Gladys
Basagoitia Dazza: “El
loto de la paz/ Il loto della pace” –
FaraEditore,2017
Gladys
Basagoitia Dazza ha pubblicato con le edizioni Fara di Rimini la
raccolta di poesie che reca come titolo “ El loto de la paz /
Il loto della pace” (2017).
Cinque
sezioni compongono la raccolta: “Il loto della pace”, “
Realtà”, Amore amico” , “Luminosa oscurità”
e “ Il fiore della conoscenza” .
La
dedica che apre la raccolta è rivolta al figlio Josuè e
ai nipoti.
Peruviana
di origine, italiana per scelta di vita, l’Autrice svolge nei
versi autobiografici della raccolta l’intera esistenza e
l’evoluzione spirituale verso la Pace quale supremo bene del
genere umano:
(…)
unirsi agli altri per collaborare / mettere la propria energia / a
disposizione / di un impegno comune / per generare / una luce
superiore di armonia / amore e pace / per illuminare il mondo. ”
(pag.139)
La
religione buddista e quella cristiana si incontrano nel ciclo della
luce apportatrice di bene, serenità, superamento del dolore.
Il
saluto al sole al mattino per i primi è similmente il segno
della croce per i secondi sono entrambi vivificati nella purezza
della “Luce” che allontana le tenebre per giungere alla
conoscenza: “ produco ciò che scrivo e non possiedo /
la parola / esploro cercando / di raggiungere la conoscenza ”
(pag.29).
La
parola è dialogo con l’umanità. La conoscenza è
profonda spiritualità verso l’ascesa interiore.
Il
lungo dialogo che l’Autrice impegna in questa raccolta è
rivolto agli uomini di ogni tempo, di ogni latitudine, che avvertono
il pericolo del dolore procurato dagli altri esseri al potere sul
pianeta: “ vengo da un paese democratico / vivo ora in un
paese democratico / solo perché si fanno le votazioni? / Lo
dice la gente discriminata / la gente senza lavoro e senza casa /
la gente che paga le tasse e teme / di non arrivare alla fine del
mese ” (pag.39).
Questa
formula di vita indica una condizione senza la pace, una democrazia
che non appartiene più al popolo all’onestà
comune.
La
terribile profezia che promana da questa raccolta è che gli
umani sono sordi alla fine procurata a tutti gli altri esseri viventi
di questo nostro pianeta, perché avvinti alla “
ricchezza” quale unica imprescindibile forza per superare il
dolore dell’esistenza e il fine vita.
La
voce della poeta è forte e chiara, indica senza ombre la
strada seguita che l’ha portata alla composizione di questa
raccolta dedicata a quella umanità migrante che sceglie la
libertà di realizzare il coraggio dei sogni : “ mai
hanno potuto i signori del tempo / mangiarmi il cervello né
il coraggio di ridere / (…) né i miei sogni di pace e
di speranza / mentre concretamente facevo la bracciante / di
tabacco di vendemmia dalla terra strappavo / in ginocchio peperoni
pomodori e patate / (…) sempre per pochi soldi appena per
mangiare / in tutti quegli anni di fatica incredibile / negli
attimi rubati al sonno e alla stanchezza / amici e poesia lo erano e
lo sono ancora / la mia ricchezza e la mi allegria / ”
(pag.51).
Se
si ascolta il canto vibrante di questa raccolta l’incomprensione
odierna verso i migranti non dovrebbe esistere. La ricchezza
accumulata e trasmessa di padre in figlio non avrebbe più il
senso dell’assoluto dei cosiddetti Paesi (leggi Nazioni)
Potenze Mondiali armati di bombe atomiche.
Neanche
si ricordano, questi saprofiti del benessere, la luce distruttrice di
Hiroshima e Nagasaki. Non è certamente la luce emanata dalla
natura del fiore di loto per la Pace che l’Autrice innalza.
Cecità
del mondo degli umani, dimentico delle difficoltà naturali,
delle risorse limitate dell’azzurro pianeta, di questa
astronave di pace, granello nell’infinità dell’Universo.
Gladys
Basagoitia Dazza ha lavorato molto di penna, fisicamente di braccia,
fortemente di spiritualità, per mettere insieme i versi di
questa limpida raccolta.
Nella
poesia eponima svela: “ questa notte sveglia tra fango e
marciumi / di violenze e guerre / germoglia bellissimo il loto della
pace / (…) il lavoro onesto di scrivere i versi / il rito
sciamanico limpida poesia / tracciato indefinibile del mistero /
nel mio esistere luminosa letizia / ” (pag.27)
Una
voce andina limpida come le acque sorgive di quei monti.
La
memoria natale, nelle poesie contenute in lingua madre, e la nuova
semenza sepolta nella terra di Dante Alighieri.
Si
aspettano frutti di Pace, quella immensa sensazione di bene che
l’Umanità non ha mai conosciuto.
Conviene
che accosti il limpido verso della Nostra ai versi di un’altra
grande poeta italiana del Novecento, profondamente vicina alla Fede
quale bene imprescindibile per l’uomo: “ (…) Da
quale meridiano / comincia il mondo invisibile? / Come sapere le
tue coordinate / dove ogni sestante si spezza / ed ogni bussola
impazzisce?” / ( Margherita GUIDACCI: “ Deposizione”).
Vincenzo
D’Alessio
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