Di
bene in meglio
di
Renzo Montagnoli
Ne
avevo parlato, tracciandone un breve profilo artistico, nell’ottobre
dello scorso anno, e avevo evidenziato una ben netta personalità
poetica, caratterizzata anche da una multiformità delle
tipologie adottate. Nell’occasione avevo delineato le
caratteristiche di due sillogi tematiche, dedicate, rispettivamente,
agli animali e ai fiori, due aspetti preminenti della natura evidente
fonte di ispirazione per Gianluca Ferrari.
Nel
frattempo l’autore, che mi è stato indirizzato da un
comune amico e che non conosco personalmente, tanto che nemmeno so se
sia giovane o vecchio (ma comunque, dal tenore delle poesie non posso
inserirlo né fra quelli in verde età né fra
coloro che hanno i capelli bianchi), ha provveduto a scrivere altri
versi e poi, come ormai penso sia sua abitudine, li ha fatti stampare
in proprio, e non da un editore. La nuova raccolta si intitola Il
posto delle fragole, con sottotitolo “e di una mano
efferata”. Il richiamo al famoso film di Bergman che, se ben
ricordo parla di un viaggio da Stoccolma a una università
svedese di un famoso medico per ritirare un premio per i suoi
cinquant’anni di attività, un viaggio in auto con la
nuora che rappresenta l’occasione per fare il punto sulla sua
vita, non è casuale, perché in effetti anche Ferrari fa
un percorso a ritroso nel tempo, scandaglia la memoria in cerca di
quei ricordi che più degli altri siano stati testimoni e parte
della sua esistenza; mi è più oscuro il sottotitolo,
perché quell’efferato sembrerebbe indicare una violenza
inaudita che non ho riscontrato, a meno che non si possa considerare
tale rimuginare, rivivere con la mente ciò che è stato.
La mente in particolare corre a un luogo di villeggiatura, su in
montagna, di chissà quanto tempo fa, ma che prepotentemente si
riaffaccia, chiede udienza e l’istanza viene accolta (Il
paesino bianco come una scheggia / di luna arenata a mezza costa /
sul monte dinnanzi; arca di luce, latte, genuina purezza. /…).
Si sa che quanto avvenuto in quell’età più bella
che è la gioventù assume un alone mistico, come una
luce intensa che squarcia le tenebre; questa emozione è stata
senz’altro provata da Gianluca Ferrari che ritorna con altri
versi alla mano efferata (Dalle nostre stanze / vista camposanto /
dormivamo nel sonno senza tempo delle poche / anime di queste parti.
/ C’era, più morta degli altri, la povera Assunta
Brugioni / che mano efferata / fece a pezzi nel bosco / ai primi del
Novecento. / …). Mi sono incuriosito, ho cercato di sapere
chi mai fosse questa vittima, ma non sono riuscito ad andar oltre un
cenno di notizia che riferisce che fu uccisa a stilettate al Lago
Santo Modenese e questo abbozzo di un fatto criminoso, unitamente ad
altri riferimenti presenti nei versi mi ha fatto ragionevolmente
ipotizzare che questo luogo di amena villeggiatura si trovi
sull’Appennino modenese. Al di là del titolo lì
esiste o esisteva proprio un posto delle fragole, tanto che una
poesia ne parla; comunque l’andar per sentieri, l’immersione
nella natura sono tutti argomenti che vengono affrontati in una prima
parte, perché poi ce n’è una seconda dedicata a
figure maschili e femminili, che non so se propri di quel luogo
montano o che l’autore ha avuto modo di conoscere o con cui è
in relazione di parentela; ce ne sono un bel po’ e, sorpresa,
ritorna ancora il nome della Assunta Brugioni, a cui è
dedicata una canzone (Assunta che l’assassino ti ridusse / a
ceppo / a una radice come altre / là nella faggeta sopra Ca’
di Gallo; / …). Riappare quando meno te lo aspetti come
un fantasma che pretende un po’ di attenzione, ma non posso
credere a ectoplasmi e cose varie, quel che penso invece è che
al bambino (all’epoca) Gianluca il racconto di questa tragica
fine sia rimasto scolpito nella mente, come uno sfregio a un ricordo
nel complesso irripetibile e stupendo.
Lo
ammetto, mi viene difficile parlare ancora e più
approfonditamente di questa raccolta, ma non perché non mi sia
piaciuta, anzi, perché Ferrari ha fatto un salto di qualità
rispetto alle precedenti veramente notevole e se consideriamo che
Bestiario e Fiori sono sillogi di eccellente valore, il
fatto che questa le superi può dare solo una pallida idea di
quel che effettivamente valgono. Al riguardo sono sempre più
dispiaciuto per il fatto che non siano state pubblicate da un editore
e che così non possano essere proposte a una più ampia
platea di lettori, perché i miei complimenti sono poca cosa,
ma il gradimento che senz’altro potrebbero avere altri
costituirebbe un viatico determinante per la prosecuzione
dell’attività artistica dell’autore.
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