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  Letteratura  »  La ragazza scomparsa, di Shirley Jackson, edito da Adelphi e recensito da Grazia Giordani 18/04/2019
 
Le donne infelici animano l’horror di Shirley Jackson

«L’incubo» è il vero capolavoro dei tre racconti di questa raccolta



Correrete un certo rischio, leggendo «La ragazza scomparsa» di Shirley Jackson (Adelphi, pp.78, euro 7, traduzione di Simona Vinci), un doppio rischio, anzi, ovvero quello di comportarvi come Madame Strauss che, ricevendo in anteprima da Proust i capitoli de La «Recherche», si riprometteva di leggerne poche righe alla volta, ma poi non resisteva. In questo caso le pagine sono poche, si leggono in un lampo. Il secondo rischio è quello che vi mettiate a cercare affannosamente l’opera omnia di questa straordinaria autrice nata a San Francisco nel 1916 e morta a North Bennington, nel Vermont nel 1965. I vent’anni trascorsi nella comunità del villaggio, dove era approdata al seguito del marito professore, le ispirarono «La lotteria» e «Abbiamo sempre vissuto nel castello», entrambi per Adelphi.

Dei tre racconti presenti nella breve raccolta «La ragazza scomparsa» di cui stiamo ora trattando, i primi due sono apparsi per la prima volta in rivista negli anni Cinquanta, mentre «Incubo» è stato pubblicato postumo nel 1996.

Perché tanto fascino nella scrittura di questa Autrice da pochi anni rivalutata anche in Europa?  Perché l’horror che sa creare è dirompente, una volta iniziato a leggerla siamo trascinati dentro una girandola, quasi una trappola circolare, espressa in prosa maiuscola e di assoluta forza. La ragazza scomparsa, tanto per rovinarvi la sorpresa, non è scomparsa affatto, ma tutti la cercano in maniera parossistica, offrendo attenzione a prove che confinano e si congiungono con dei nonsense.

Maestra dell’inquietudine la Jackson conferma quanto ha sostenuto M. Cunningham, ovvero che la letteratura rispecchia la vita. In effetti, l’Autrice sembra non aver mai avuto un momento di felicità. Rifiutata dalla madre e stretta nelle convenzioni degli anni Cinquanta, soffrì di depressione e crisi d’ansia e nei suoi libri espresse una feroce critica della società del periodo e del ruolo che riservava alle donne, mettendo spesso al centro dei suoi romanzi e dei suoi racconti figure materne negative e donne infelici.

Dal matrimonio non riuscito col critico Stanley Edgar Hyman le nacquero quattro figli e restò per quattro lunghi anni chiusa in casa.

«L’incubo» è il capolavoro della triade di cui stiamo trattando. Ci sono premi fiabeschi – racconta l’Autrice –  per chi saprà trovare una certa Miss X, che, spaventatissima, accortasi di esser lei la protagonista della ricerca, fa mille cambiamenti del proprio abbigliamento. Cambia cappello, acquista una cappelliera per nasconderlo, ma la voce stentorea dell’annunciatore dei favolosi premi legati a Miss X, sottolinea in maniera parossistica tutti i suoi mutamenti.

L’angoscia sale come un torrente in piena. L’incubo si srotola, attorciglia anche attorno ai nostri pensieri, quasi credessimo di esser diventati a nostra volta la  perseguitata/persecutoria e fantomatica Miss X.

La Jackson è stata paragonata a Poe a Lovecraft e a tanti altri scrittori dell’horror, ma rispetto a costoro, seppure grandissimi nel genere, l’infelice autrice aggiunge la caratteristica, soprattutto nei tre racconti di questa silloge in miniatura, di regalarci

« il brivido di scoprire che l’orrore di cui leggi sta capitando proprio “a te”».

Rai 3 Fahrenheit, in occasione della Festa della Donna, le ha dedicata un’intera trasmissione. Peccato essere osannate post mortem. Comunque, meglio tardi che mai.


Grazia Giordani


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