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  Letteratura  »  Passi sui sassi, di Cinzia Della Ciana, edito da Effigi e recensito da Franca Canapini 13/07/2017
 

Cinzia Della Ciana


Passi sui sassi


Effigi


E fu boato/ che sillabò l’eterno muto”


La mia amica poetessa e blogger Domenica Luise sostiene che la poesia è dolore, amore e gioco. I tre elementi sono sempre mescolati in ogni scritto poetico, ma (aggiungo io) succede spesso che l’autore ne enfatizzi soprattutto uno sugli altri e che quest’uno colpisca l’attenzione del lettore.


Anche in Passi sui sassi, prima raccolta poetica di Cinzia Della Ciana, sono presenti l’amore e il dolore, ma è il gioco che cattura l’attenzione più di tutto. Cinzia gioca sapientemente con la parola, ne fa musica di sillabe, tanto che l’intero libro appare come un brano di musica dura, petrosa, violenta, con la quale l’autrice manifesta la sua avventura psichica, volta ad un tormentoso cambiamento interiore ed esteriore.

Inizia con lo squillo della determinazione al cambiamento, nella speranza di potercela fare “d’improvviso scoprirsi arrivati,/col viaggio che ci avrà fatti e inventati”; s’innalza tumultuosa compiendo passi difficili sui sassi (delle scelte) che scorticano; si accende di certezze quando i passi diventano sicuri; si cheta e rallenta nel passeggio sulle strade della nuova vita; si gonfia trascinando l’oggi in un continuo sorpasso di ieri fin quando il magma dei sensi solidifica, abbandonandosi a nuove sassaie.


Da questa musica emerge il sentire prometeico di una donna che vuole essere completa “Solo/umano/è/l’intera donna”; il suo tormento personale “Non penso,/non vedo./Covo il volante/lo piego/annego./E’ scontro,/salto arruotato…”;

le incitazioni a se stessa “… e allora, forse, sarò/ faro, giano fra mare e terra,/ festa senza farsa…” in cui l’onda della volontà resta sempre tesa e violenta

abbrucinino le camere oscure/che ribaltano il fuoco” “ho difeso l’offesa del torto/nel corpo che porto piena d’ignoto,/affogo e nuoto”; l’osservazione degli elementi del paesaggio esteriore(monumenti, paesi, feste, alberi, fiori) che diventano correlativi oggettivi del suo paesaggio interiore.


Come si può vedere dai brevi versi citati, a riprova di quanto dicevo all’inizio, è parola sonante piegata al volere e al gusto dell’autrice che non rifugge dal meravigliare il lettore con neologismi e un uso tutto personale dei verbi come in queste espressioni: un rantolo roca; rostri i tuoi piedi; brivida polvere; foltame ch’asconde; fra queste fessure abbrivido; remano i pensieri; imbutano la tua mole;

le voci merlano frulli; muòrile (le voci).


Concludendo si può dire che la poesia di Cinzia della Ciana, per contenuti e sonorità, ben esprime il terremoto interiore dell’autrice, metaforicamente condensato nei due brevi versi di


Terra scossa


E fu boato

che sillabò l’eterno muto.


E inoltre ci lascia con l’impressione che indichi uno dei tanti nuovi rivoli in cui comincia a scorrere la poesia italiana del nuovo millennio.



Cenni biografici


Cinzia Della Ciana, nata a Montepulciano (Si), è un avvocato aretino.

Ha pubblicato una raccolta di racconti Quadri di donne di quadri e un romanzo Acqua piena di acqua, per i quali ha ricevuto numerosi Premi.

Passi sui sassi è la sua prima raccolta di poesie.



Franca Canapini

 
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