Cose
più grandi di noi – Giorgio Scianna –
Einaudi – Pagg. 208 – ISBN 9788806241292
– Euro 17,00
Anni
di piombo
Ha
ragione lo scrittore statunitense Joe R. Lansdale quando scrive che
Giorgio Scianna “è un maestro nel raccontare storie”.
Anche a me, che ancora non conoscevo questo autore di Pavia, sono
state sufficienti poche pagine per lasciarmi catturare dalla sua
prosa e comprendere di trovarmi di fronte a un grande talento
letterario dei nostri giorni.
Prosa
decisamente scorrevole e molto accattivante, quella attraverso la
quale Scianna dà vita a una trama che ha il merito di
catturare il lettore già subito dopo l’incipit. Una
scrittura che coinvolge facendo entrare a poco a poco in scena
personaggi ottimamente caratterizzati e a cui, come ci si rende conto
alla fine del libro, si finisce in un certo qual modo per
affezionarsi. A partire da Marghe, la giovane protagonista di queste
pagine, sulla cui testa sono cadute all’improvviso cose più
grandi di lei, così come, di conseguenza, su tutta la sua
famiglia.
Sullo
sfondo della Milano dei primi anni Ottanta, città con tante
ferite ancora aperte, si svolge la vicenda di Margherita Carpani,
“una ragazzina che faceva cose da grandi”, che a diciotto
anni ha già precisi ideali e uno sguardo ben attento alla
realtà sociale attorno a sé e riflette sul fatto che il
numero dei senza tetto per strada sia forse pari a quello delle case
sfitte in città; padre medico e madre avvocato, un fratello
adolescente, una sorella più grande e una vita come tante nel
quartiere San Siro.
“Voleva
solo comprendere come si potesse vivere in uno Stato dove lo Stato
stesso metteva le bombe, come aveva fatto a Piazza Fontana, e che
faceva le cariche contro gli operai delle fabbriche. Se c’era
una lotta in corso non prenderne parte era sbagliato, vigliacco e
sbagliato.”
Sono
ancora i sanguinosi e laceranti anni di piombo, quando la guerra
delle Brigate Rosse contro lo Stato viene intaccata dalla legge sui
pentiti approvata dal Parlamento e dagli sconti di pena concessi
pertanto ai brigatisti collaboratori che, agli occhi degli ex
compagni di lotta, diventano senz’appello traditori infami. E
tale etichetta, quella di “infame”, appunto, non sarà
risparmiata nemmeno alla stessa Marghe dopo la scarcerazione da San
Vittore e la riduzione della condanna agli arresti domiciliari
ottenuta dissociandosi dal gruppo di appartenenza e fornendo relative
informazioni. Era stata arrestata qualche mese prima davanti
all’università con l’accusa di favoreggiamento ad
attività terroristiche; la partecipazione a una decina di
riunioni clandestine nei garage, la stampa di qualche volantino col
ciclostile, l’essere sempre stata tenuta all’oscuro delle
decisioni dei vertici e nessuna azione violenta compiuta in prima
persona danno al suo “curriculum” da brigatista il valore
del due di picche, sebbene pure per i fiancheggiatori siano previste
pene detentive non certo di lieve entità. Il sofferto percorso
interiore della ragazza, prima in carcere e poi tra le quattro mura
del piccolo appartamento che il padre ha preso in affitto e
predisposto per i suoi arresti domiciliari, è qualcosa di
molto complesso e profondo che l’autore è riuscito a far
emergere con grande maestria, rendendo nel contempo il personaggio di
Marghe, a mio parere, davvero straordinario e indimenticabile. Perché
sarà proprio questo suo percorso a indurla a maturare
ulteriormente e a farsi carico di responsabilità che,
soprattutto alla luce di un fatto improvviso e pericoloso, non potrà
eludere.
Straordinaria
anche la figura paterna, a tratti quasi commovente, che si prodiga
per questa figlia che non si rassegna a perdere in nessun modo e che
spesso si mostra fragile ed emotiva, a differenza di quella della
moglie che riesce invece a mantenere un atteggiamento più
razionale sconfinante in una apparente indifferenza; ma anche
quest’ultima, infine, saprà rivelarsi profondamente
umana nei propri sentimenti di madre. Particolarmente ben riuscito
pure il personaggio di Martino, il fratello minore molto legato a
Marghe, che, suo malgrado, da un certo momento in poi si ritroverà
al centro di qualcosa capace di tenere il lettore per davvero col
fiato sospeso.
Un
bellissimo romanzo, un libro che, con delicatezza e coraggio,
affronta sia il tema di quella fase di passaggio tra l’adolescenza
e l’età adulta sia quello del terrorismo, mostrando come
la violenza non sia mai la strada giusta da percorrere per combattere
ingiustizie e realizzare grandi ideali, nemmeno negli anni più
rivoluzionari della vita.
Laura
Vargiu
|