Betty
- Georges
Simenon – Adelphi – Pagg. 1241 – ISBN
9788845909146
- Euro 10,00
Una
donna giunge in una bettola. L’ abbigliamento stride con il
locale, abiti di eccellente taglio addosso e calze smagliate a
testimoniare uno strappo evidente. Che ci fa in compagnia di quel
dottore tossicomane, sposato, noto al resto dei disadattati che
frequentano un improbabile cenacolo di campagna, lì a
Versailles? Estrema periferia del mondo parigino: luogo che accoglie
e perdona e forse offre un’altra opportunità…
È
già in evidente stato di ebbrezza, Laure la salva dalle
grinfie del medico e la fagocita nelle stanze del suo albergo, da
quando è vedova ha lasciato l’alto mondo signorile dove
torna di quando in quando, al momento la nuova vita le è più
congeniale. Mentre assistiamo al recupero (?) di Betty, veniamo
gradualmente messi a parte dell’antefatto, non solo le ultime
tre notti fuori casa, dal fattaccio, ma tutta la sua esistenza,
trent’anni appena.
In
una eccellente ambientazione claustrofobica, impreziosita dalla
descrizione dei deliri dovuti all’abuso di alcol, col ritmo
martellante di pensieri sconnessi e iperbolici, con proiezioni che
frammischiano vissuto, sogni e identità, con un alternare
presente e passato, formuliamo ipotesi di sviluppo della vicenda e
prendiamo atto della sua evoluzione che altro non è se non
l’ennesimo schiaffo duro dell’abile belga. All’aria
finzioni sociali e perbenismo, maschere e ruoli, qui si pareggiano i
conti : ognuno sia quel che è!
Gradevole
e veloce lettura, a tratti spiazzante per l’intreccio narrativo
che potrebbe tranquillamente e in qualsivoglia riga prendere un
andamento diverso, come la vita appunto; qui è il trionfo
della volontà e perfino, sul finire, della sincerità …
che poi non vadano di pari passo con la perfezione e l’ipocrita
morale del modello borghese è tutta un’altra storia.
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