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  Letteratura  »  Che la festa cominci, di Niccolò Ammaniti, edito da Einaudi e recensito da Katia Ciarrocchi 06/01/2018
 

Che la festa cominci – Niccolò Ammaniti – Einaudi – Pagg. 328 – ISBN 9788806191016 – Euro 18,00



Inverosimile e caotico




Nel mucchio dei mille libri ancora da leggere qualche giorno fa ho tirato fuori Che la festa cominci di Ammaniti, devo essere sincera, per quanto il libro sia del tutto inverosimile e ad un certo punto scritto in modo caotico e confusionario, mi ha divertito moltissimo.
Due storie che viaggiano parallelamente: Saverio Moneta, frustrato e nullatenente, con autostima zero e seri problemi familiari di giorno, di notte leader della setta ormai in declino “Le Bestie di Abaddon”, promette agli unici tre rimasti nella setta, un’azione indimenticabile che sarà sulla bocca di tutti i cultori del maligno.
Francesco Ciba, celebre scrittore ricco, bello e affascinante con una vita carica di eccessi che ad un certo punto da una giovane promessa sta diventando una promessa mancata. Entrambi alla ricerca di una svolta.
Le storie si incrociano nella sontuosa “Villa Ada” dove il palazzinaro Sasà Chiatti in cerca di approvazione e fama sta organizzando la più spettacolare festa del secolo.
Una festa che ha tutte le buone intenzioni per rimanere nella memoria della capitale ma che collassa su se stessa in un incubo di violenza e ironica assurdità.
Ammaniti convoglia nella festa tutta l’irrazionalità del vivere (in)civile contemporaneo: il riflesso distorto della realtà, eccessivo, eccitato e funebre con personaggi grotteschi, ampollosi e funesti.
Del resto, la satira è: “Critica più o meno mordace (dal sarcasmo alla caricatura) verso aspetti o personaggi tipici della vita contemporanea” e Ammaniti è riuscito a rendere la realtà del momento cruda, eccessiva e addirittura fastidiosa senza possibilità di attenuati.
Una realtà che non ammette lieto fine, alla fine i vincenti sono i mediocri, quelli che vivono di immagine nel mondo dell’apparenza con una drastica conseguenza: chi ha sogni da vivere non ha spazio in questa società, non ha altra possibilità che fuggire e rifugiarsi nella fantasia/speranza che qualcosa si può cambiare ma che mai succederà.



Katia Ciarrocchi


www.liberolibro.it



 
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