Anima
– Aldo Sarracco – Poesia (raccolta) – Morano
Editore – Euro 10,00
L’incipit
della raccolta poetica (Scrivi) di Aldo Sarracco è già
un disvelamento della poetica e del senso esistenziale dell’Autore.
Echi
classici nelle parole scritte su rapida acqua, bagliori di luce
invisibili all’occhio umano vergati in oggetti della natura, e
finalmente -in un velato climax- la dichiarazione che annose dita
danno stile e vita ai moti profondi dell’animo incuneandosi in
anfratti dove germogliano rose che nessuno coglie.
Sicché
in un canto di melanconia si nega la speranza che è dolorosa
quanto un addio. (Non aspetto più le rondini/e non voglio
vederle partire).
E
quando più amari si fanno i rimpianti, più acuti i
rimorsi, suggestioni leopardiane danno profondo significato al
recupero della memoria che poi recupero non è, perché
nulla ritorna indietro, e, nell’andare sempiterno della luna,
vita non c’è più da vivere, e ogni attimo è
sempre uguale a se stesso e il tempo concesso non è altro che
preludio di morte. (..una falce di luna/fredda e sottile, miete i
disperati/ terribili, bui, pochi domani/......Se non basta la vita
per vivere/ forse basta la morte per morire/.
Ancora
sovviene il Leopardi di “A Silvia” : ”Anche perìa
fra poco la speranza mia dolce: agli anni miei anche negaro i fati la
giovinezza”
Così
leggiamo in “Collina”...il cuore oltre quella cima/ dove
è rimasto e dove è adesso/ ancora/ senza anni e senza
ricordi/ma senza speranza/anche/.
Una
speranza le cui radici furono recise in una giornata bianca di sole,
in un frammento di sogni, in una scheggia di illusoria felicità.
Negli occhi, nido dell’anima, era alto il muro di
incomunicabilità e di silenzio. La solitudine divenne compagna
(Là sei rimasta. E io salgo pian piano).
E
tuttavia delicato e leggiadro questo leitmotiv, non di rado ricco di
particolari naturalistici, come un classico idillio. La natura viene
descritta (in Pensare) straordinaria e umile, colorata e semplice
come i glicini lilla o le anemoni gialle o gli iris bianchi a far da
corona al grumo nero dell’anima (la roccia nera che mi
conosce).
Bisogna
dire che si avverte presente nelle liriche un interlocutore
silenzioso, un destinatario delle riflessioni a cui va ascritto il
motivo di un andare di giorni solitari, di parole sempre più
flebili, di notti sempre più prive di stelle. Fino
all’estenuazione di un amore, svanito nel nulla senza far
rumore. E vissuto senza far rumore, senza slanci, senza illusioni,
come tanti amori, come tante vite fino alla discoperta del vero. E il
dolore di dover procedere, almeno tentare di procedere(con i pugni e
gli occhi chiusi/ proverò a salire).
Sennonché
un sentimento male identificato (orgoglio? Inquietudine, amarezza,
delusione?) e mal celato impedisce una vita piena: una sorta di
amechanìa imprigiona le giornate “dietro l’autunno
giallo e silenzioso della malinconia”. Conseguenza di
esperienze vissute male o mai vissute che hanno condotto ad un oblio
salvifico ma sterile per nuove esperienze dove vivere è avere
il coraggio di vivere, forse ancora una volta esporsi alla sconfitta.
(....la vita che non sai avere).
Troppi
sono stati i momenti bui, troppe le delusioni e le difficoltà
che hanno plasmato l’anima fin dall’adolescenza,
rendendola riottosa alla lotta e alla rivincita.
Molto
eloquente è infatti il riferimento alla fanciullezza e
all’adolescenza nelle poesie Porta e Luna rossa.
Non
rimane che lo stupore della vita onirica, dei sogni che “vengono,
non li decidi”. E con essi vagare, volare sulle ali del tempo
perduto, attraversare siepi e dirupi, fino ad arrivare a Samarcanda,
ma ancora una volta fuggire alla luce complice della luna.
Echi
saffici nel brevissimo componimento Notte: “notte muta, notte
deserta..a ricordarmi che sono un soffio di vita sperduto nelle
immense ellissi del cielo”.
Confronta
Saffo, 168 B Voigt
“Dileguata
è la luna e le Pleiadi: mezza notte, via scorre l'ora, e io
dormo da sola”.
Vedi
la bellissima poesia Almanacco pg.28
Pertanto,
tutto assume un colore sbiadito, a volte addirittura falsato che
capovolge del tutto le impressioni e le emozioni, e ciò che
poteva avere valenza positiva si rivela nella sua realtà un
ennesimo abbandono, un’ennesima delusione (c’è un
fuoco acceso nell’anima mia/sembra speranza ma è
nostalgia( Solo ancora/ai piedi della notte/ e senza più
nulla/ da attendere).
Volare
pag 36
Può
darsi che sia una dimensione di pace non avere ricordi che ravvivino
l’anima, non avere speranze che la facciano rinascere “Forse
questo è l’empireo/o,forse, così è la
morte” in Nenia.
Sicuramente,
e qui ricordiamo i versi di Martha Medeiros, poetessa brasiliana,
erroneamente attribuiti al più noto Pablo Neruda:
Lentamente
muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno
gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, il colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore
lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e
i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all’errore e ai sentimenti.
È
uno stillicidio la vita quando essa si riduce a un lumicino che ha
bisogno di poco olio per ardere, quando tra un sogno perduto e la
fame di vita sembra che il tempo non basti e l’unica via di
fuga è la rinuncia (Morire)
“Al’improvviso
un giorno/in un nido appena lasciato/ (il cuore) ha ripiegato le ali.
Ma
chi può dire cosa sia davvero il destino, quali sorprese ci
prepari, o se vogliamo quali inganni? Anche la menzogna è una
menzogna dolce se serve a lenire le ferite, a sanare le piaghe con
unguenti dolci come il miele.
Pertanto,
e non interessa sapere se la poesia sia autobiografica oppure no,
interessa il messaggio positivo che in quest’ultima poesia si
coglie, che vuole essere un augurio per il lettore, e da parte del
lettore per Aldo stesso.
Amore
pg.63
In
conclusione la poesia di Aldo Sarracco è una poesia in cui
s’incrociano le strade del reale e del sogno, dell’amore
e dei ricordi, della pena e dei rimpianti; strade in cui risuona
l’eco del dolore personale, ingorghi in cui si fondono le voci
della sofferenza.
E
in fondo.....dietro la trasparenza azzurra dell’anima
...inaspettatamente....”le voci assieme hanno cantato”.
Adriana
Pedicini
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