Passavamo
sulla terra leggeri – Sergio
Atzeni – Ilisso – Pagg. 208 – ISBN 9788887825077
- Euro 11,00
Il
naufragio dei sacerdoti danzatori e il loro approdo a Magomadas
aprono l’epopea del popolo sardo. Ne veniamo a conoscenza con
atto scritto- il romanzo- che narra il tramandarsi , attraverso
l’oralità, della storia dei Sardi. La custodiscono e la
tramandano appunto i custodi del tempo e noi assistiamo all’ennesimo
passaggio di testimone. Antonio Setzu nella sua casa a Morgongiori
racconta a un bimbo di otto anni (Atzeni piccolo) una storia
millenaria, lui fra trent’anni dovrà a sua volta
tramandarla. Lo fa diventando il nostro narratore.
È
l’ultimo romanzo dell’autore, terminato appena sei giorni
prima di morire prematuramente il 6 settembre del 1995, inghiottito
dai flutti traditori dell’isola di San Pietro. E pensare che il
piccolo, investito del ruolo di custode del tempo nel romanzo, si
preoccupa di un’eventuale morte prematura che potrebbe
sottrarlo alla sua nuova responsabilità …
“Passavamo
sulla terra leggeri come acqua …”
Contadini,
pastori, re, oracoli, obbedienza, morte, rituali, danza. Mare, coste,
terre pianeggianti, montagne, paludi , villaggi sparsi, sperduti, in
lotta fra loro. Il monte Tiscali e la sua dolina, estremo rifugio. I
bronzetti, le domus de janas, i nuraghi, tutto come per magia prende
forma e consistenza, siamo dentro la storia, alle sue origini,
millenni di isolamento e di felicità. Poche le azioni
possibili, danzare, cantare, coltivare, mungere, intagliare, uccidere
e morire. Le età della vita scandite: minores e maiores, i
riti , le orge, le faide. “Chiamavamo noi stessi s’ard,
che nell’antica lingua significa danzatori delle stelle”.
Il mare porta nemici: fenici e con essi la prima città Karale.
E con i dominatori le nuove lingue e con essi nuovi incontri e
scontri. Romani, etruschi, liguri e punici. Su tutti i Romani: “mille
anni di guerra” e la loro religione e Lucifero… La
storia prosegue fino all’epoca giudicale in un susseguirsi di
numerosi eventi e personaggi, vi si riconosce l’ordito
originario, la trama è molto più fantasiosa, ricca, ci
si perde a momenti. Rimane uno splendido affresco la cui peculiarità
è l’estrema sintesi, quella che solo il linguaggio
poetico è capace di donare.
Bellissima
ricostruzione storica al sapor di epopea con il valore aggiunto della
nitida prefazione della compianta e stimata Prof.ssa Giovanna Cerina.
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