La
morte di Ivan Il’ic
– Lev
Tolstoj – BUR – Pagg. 97 – ISBN 9788817020855 –
Euro 9,00
“E
la morte? Dov’è la morte?”
In
fatto di letteratura russa, purtroppo, conosco ancora ben poco e di
quel poco che ho letto finora (fatta eccezione per il geniale “Cuore
di cane” di Bulgakov) sono rimasta abbastanza delusa. Stavolta,
invece, “La morte di Ivan Il'i? ”, una vera sorpresa, mi
spinge quasi a riconciliarmi con l'intera categoria.
Scritto
sul finire ormai dell'Ottocento, questo lungo racconto di Lev Tolstoj
si distingue fin dalle prime pagine per la scorrevolezza della sua
prosa, sebbene l'argomento trattato non sia certo leggero né
di poco conto; in esso, infatti, il grande scrittore russo affronta
il tema della morte attraverso un personaggio, Ivan Il'i?, che dopo
una vita alquanto insignificante, a causa di un male incurabile,
finisce i suoi giorni in maniera altrettanto anonima e poco gloriosa;
a ispirargli questa storia fu la vicenda di un suo conoscente che
morì in quegli anni più o meno nelle medesime
circostanze. Con una scrittura intensa e a tratti addirittura
ironica, Tolstoj scava nell'esistenza di questo funzionario che, nel
tormentato corso della malattia, si rende conto di aver vissuto come
non si dovrebbe, inseguendo benessere economico e prestigio sociale
per poi ritrovarsi in mano, anno dopo anno, soltanto infelicità
e insoddisfazione anzitutto a livello familiare.
“E
il suo lavoro, e il suo regime di vita, e la sua famiglia, e quegli
interessi sociali e professionali, tutto questo poteva non essere
come si deve. Tentò di difendere davanti a se stesso tutto
ciò. E d'improvviso avvertì tutta la fragilità
di quanto stava difendendo. E da difendere non c'era nulla.”
La
consapevolezza di un trapasso oramai imminente e inevitabile, che
inizia a ossessionarlo giorno e notte, non fa che mettere ancor più
in risalto la menzogna, l'ipocrisia, le frivolezze di chi gli sta
intorno, mentre l'insulso vuoto della propria vita si trasforma di
colpo in una voragine spaventosa nella quale non può evitare
di precipitare.
A
mio parere, una lettura sempre attuale, ricca di innumerevoli spunti
di riflessione, sullo sfondo dell'estrema fragilità della
nostra condizione umana e dello scorrere impietoso del tempo che ci
viene concesso, prezioso bene che per lo più dilapidiamo al
momento dell'abbondanza per poi rimpiangerlo e rivalutarlo quando la
clessidra a nostra disposizione si avvicina al capolinea.
Laura
Vargiu
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