La
sonata a Kreutzer – Lev Tolstoj –
Feltrinelli – Pagg. 148 – ISBN 9788807901423
- Euro 8,00
Una
nota stonata
È
un racconto lungo, scritto in modo magistrale e giocato su un climax
ascendente che ne rende veloce e bramosa la fruizione. Si vuole
infatti conoscere la motivazione che induce un uomo ad uccidere la
moglie, fatto che ci viene anticipato dall’uxoricida
dichiarato, durante un tragitto in treno condiviso col narratore, ben
presto scalzato dal suo ruolo dal monologo- confessione che terrà
scena fino all’epilogo. Non che l’assassino sia impunito,
o meglio lo è, perché pur avendo confessato
all’autorità giudiziaria è stato assolto in virtù
dell’adulterio compiuto dalla moglie, e questa sia dunque la
storia di un fuggiasco, no, affatto, è però la storia
di un uomo che deve comunque convivere con l’irreversibilità
del gesto compiuto a causa della gelosia, ossessionante al punto tale
da rendere, per noi lettori, dubbiosa perfino la condotta fedifraga
della moglie.
L’intero
scritto nasce dall’intento dichiarato, dopo le prime richieste
di delucidazione da parte dei suoi lettori, contenuto nella
postfazione che segue il testo: fare una critica ai costumi sessuali
della sua epoca, all’istituto del matrimonio, al fine di
argomentare la tesi, secondo lui convincente, che l’atto
sessuale tra gli umani sia da disdegnare, e che sia da preferirgli
una sobria castità. Lascia alquanto perplessi; la lettura
della postfazione l’ho interrotta quando la posizione mi è
parsa fine a se stessa e insostenibile, affacciandosi poi Freud alla
mente per una frazione di secondo, ho preferito fermarmi con un
atteggiamento simile a quello che si ha quando si è di fronte
ad ogni genere di estremismo. Il tutto poi si intuiva già in
modo chiaro attraverso la maglia narrativa, quando si parla di
eccessi sessuali in gioventù, del rapporto sessuale di coppia,
delle dinamiche del disamore collassate in odio reciproco a causa
della convivenza brutale alla quale il matrimonio costringe. I figli,
frutto di questa unione sessuale, si badi bene non d’amore, un
ulteriore tormento. Lo scritto appartiene alla fase finale della
produzione del nostro e si inserisce nella biografia dell’autore,
abbandonò in vecchiaia la moglie e la famiglia, e nel nascente
tolstojsmo. Lascia di stucco. Un debole epilogo, questo sì più
riconducibile all’etica cristiana del perdono, lo rende appena
più digeribile dopo aver nel frattempo dimenticato le pagine
dedicate alla musica che mi sono parse anch’esse stucchevoli,
tendenziose e funzionali ad una tesi non convincente. Credo
nell’amore tra uomo e donna, resistente a qualsiasi matrimonio.
Di questi tempi però penso che le sue argomentazioni possano
risultare gradite a tanti e condivisibili, resta il fatto, a scanso
di equivoci, che non c’è giustificazione alcuna
dell’atto violento rappresentato. La lettura è almeno
utile per approcciarsi alla Sonata a Kreutzer di Beethoven,
magistrale, eppure anch’essa anticonformista e poco gradita ai
contemporanei, faceva dialogare violino e pianoforte come mai si era
sentito prima. Se il racconto è una nota stonata, la sonata
proprio no. Ascoltatela.
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