Il
dottor Zivago – Boris Pasternak –
Feltrinelli – Pagg. 632 – ISBN 9788807032844
- Euro 19,00
Stile
comunista?
Romanzo
dalla storia editoriale nota, censurato in patria, osannato nel
mondo, viatico per un Nobel, a mio avviso meritato. È un
romanzo imperfetto eppure bellissimo, perfetto compendio di vita e di
storia, sintesi di queste arcane forze motrici la cui mobilità
non è dato scorgere nel suo divenire, venendo invece a
palesarsi in un breve attimo, quello capace di rendere consapevoli
dei cambiamenti.
Si
poggia su un nutrito e complesso sistema di personaggi, ruota però
intorno al suo protagonista, vera forza centripeta. Si può
provare un senso di smarrimento rispetto alla gestione di questi
personaggi anche perché l’autore nella prima parte del
romanzo li presenta, li mette in scena, li fa interagire fra di loro
e ne intreccia le relazioni presenti e gli sviluppi futuri per poi
tirare sapientemente le fila, regista mirabile, nella seconda parte.
Un altro scoramento nel lettore può derivare anche dalla
ripartizione interna delle due parti, suddivise in grandi
sottosezioni a loro volta scandite da brevi capitoletti che possono
giungere anche al numero trenta. Eppure, proprio questa struttura
permette di superare la prima parte per immergersi poi nella seconda,
stupenda, incalzante, decisiva.
È
la storia personale di Jurij Andrèevic Živago, un uomo dentro
la Storia, con la Storia, contro la Storia, inghiottito da essa e
sputato, vuoi per il suo sapore disgustoso, vuoi per la sua essenza
indigesta. Un orfano di padre ricchissimo , caduto in disgrazia e
morto suicida; entra in scena bambino quando gli sta morendo la
madre, cresciuto grazie allo zio che gli instilla un certo
tolstoismo, una matrice pacifista, uno spirito indipendente e avulso
da ogni velleità rivoluzionaria. È il racconto della
sua evoluzione come uomo fuori e dentro la Storia, da essa segnato e
forse anche vinto, dei suoi grandi amori, impossibile ridurre tutto a
Lara, della sua passione per la scrittura, del suo slancio creativo
disperso nel nulla storico, della sua misera fine e della sua bella
vita.
La
realtà storica è quella che vede svanire i sogni
utopici, tramutati in abominevoli e cruente violenze, senza che si
riesca a fermare l’apparente immobilismo della Storia stessa:
le prime barricate del 1905, la guerra mondiale, la rivoluzione, la
guerra civile. Si vive storditi nella grandezza storica del momento,
incapaci di aderire al nuovo stile, lo stile comunista. Tutto è
cambiato, soprattutto per chi dall’agiatezza è
sprofondato nella miseria più nera, come gli altri, come
tutti. Qualcuno nel frattempo sogna invece di fare la Storia, ma
nessuno fa la Storia, nessuno la può fare, ci si ritrova solo
in mezzo. Intanto la Natura segue i suoi ritmi, supera le stagioni,
ne insegue delle altre, e su tutte trionfano i rigidi inverni,
impietosi o le brevi primavere incapaci di far maturare un germe di
grano e la terra è rotta, sconquassata, attraversata da lupi
famelici. Quale forza può far sopravvivere un uomo in tali
circostanze, se non viene ucciso dalla più pericolosa minaccia
che altro non è se non la razza umana?
Semplice!
L’amore.
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