Senilità
– Italo Svevo – Feltrinelli – Pagg.
XXX-228 – ISBN 9788807901409
– Euro 8,00
Da
rivalutare
Rileggo
Svevo a distanza di più di un ventennio dalla sua prima
lettura, Senilità, in particolare perché risvegliata
nell’interesse da un intervento del Professor Gino Tellini,
ordinario di Letteratura italiana nell’università di
Firenze, che acclama questo romanzo come un capolavoro.
Ringrazio
dunque la passione del professore che mi ha permesso un
riavvicinamento e un percorso di conoscenza dell’opera,
sicuramente migliorato.
È
un romanzo perfetto per struttura e stile, capace di far penetrare il
lettore in quell’inerzia emotiva ed esistenziale del
protagonista, la Senilità, in modo tale da far provare
distanza immediata, disgusto e noia: Emilio, il protagonista è
una macchietta perfetta, è tutto ciò che nessuno di noi
vorrebbe mai essere, compendiando invece ciò che forse siamo
tutti, nell’intimo. Chi di noi non si maschera, non si illude,
non si compiange, non si trincera dietro falsa identità, chi
di noi, in fondo, non si sente inadeguato rispetto alle pressioni
sociali, e non ha una sfera di vissuto disfunzionale, in un qualche
modo? Penso nessuno, ne sono fermamente convinta, poi ognuno nel
corso dell’esistenza si crea un’identità: c’è
chi subito riesce in questo, cristallizzando spesso il suo Io in
qualcosa di assolutamente lontano da se stesso e chi fatica,
sopravvive, si lagna, si nasconde, non emerge, e paradossalmente
riesce a giungere a più fine conoscenza. Emilio, il caro
Emilio, è ormai un uomo, mascherato da intellettuale, in
realtà un semplice impiegato, ingabbiato, al par del Belluca
pirandelliano, in una sfera privata che lo costringe al ruolo del
fratello amorevole. In realtà è, nella sua incapacità
di vivere, scosso da forti pulsioni sessuali, risvegliate in lui da
una donna di facili costumi, idealizzata per mitigare i sensi di
colpa che prova rispetto all’esperienza la cui realtà ha
fin da subito subodorato. È un uomo che è amico di un
vincente, Stefano Balli, egregio contraltare di ogni sua fisima. Il
romanzo è tutto giocato sulle antitesi, procede lento
nell’intreccio, sfianca, svilisce, portando a perfetto processo
mimetico il lettore che invecchia nel frattempo fino a rinvigorirsi
quando l’eroe, rinnegando tutta la sua identità
precedentemente costruita, assurge al tono del più volgare
degli uomini e insulta la sua Angiolina, dandole della poco di buono,
lui ancora svilito, smunto, assediato, torturato dal senso di colpa
per la sorella, sua brutta copia, ormai in fin di vinta. Colpisce
apprendere sempre dal Tellini nella monografia da lui dedicata a
Svevo (Gino Tellini , Svevo, Salerno editrice) che questo libro venne
letto dall’autore alla moglie durante il loro viaggio di nozze,
sigillando così definitivamente una donna molto conosciuta a
Trieste per i suoi costumi libertini e frequentata, a suo tempo,
anche dallo stesso scrittore.
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