesse zone corticali attivati da libri,
lavagne e quaderni. Tramite cellulare, Gps e Rete abitano uno spazio
topologico di vicinanza.
“Senza
che ce ne accorgessimo, - riflette l’autore - in un breve
intervallo di tempo- quello che ci separa dagli anni settanta del
Novecento – è nato un nuovo umano. Lui e lei non
hanno più lo stesso corpo, la stessa speranza di vita, non
comunicano più allo stesso modo, non vivono più nella
stessa natura, non abitano più lo stesso spazio…lui e
lei apprendono in un altro modo. …Sono diventati tutti e due
“individui”…le appartenenze (reclutate dalle
ideologie) sono svanite. Come atomi senza valenza, i ragazzi sono
nudi.
Questo
individuo “non appartenente” ha bisogno di inventare
nuovi legami. Gli insegnanti non possono più pretendere di
dispensare un insegnamento all’interno di contesti tipici di
un’epoca che essi non riconoscono più. Attraverso la
Rete il Sapere è sempre e ovunque già trasmesso e
oggettivato e diffuso, e ciò non rende desueti solo i vecchi
metodi d’insegnamento, ma anche tutte le Istituzioni sociali
che “somigliano alle stelle di cui riceviamo ancora la luce, ma
che secondo il calcolo degli astrofisici sono già morte da
tempo”.
E
qui mi fermo resistendo al desiderio di riassumere tutto il saggio e
lasciando a chi vorrà leggerlo il piacere di confrontare il
suo pensiero con quello dell’autore.
Aggiungo
che, se la prima parte del libro è interessante, la seconda
diventa ancora più coinvolgente, nello spiegarci tramite
leggende, metafore, e lessico volutamente attinto dalla tecnologia,
il nuovo modo di apprendere di Pollicina/o; e elogiando la
serendipità, l’intuizione, l’intarsio, il pensiero
procedurale.
Insomma,
altro che sentirci delusi dagli atteggiamenti dei nostri studenti,
figli e nipoti!, diamogli la possibilità di esprimersi con i
loro nuovi metodi, supportiamoli rinnovando le nostre Istituzioni,
collaboriamo con loro e guardiamoli con l’occhio benevolo e
senza pregiudizi dell’autore che, sì, è vecchio
fisicamente, ma ha una mente giovane, entusiasta e profetica.
Franca
Canapini
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