Dove
palpita il mio sogno (Poesie 2017)
– Felice
Serino – Libreria Editrice Urso – Pagg. 56 – ISBN
9788869541858
– Euro
10,00
La
forza della poesia sta nell’emozione, nella vis che, nella
scabra architettura dei versi, nella loro intima struttura genetica,
riesce a creare empatia tra il lettore e l’autore, in uno
sforzo diegetico che va oltre il normale sentire.
La
lettura di Dove palpita il mio sogno conduce all’essenza
stessa della poetica di Felice Serino, impulsi creativi che diventano
squarci di realtà mistica e surreale. Parole-simbolo, sprazzi
di marmorea emotività che Serino scolpisce nella loro nudità,
senza infingimenti o barocchismi letterari.
Il
poeta rifugge da ogni manierismo lessicale e vive la propria
spiritualità creativa in una dimensione quasi sincretica in
cui la prosaicità della quotidianità sfocia in
proiezioni estatiche: conosco le voci che muoiono / agli angoli
delle sere.(…) e lo sferragliare dell’ultimo tram / la
nebbia che mura le strade(…) e il freddo letto poi fuori/ dal
tunnel/ un altro mattino”.
La
palingenesi della natura è un tema costante nella poetica di
Felice Serino che confonde in sé l’umano finito e un
ermetismo di respiro universale: la luce si spalma / dentro la
parola / che di sé vive. Ed ancora significativamente i
versi: non si chiuderà il cerchio se / come si sa / è
del Demiurgo un continuo creare / infiniti/ mondi-entità col
solo sognarsi.
La
dimensione onirica, più volte richiamata nei versi, è
il privilegio dell’artista, l’isola dei sensi, del tempo
che non passa e crea, l’eterno divenire dove la Musa trae la
sua forza ermeneutica, il travaglio dell’opera e dove le
assonanze emotive hanno la loro forza plasmatica.
Felice
Serino vive una genuina stagione artistica, prolifica, raffinata e
meritoria. Egli offre nei versi una lettura nuova della realtà
sensoriale che trascina a sentire le poesie come frammenti di sogni,
in cui la verità è a occhi nudi, che penetra dentro il
cuore e la mente del poeta in una simbiotica ed intima sofferenza:
sei come quell’albero reciso / la cui ferita bianca / non si
vede sanguinare.
Il
plasma poetico di Felice Serino, dunque, diventa lavacro di emozioni,
candida essenza di sentimento nell’incontro con l’umano.
Ma la sensibilità del poeta va oltre l’orizzonte
meramente umano, egli, ha ben chiara la proiezione verticalistica del
proprio spirito: i versi documentano la religiosità
dell’autore che si sviluppa in un tormento che è allo
stesso tempo sicurezza e fonte di ispirazione.
L’afflato
della Creazione diventa il “sogno di Dio” che si
capovolge a causa della insipienza umana, di quell’Adamo, che
viene interrogato in modo pleonastico e che esprime nella sua stessa
definizione tutta la sua limitatezza.
Il
poeta è alla ricerca sofferta di un mondo di luce che
rappresenta una moderna e pure intima rappresentazione di un eden
perduto, relegato alla sua inferiore limitatezza dalla caducità
di una materialità imperfetta, a cui solo il sogno può
rendere l’anelito a quello infinito essere che chiude il
cerchio tra umano e divino.
Un
plauso, dunque, all'attivissimo e prolifico Felice Serino che con le
sue creazioni riesce sempre a sorprendere ed emozionare i suoi
lettori, accompagnandoli in un cammino artistico che diventa anche
comunione di sentimenti e di spirito.
Michele
Barbera
https://barberamichele.blogspot.com/2018/11/letture-e-recensioni-dove-palpita-il.html?showComment=1543179299290#c2131173191664556197
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