In
caso di disgrazia - Georges Simenon - Adelphi –
Pagg. 179 – ISBN 9788845916267
– Euro 18,00
Scritto
a Cannes nel 1955 , pubblicato l’anno successivo e nel 1958
portato sullo schermo, in Italia anche censurato. È un romanzo
atipico rispetto agli schemi abituali di Simenon, si tratta in
sostanza di una sorta di diario privato che l’avvocato
Gobillot, uno dei più celebri di Parigi, tiene dai primi di
novembre al giorno di Santo Stefano. Lo scrive appunto in caso di
disgrazia come se stesse istruendo, stavolta, la sua pratica
personale e la scrittura è improntata allo stile
caratteristico di tale linguaggio. In sostanza, ripercorrendo la sua
vita e la brillante scalata sociale, priva di etica ed alimentata
da un certo arrivismo, ci parla dello sconvolgimento che la sua
stessa esistenza subisce in seguito all’incontro fortuito con
la giovane Yvette. È un susseguirsi di udienze, impegni di
lavoro, cene di rappresentanza organizzate dalla moglie e nei ritagli
di tempo gli indispensabili incontri con la ragazza che presto si
trova a difendersi dalla presenza invadente del suo ex. In realtà
questo aspetto è volutamente enigmatico e su di esso, le vere
intenzioni di Yvette, probabilmente si gioca l’interesse
dell’intero scritto. La parte che avrebbe dovuto restituirci
l’intima essenza del caro avvocato mi è parsa,
purtroppo, mal gestita o forse disturbante per lo stesso ritratto che
ne vien fuori. È comunque un personaggio negativo che non si
imprime come altri personaggi del belga probabilmente perché,
nonostante l’epilogo, cade in piedi mantenendo il suo ruolo di
canaglia che difende le canaglie. A suo modo è comunque
anch’egli un vinto ma, come dire, ne vien fuori imbattuto.
Canaglia!
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