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  Letteratura  »  Una giornata dall'aria antica, di Antonella Serrenti, edito da Graphe.it e recensito da Katia Ciarrocchi 16/01/2018
 

Una giornata dall’aria antica – Antonella Serrenti – Graphe.it – Pagg. 112 – ISBN 9788893720038 - Euro 9,90




Una giornata dall’aria antica, per non dimenticare





Era il 12 novembre 2003 – ore 8.40 italiane, ore 10.40 a Nassiriya, città irachena a maggioranza sciita e capoluogo della provincia di Dhi-Qar – il giorno in cui la guerra entrò di nuovo nelle case degli italiani. Un tremendo attentato, compiuto con un camion e un’auto imbottiti di esplosivo, devastò la base italiana Maestrale a Nassiriya e portò la morte tra i militari impegnati nell’operazione Antica Babilonia.
Dodici carabinieri della Msu (Multinational Specialized Unit) uccisi. Morti anche cinque militari dell’Esercito che facevano da scorta alla troupe del regista Stefano Rolla che si trovava a Nassiriya per girare uno sceneggiato sulla ricostruzione da parte dei soldati italiani e si erano fermati lì per una sosta logistica. Morirono anche due componenti civili di una troupe che stavano lavorando a un film. Rimasero uccisi anche 9 iracheni. Feriti una ventina di italiani, tra militari (anche una donna carabiniere) e civili.   (dal web)

Sono passati tanti anni e credo che molti ricordano questa giornata in maniera sfocata, ma coloro che l’hanno vissuto sulla pelle, attraverso figli, parenti, amici e conoscenti… loro la hanno bene impressa nella memoria e mai potranno scrollarsela di dosso.
La guerra, è una cicatrice che rimane impressa nell’anima.
La Graphe.it edizioni, in occasione della ricorrenza alla strage di Nassiriya, pubblica una raccolta di racconti “Una giornata dall’aria antica” di Antonella Serrenti.
Non amo moltissimo le raccolte di racconti, solitamente non riescono ad avere un filo conduttore e a quel punto trovo i libri disconnessi e ne rimango sempre profondamente delusa.
Non in questo caso.

In questi anni, il mio cuscino si è riempito di sogni vigili e tormentati e ho condiviso le mie giornate con pensieri angoscianti; mio figlio, soldato della Brigata Sassari, non mi ha mai raccontato nulla di “quella vita” né mai ha ceduto al mio incalzare, al mio bisogno di sapere, di vivere con lui ogni esperienza negativa quasi potessi alleggerirlo di tutto, se solo fossi riuscita a fare mici i suoi ricordi o la sua esperienza. Lui tace da allora e mi parla di momenti leggeri, in quella riservatezza tipica di chi ha vissuto in un altrove dove per i civili non vi è spazio. Ma non potevo continuare a vivere di tormenti, soprattutto quando mio figlio partiva per l’ennesima missione. Avevo bisogno di un arma per oppormi, di uno strumento capace di sfidare e poi vincere l’op-primente sensazione di paura che mi accompagnava ovunque.
Ho preso una penna in mano, ho provato a trasferire incubi e pensieri su un foglio di carta bianco, l’ho sporcato con essi, e mentre scrivevo e vedevo le parole separarsi da me ed eruttare dalla penna, mi sono accorta che le notti quasi insonni e i giorni annientati dal terrore di una possibile telefonata intercontinentale, sono diventati storie.
Avrei voluto fare di più, per me e per voi che leggete; avrei voluto fare di meglio, avrei voluto essere te padre, te nonno, te fratello, te amica o compagna o moglie, te figlio, te soldato. Lo avrei voluto e temuto, per raccontare meglio ciò che hai provato, per esserti ancora più solidale e vicina. Io sono solo madre e questo ho saputo fare.
La paura è passata.
Adesso, ho il timore di avere paura.

Parto dalle ultime pagine, un po’ per scaramanzia, e dopo le parole che ho appena riportato, mi stacco dal libro solo alla fine, tutta una tirata con gli occhi pieni di lacrime e il cuore colmo di tristezza.
L’autrice è riuscita con una narrativa perfetta, lineare, precisa e comprensibile a descrivere il dolore, la tristezza e le angosce, attraverso la voce di Antiaco che la trincea l’ha vissuta: “
1943,2008… che strana cosa il tempo, quando gioca a muovere i fili degli uomini lasciandoli ripetere errori e scelte all’infinito”.
Una guerra raccontata attraverso gli occhi innocenti di un bambino che vede partire suo padre e prende consapevolezza che ciò che andrà a fare non è un gioco e che potrebbe non rivederlo mai più e così via via le voci, gli sguardi si susseguono nel raccontare una guerra incomprensibile che genera solo morti.
contro chi e per chi combattevamo (…)”.
Un libro da leggere, per ricordarsi di non dimenticare.


Katia Ciarrocchi



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