Siamo
solo piatti spaiati – Alessandro Curti –
C’era una Volta Editore – Pagg. 250 - ISBN
9788898295579
– Euro 13,00
Questa
è la fatica della vita Davide: riuscire a far convivere
pacificamente tutte le anime che abbiamo dentro di noi. Ed è
una maledetta fatica.
Siamo
solo piatti spagliati di
Alessandro Curti è un libro difficile da digerire, perché
inevitabilmente ti mette difronte ai limiti che come genitori,
educatori e quant’altro ognuno di noi ha.
Leggo in rete
che Siamo
solo piatti spagliati
non è il suo libro d’esordio (2015 esce per C1V Edizioni
il suo primo romanzo Padri Imperfetti, seguito nel 2016 da Mai più
sole e nel 2017 da Sette note per dirlo, scritto a quattro mani con
Cinzia Tocci); spulciando qua e là vedo che il tema ricorrente
dell’autore è il suo lavoro, quello dell’educatore
e delle problematiche, oggi sempre più marcate, nell’approccio
tra ragazzi e adulti.
Un tema a me caro non solo perché
sono genitore di adolescenti ribelli, ma anche perché il mio
di lavoro è molto vicino a quello dell’autore.
La
storia è quella di David, un ragazzo difficile che è
segnato dall’ennesima “cazzata”, una “cazzata”
che lo porterà a dovere affrontare i propri errori senza
l’aiuto di genitori che spesso “insabbiano”
marachelle, più o meno gravi, solo per salvare sé
stessi piuttosto che i propri figli.
Non
me ne fregava nulla di nulla se non di poter avere la possibilità
di riallacciare i contatti con la mia vita, per scappare almeno per
qualche minuto da questa che mi sembra essere una Non Vita. Mi sento
sospeso, come in una parentesi graffa delle espressioni che tanto mi
piacevano a scuola. Quella parentesi che rimane lì, fino a
quando non hai risolto tutto il resto, fino a quando sei quasi
arrivato al risultato. Ma io sono ancora alle parentesi tonde, a
cercare di trovare una soluzione ai minuti delle giornate che non
passano mai. Quel Tempo Non Tempo che mi sta uccidendo, che non mi fa
vedere nemmeno da lontano quell’uguale finale che mi porterà
a un risultato. Giusto o sbagliato che sia. Ma sono bravo in
matematica e il risultato non potrebbe essere che corretto. Se solo
arrivasse.
Lo
psichiatra Andreoli intervenendo a un convegno giovanile afferma
che: “Un
buon educatore deve essere fragile, avere la percezione dei propri
limiti, deve sentire particolarmente il piacere di stare in contatto
con le nuove generazioni, per insegnare e per imparare. La fragilità
è la forza della relazione”,
se ci soffermiamo su queste parole senza nessun tipo di pregiudizio e
guardando anche noi stessi (genitori) come educatori dei nostri figli
quanti errori potremmo evitare entrambi?
Una riflessione
scaturita dopo la lettura di Siamo
solo piatti spagliati,
un libro che parla di dialogo prima che di rieducazione, un libro che
parla agli adolescenti come a degli adulti perché tali sono…,
un libro che apre le porte nel dentro di un lavoro tanto difficile
quanto gratificante per operatori che speso sono demotivati.
Andrea
è l’educatore perfetto, è quella persona che ti
dà sicurezza e che trasmette rispetto, quella persona che non
vorresti mai deludere, perché è il primo che ha creduto
in te, prima ancora di te stesso.
Andrea è un punto di
riferimento, è comunicazione, quella comunicazione che David
non ha istaurato con i genitori e in particolar modo con il
padre.
Andrea è un vero e proprio sostegno raffigura alla
perfezione quello che Don Bosco affermava: “l’educazione
è una cosa di cuore. Ingrediente fondamentale per aiutare gli
altri”.
Quando
sono incazzato con lui perché non fa quello che mi aspetto e
poi mi smonta tutto con qualche frase. Quando è Imprevedibile
e l’unica cosa giusta che dovrei fare é dargli ragione.
Guarda sempre le cose da un punto differente dal mio e mi fa
arrabbiare. perché vorrei essere già io a vedere le
cose in modo differente. Vorrei essere io a stupirlo mostrandogli che
ho già ragionato sulle cose. E invece sembra sempre un passo
avanti.
E
mi fa incazzare.
Siamo
solo piatti spaiati è
il viaggio che ogni adolescente percorre per arrivare all’età
adulta, un viaggio che dovrebbe essere affrontato con i genitori, ma
dove questo non è possibile ci sono figure come Andrea che
fanno da traghettatori. I personaggi che si avvicendano nel libro
sono adolescenti che sottolineano le difficoltà di questa
società, tanto all’avanguardia ma che isola ognuno nel
proprio dolore.
Sono solo piatti spagliati è un libro che
consiglio vivamente a ragazzi per prendere consapevolezza che ogni
azione ha una conseguenza e ognuno ne è responsabile
diretto.
A genitori per far intendere che non bisogna imporsi ai
figli, non bisogna sostituirsi a loro, ma comunicare e lasciare che
ognuno “paghi” per i propri errori.
Ma soprattutto
lo consiglio a coloro che svolgono il lavoro di educatore, psicologi
e psicoterapeuti per comprendere che il loro non è un lavoro
che si possa svolgere esclusivamente per il 27 del mese.
L’essere
umano non è carne da macello.
Un grandissimo plauso a
Alessandro Curti che con la sua narrazione, semplice e diretta,
arriva dritto dove deve arrivare.
«Dici?»
chiedo a Reza cercando di sottolineare un aspetto che forse non ha
colto, sperando per una volta di beccarlo in fallo.
«Perché?»
«Dai,
erano solo piatti spaiati. Che non toglie valore al senso del
mangiare insieme, ma non puoi certo dire che la tavola fosse bella».
«lo ci trovo della poesia. I piatti sono come noi ragazzi:
tutti diversi, qualcuno più scheggiato di altri, alcuni
colorati e altri anonimi. In fondo ci rispecchiano molto, ma la
visione d’insieme è particolare, irripetibile. Riescono
tutti a stare nella stessa tavola, come noi riusciamo a convivere
nonostante le nostre differenze».
Fino
ad oggi non me n’ero accorto, non avevo dato importanza a tutti
questi piatti e bicchieri nei quali consumiamo i nostri pasti.
Ma
forse ha ragione Reza.
Siamo
solo piatti spaiati.
Katia
Ciarrocchi
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