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  Letteratura  »  Il loto della pace, di Gladys Basagoitia Dazza, edito da Fara e recensito da Vincenzo D'Alessio 29/10/2017
 

Gladys Basagoitia Dazza: “El loto de la paz/ Il loto della pace” – FaraEditore,2017



Gladys Basagoitia Dazza ha pubblicato con le edizioni Fara di Rimini la raccolta di poesie che reca come titolo “ El loto de la paz / Il loto della pace” (2017).

Cinque sezioni compongono la raccolta: “Il loto della pace”, “ Realtà”, Amore amico” , “Luminosa oscurità” e “ Il fiore della conoscenza” .

La dedica che apre la raccolta è rivolta al figlio Josuè e ai nipoti.

Peruviana di origine, italiana per scelta di vita, l’Autrice svolge nei versi autobiografici della raccolta l’intera esistenza e l’evoluzione spirituale verso la Pace quale supremo bene del genere umano:

(…) unirsi agli altri per collaborare / mettere la propria energia / a disposizione / di un impegno comune / per generare / una luce superiore di armonia / amore e pace / per illuminare il mondo. ” (pag.139)

La religione buddista e quella cristiana si incontrano nel ciclo della luce apportatrice di bene, serenità, superamento del dolore.

Il saluto al sole al mattino per i primi è similmente il segno della croce per i secondi sono entrambi vivificati nella purezza della “Luce” che allontana le tenebre per giungere alla conoscenza: “ produco ciò che scrivo e non possiedo / la parola / esploro cercando / di raggiungere la conoscenza ” (pag.29).

La parola è dialogo con l’umanità. La conoscenza è profonda spiritualità verso l’ascesa interiore.

Il lungo dialogo che l’Autrice impegna in questa raccolta è rivolto agli uomini di ogni tempo, di ogni latitudine, che avvertono il pericolo del dolore procurato dagli altri esseri al potere sul pianeta: “ vengo da un paese democratico / vivo ora in un paese democratico / solo perché si fanno le votazioni? / Lo dice la gente discriminata / la gente senza lavoro e senza casa / la gente che paga le tasse e teme / di non arrivare alla fine del mese ” (pag.39).

Questa formula di vita indica una condizione senza la pace, una democrazia che non appartiene più al popolo all’onestà comune.

La terribile profezia che promana da questa raccolta è che gli umani sono sordi alla fine procurata a tutti gli altri esseri viventi di questo nostro pianeta, perché avvinti alla “ ricchezza” quale unica imprescindibile forza per superare il dolore dell’esistenza e il fine vita.

La voce della poeta è forte e chiara, indica senza ombre la strada seguita che l’ha portata alla composizione di questa raccolta dedicata a quella umanità migrante che sceglie la libertà di realizzare il coraggio dei sogni : “ mai hanno potuto i signori del tempo / mangiarmi il cervello né il coraggio di ridere / (…) né i miei sogni di pace e di speranza / mentre concretamente facevo la bracciante / di tabacco di vendemmia dalla terra strappavo / in ginocchio peperoni pomodori e patate / (…) sempre per pochi soldi appena per mangiare / in tutti quegli anni di fatica incredibile / negli attimi rubati al sonno e alla stanchezza / amici e poesia lo erano e lo sono ancora / la mia ricchezza e la mi allegria / ” (pag.51).

Se si ascolta il canto vibrante di questa raccolta l’incomprensione odierna verso i migranti non dovrebbe esistere. La ricchezza accumulata e trasmessa di padre in figlio non avrebbe più il senso dell’assoluto dei cosiddetti Paesi (leggi Nazioni) Potenze Mondiali armati di bombe atomiche.

Neanche si ricordano, questi saprofiti del benessere, la luce distruttrice di Hiroshima e Nagasaki. Non è certamente la luce emanata dalla natura del fiore di loto per la Pace che l’Autrice innalza.

Cecità del mondo degli umani, dimentico delle difficoltà naturali, delle risorse limitate dell’azzurro pianeta, di questa astronave di pace, granello nell’infinità dell’Universo.

Gladys Basagoitia Dazza ha lavorato molto di penna, fisicamente di braccia, fortemente di spiritualità, per mettere insieme i versi di questa limpida raccolta.

Nella poesia eponima svela: “ questa notte sveglia tra fango e marciumi / di violenze e guerre / germoglia bellissimo il loto della pace / (…) il lavoro onesto di scrivere i versi / il rito sciamanico limpida poesia / tracciato indefinibile del mistero / nel mio esistere luminosa letizia / ” (pag.27)

Una voce andina limpida come le acque sorgive di quei monti.

La memoria natale, nelle poesie contenute in lingua madre, e la nuova semenza sepolta nella terra di Dante Alighieri.

Si aspettano frutti di Pace, quella immensa sensazione di bene che l’Umanità non ha mai conosciuto.

Conviene che accosti il limpido verso della Nostra ai versi di un’altra grande poeta italiana del Novecento, profondamente vicina alla Fede quale bene imprescindibile per l’uomo: “ (…) Da quale meridiano / comincia il mondo invisibile? / Come sapere le tue coordinate / dove ogni sestante si spezza / ed ogni bussola impazzisce?” / ( Margherita GUIDACCI: “ Deposizione”).


Vincenzo D’Alessio




 
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