AA.VV.
“ Il
coraggio del bene”, FaraEditore, 2017.
Caro
lettore, ho iniziato a leggere l’antologia “Il coraggio
del bene” (FaraEditore,2017) dal brano contenuto alla fine
dell’opera. In questo caso è stato affidato alla bella
scrittura di Stefano Martello che da anni segue le sorti della Casa
Editrice Fara di Rimini. Ho raggiunto la prima pagina cosciente del
cammino coraggioso di questa quarta edizione del concorso nazionale.
Stefano
ha una mente acuta, aperta ai cambiamenti, cosciente dei limiti che i
nostri “castelli di carte” offrono ai partecipanti e ai
lettori.
La
lucida escursione che compie, tra le opere a concorso, apre la strada
al dubbio comune a miliardi di esseri viventi: esiste il “bene”?
La
provocazione propria dell’ottimo italianista include, inoltre,
l’ironia che il bene: “(…)è una conquista
impossibile; un errore di fondo nella stessa formulazione della
dizione “ il coraggio del bene”, affascinante quanto
incompleta.” (pag.135)
Le
pagine che seguono mettono a nudo l’attualità che il
male ha raggiunto dopo la morte di Abele avvenuta presumibilmente
diversi millenni or sono. Avvisa il lettore di questa agile opera
letteraria che gli Eroi sono crollati e il male ha assunto la veste
dell’uomo del Duemila: “ (…) E proprio per
sfuggire al bluff, il Male è presumibilmente sbarbato, ha
conseguito una laurea triennale in Economia ed ha sostituito le
borchie con degli anonimi e scialbi completi. Di sicuro è uno
dei pochi abbonati ai mezzi pubblici, per assaporare quel puzzo
maleodorante che è l’Uomo. Il suo target. Il suo cliente
più affezionato. Il suo strumento devoto.” (pag.138)
Alla
luce di questa immensa volontà di far luce nelle tenebre
dell’esistenza accesa da Stefano si affaccia il ricordo di due
eroi, dei quali parlano le pagine scritte che hanno lasciato e che
spero parleranno alle generazioni future di questi esemplari umani
che Madre Natura ha messo a dura prova mentre respiravano su questo
pianeta. Parlo di Guido PASSINI e Katia ZATTONI.
In
nome di questa volontà eroica di affrontare il quotidiano la
letteratura parla oggi attraverso le lingue degli autori presenti in
questa opera.
Non
ho tenuto conto, come hanno fatto gli ottimi giurati, dei canoni del
voto. Ho cercato invece nelle opere gli spunti che avvicinano i
partecipanti alle idee del lavoro preparatorio dei fondatori del
concorso letterario, oggi scomparsi.
Leggendo
questi scritti si va a scuola di sacrificio. Si cresce nella palestra
della sofferenza condivisa. Si acquista la capacità di
sollevare amorevolmente dal cuscino il capo del malato.
Un’azione
fatta con i versi, con i testi letterari, con la Speranza consapevole
che la battaglia del bene richiede tanto coraggio da valicare
coscientemente e mentre si è in buona salute il cancello del
dolore: “(…) Una persona vera oltre la nebbia / (…)
Lo devo all’urlo dei tuoi occhi / al profumo di terra e di
illusioni / Lo devo a una morte di pace / Questo è il mio
credo, è più della speranza / ” ( Carla Casetti
Brigantini,pag.83).
Il
credo che Guido PASSINI ha predicato è racchiuso proprio in
questi versi.
Il
testimone che Katia ZATTONI ha raccolto è pronto per passare
di mano.
Tutte
le altre opere sono l’acqua che attiva la macina del bene, per
farne bianca farina e pane per molte menti. Il mulino è tenuto
in vita dall’impegno delle ottime persone che hanno conosciuto
i fondatori del Concorso e ne continuano con non pochi sacrifici
l’attività.
Il
plauso va senz’altro all’Amministrazione Comunale di
Forlì che ha unito la premiazione del concorso alla
Celebrazione del 25 aprile di ogni anno, memore del sacrificio umano
offerto dalla Resistenza al coraggio e alla Libertà del bene
comune.
Concludo,
amato lettore, con le parole prese in prestito dallo scritto di
Stefano Martello contenute nell’opera: “ (…)
Converrete con me che la nostra azione – proprio perché
di basso profilo – sia meno pericolosa e compromettente. Anche
se si nota di più alle feste. (..) D’Altronde, con gli
Uomini si sa, è sempre una questione di merdosissimo dubbio.”
(pag.144).
Vincenzo
D’Alessio
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