La
tela di ragno – Joseph Roth – Passigli –
Pagg. 158 – ISBN 9788836811816
– Euro 14,50
Rapsodia
anticipatoria
L’ex
sottotenente Theodor Lohse terminata la grande guerra torna ai
ranghi: è ora uno studente di legge e un precettore inadeguato
presso la ricca famiglia ebrea Efrussi. Fuori dalle gerarchie
militari perde la sua identità, non c’è una
regola cui riferirsi e la disciplina è un derivato della
miseria di chi non può ambire a posizioni migliori.
L’anonimato lo schiaccia e si nutre di sogni grandiosi di
rivalsa. La stessa che anima chi non può soggiacere ai
trattati di Versailles, la stessa che non può veder soccombere
l’impero, la stessa che agogna la Repubblica, la stessa che
vorrebbe la rivoluzione, la stessa che imputa ogni scacco agli ebrei.
Odia e diventa violento. Si insinua negli ambienti che cospirano e
tramano, cospira, trama, sospetta, tradisce e supera qualsiasi
ideologia, fa sue certe posizioni, le impara perfino a memoria, con
esse attira le folle ma lui lavora solo per se stesso. E l’odio
cresce, si autoalimenta, straripa. Lui vuole la gloria, il suo nome
sui giornali, il nazionalsocialismo è d’altronde solo
un’idea, lui vuole il denaro, lui vuole essere come l’ebreo
e comprarsi perfino uno come lui. Lui vuole il potere…
Tremendo
affresco rapsodico di una scalata individuale alla ricerca di un
ordine nuovo, terribilmente individualista e senza morale.
Romanzo
storico-politico del 1923, tratteggia un’epoca, tutta vissuta
da Roth, in una Berlino ben rappresentata, e anticipa un altro sogno
tramutatosi in tragedia. Incompiuto, lascia il lettore in un
crescendo di intrighi, complotti, attentati, fughe, invischiato e
intrappolato come un insetto in attesa del ragno. Lui Roth,
presentendo il fallimento della Repubblica di Weimer, vide lungo
lasciando Berlino per Parigi.
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