L’ultimo
ballo di Charlot – Fabio Stassi – Sellerio
Editore Palermo – Pagg. 279 – ISBN 9788838927645
- Euro 16,00
Non
ho mai visto un comico più triste di te...
Ero
piccola quando vidi per la prima volta “Il monello”, film
davvero strappalacrime secondo la mia percezione di allora. Per me,
Charlie Chaplin e il suo indimenticabile personaggio Charlot restano
legati indissolubilmente proprio a quella splendida pagina del cinema
muto.
Era
un comico triste, Chaplin, ha ragione la Morte che, in questo bel
romanzo di Fabio Stassi, si presenta all’attore ormai anziano
alla vigilia di ogni Natale dal 1971 in poi; in cambio di una sonora
risata, di volta in volta gli concede di vivere un anno in più,
almeno fino al Natale del ’77, quando il Vagabondo si spense
nella sua casa in Svizzera.
È
stata una bella sorpresa questa lettura. La scrittura è
scorrevolissima e la vita di Chaplin, qui presentata sotto forma di
romanzo epistolare, si legge con piacere. Gli anni difficili della
misera infanzia in Inghilterra, quelli del circo e dei primi
spettacoli, l’emigrazione negli Stati Uniti, gli esordi nel
cinema, i grandi successi e le altrettanto grandi amarezze, aneddoti
del dietro le quinte e personaggi anche realmente entrati in contatto
con lui (tra questi, Stan Laurel, il poi celebre Stanlio): c’è
tantissimo in questo libro, tutto raccontato con semplice delicatezza
e passione dall’autore che ci regala così il ritratto di
un grandissimo artista; anzitutto di un comico, un comico triste.
In
particolare, quasi alla fine, mi ha colpito un passo sulla comicità
che riporto di seguito:
“Il
trucco è sempre lo stesso: fare in modo che qualcosa vada
storto e che il mondo appaia rovesciato, sottosopra. Il meccanismo
della comicità è un meccanismo sovversivo. Se un
gigante cerca in ogni modo di aprire una porta e non ci riesce, ma
subito dopo la porta si apre a un gatto, a un bambino, a un povero
vagabondo è tutto il contrario di quanto accade nella vita.
[…]La comicità è mancina come me […].
Irride i ricchi, rimette le cose a posto, ripara le ingiustizie. […]
chiude le porte ai prepotenti e le fa aprire ai deboli e agli
indifesi, anche se solo per il lampo di un sorriso. È
quest’incredulità che ci riempie gli occhi di lacrime.
Sin dall’inizio, […]suscitare il riso e le lacrime è
stata la mia infantile protesta contro la miseria, la malattia e il
disprezzo, e il mio rifiuto dell’odio e di tutte le forme
sbagliate che finiscono per governare le relazioni umane. È
stupefacente, a pensarci, quanto sia facile a contagiarsi l’allegria
e quanto triste e malato sia invece il mondo.”
Laura
Vargiu
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