Area riservata

Ricerca  
 
Siti amici  
 
Cookies Policy  
 
Diritti d'autore  
 
Biografia  
 
Canti celtici  
 
Il cerchio infinito  
 
News  
 
Bell'Italia  
 
Poesie  
 
Racconti  
 
Scritti di altri autori  
 
Editoriali  
 
Recensioni  
 
Letteratura  
 
Freschi di stampa  
 
Intervista all'autore  
 
Libri e interviste  
 
Il mondo dell'editoria  
 
Fotografie  
 
 
 

  Letteratura  »  Una bancarella culturale, di Renzo Montagnoli 25/05/2019
 
Una bancarella culturale

di Renzo Montagnoli



Anche oggi tira vento; in campagna, dove gli spazi sono più ampi, si avverte di più, mentre in città, dove le case si ergono come bastioni a malapena riesce a farsi sentire, oppure arriva smorzato, ansante, una voce ormai flebile, come in questo scorcio, laddove, lasciata piazza Mantegna con la magnifica concattedrale di Sant’Andrea, iniziano i portici; arrivato lì, ormai stremato, solleva un’ultima polvere del tempo e muore. Lì, dove lo sguardo del turista corre stupito all’antistante Palazzo della Ragione e magari indugia sulle trifore sognando la comparsa di qualche mercante d’epoca, ripeto lì ogni volta che passo butto inconsciamente un occhio, come se la bancarella ci fosse ancora e lui fosse prono a sfogliare i libri o i fumetti che vendeva. Quel carretto, che aperto diventava un’esposizione, era la sua casa, anzi, meglio ancora, era la sua vita, perché una casa dove riposare (ma era di notte soprattutto che scriveva) l’aveva, non vicina ma ancora prossima al centro. Alto, con vestiti in ordine, anche se sempre quelli, i baffetti alla Clark Gable, magari intento a parlare di letteratura con qualcuno, è un’ombra che si rischiara per subito sparire, è solo l’immagine confusa del ricordo, perché Giovanni Piubello è da un bel po’ che ci ha lasciato; se n’è andato in punta di piedi, come aveva sempre vissuto, nel 1983, quando mancavano pochi giorni al solstizio d’estate. Eppure quest’uomo, mantovano d’adozione, giacché era nato a San Bonifacio di Verona, paese che aveva lasciato durante l’infanzia per venire appunto a Mantova a seguito del trasferimento del padre al locale zuccherificio, ha lasciato una traccia indelebile in campo letterario che solo per la sua ostinata riservatezza non è riuscita a evitare l’oblio. Provate a chiedere chi sia stato Giovanni Piubello e non dico in qualche città italiana, bensì a Mantova, e non avrete risposta. Già il suo nome era diventato ignoto ai più dopo una ventina di anni dalla sua morte ed è merito di Mario Artioli e di Vladimiro Bertazzoni se nel 2003, con il contributo dell’Amministrazione Provinciale di Mantova, del Comune di Mantova e della Fondazione Banca Agricola Mantovana, hanno provveduto a far pubblicare dall’editore Sometti la sua opera omnia, un cofanetto di tre volumi più un quarto che è sostanzialmente una sua biografia a più voci. Tuttavia, nonostante il pregevole tentativo di ravvivarne la memoria, già questa è entrata nuovamente nella caligine del tempo e credo, anzi sono sicuro che sia un errore, perché questo autore, senza essere a livelli eccelsi come i grandi classici, tuttavia è stato un valido testimone della sua epoca, tale da annoverarsi fra i più significativi scrittori dello scorso secolo, di certo non inferiore a nomi di contemporanei che ora sono senz’altro assai più conosciuti.

Ed è per questo che ritengo, grazie al supporto del citato prezioso cofanetto, di dare il mio modesto contributo per spiegare agli altri chi fosse Giovanni Piubello.

Giovanni Piubello (San Bonifacio di Verona, 24 giugno 1921; Mantova, 16 giugno 1983) è stato un letterato unico per tante particolarità. Lui, che aveva risieduto solo sette anni dove era nato, per poi trasferirsi a Mantova con la famiglia, lui che qui aveva studiato conseguendo il diploma di perito industriale, rinunciò a una vita economicamente sicura per fare il libraio, l’editore e lo scrittore. Poco a poco divenne per la città una vera e propria istituzione, con quella bancarella, di certo non al riparo dei rigori dell’inverno, ma solo dalla pioggia e dalla neve, con cui vendeva i suoi libri e quelli di altri. Pur essendo una figura carismatica, era un uomo dimesso, sostanzialmente solitario, ben lontano dai lucrosi circuiti letterari, ma sempre disponibile a colloquiare di letteratura con chi, come lui, non desiderava altro che accrescere la propria cultura. Pubblicò a sue spese il suo primo libro, Zingara, una raccolta di racconti già apparsi in epoche diverse sulla stampa cittadina, opera che fu anche tradotta in russo e che in quel grande paese incontrò un grande successo. Non contento, si mise in testa di pubblicare una rivista, con la collaborazione di diversi mantovani, rivista intitolata La Bancarella e che nemmeno a farla apposta fu in vendita proprio sulla bancarella per i 64 numeri della sua vita, dal 1955 al 1966. Sempre fucina di iniziative arrivò persino a scrivere una composizione in versi, A proposito di gobbi, con evidenti ispirazioni di personaggi gonzagheschi, ma il libro che lo portò all’attenzione del grande pubblico dei lettori fu Matti beati, edito da Rizzoli e che gli valse il premio Duomo. Poteva essere l’occasione per far parlare ancor più di sé, per liberarsi dall’impegno della bancarella e dedicarsi maggiormente alla scrittura, ma Piubello, come ho già scritto, era un uomo schivo, uno di quelli che provava evidentemente una gioia interiore che non intendeva però condividere con altri. E così il successo rimase un lampo momentaneo; in tanti vennero a sapere di questo straordinario personaggio che scriveva storie e che vendeva libri su una bancarella, ma l’ostinazione nel restare rinchiuso nel suo bozzolo lo fece ben presto dimenticare. Era uno di quegli uomini di cui era difficile accorgersi, ma di cui sarebbe notata subito l’assenza, e così fu, allorchè il 16 gennaio 1983 venne a mancare. Mi sembra ancora di vederlo con quel suo sorriso dolce sotto i baffi e mi auguro che quella meravigliosa e poetica rivisitazione del piccolo mondo della provincia e dell’infanzia, che è stato Matti beati, l’accompagni anche nell’eterno percorso su cui si è incamminato, probabilmente in compagnia di quella tristezza di fondo che era stata sempre presente in vita e che era riuscito a mitigare grazie alla sua bancarella e ai contatti, a volte solo sporadici, con chi passava di lì e si fermava per fare due chiacchiere..



Fonti:

- I romanzi – Editoriale Sometti, 2005;

- I racconti, le poesie – Editoriale Sometti, 2005;

- Piccole storie, Lettere e bottoni in piazza – Editoriale Sometti, 2005;

- Album Piubello – Uno scrittore in piazza – Editoriale Sometti, 2005.

 
©2006 ArteInsieme, « 014055497 »