Il
cuore che abito – Attilio Alessandro Ortolano –
La Gru – Pagg. 162 – ISBN 9788899291419
- Euro 15,00
Anime
in viaggio
Non
passa certo inosservata la scrittura di Attilio Alessandro Ortolano,
giovane autore abruzzese già vincitore di diversi premi
letterari. Una scrittura, la sua, decisamente affascinante, pervasa
d’infinita misteriosa poesia che sembra voler scavare nel
profondo dell’anima alla ricerca di quel senso dell’esistenza
per noi sempre così difficile da comprendere.
“Il
cuore che abito”, suo secondo romanzo, pubblicato anch’esso,
come il precedente dal titolo “Bellezza e crudeltà”,
dalla casa editrice Edizioni La Gru (2018), ha ottenuto lo scorso
anno il Premio internazionale culturale Cartagine di Roma.
Protagonista di queste pagine è Ludovico, imprenditore e
filantropo italiano, il quale, già all’inizio del libro,
muore all’improvviso a seguito di un incidente automobilistico.
Da quel momento comincia per lui una seconda vita poiché la
sua anima, o massa fotonica, viene catturata da un sistema
ipertecnologico americano che subito la riversa in un altro corpo,
nient’altro che una sorta di clone; il risveglio del
protagonista, privo d’identità e memoria del passato,
fatta eccezione per il nome di battesimo e una vaga certezza di
nazionalità, avverrà in una metropoli americana “somma
di solitudini timorose e schive”, ma la vicenda proseguirà
poi ancora in Italia, dove quel filo invisibile che lega gli esseri
umani troverà infine la propria ragion d’essere dal
momento che gli incontri non sono mai casuali.
Una
trama non semplice, non banale, a tratti forse difficile da seguire
nel suo evolversi tra infiniti interrogativi e misteri esistenziali,
riflesso perfetto della complessità del curatissimo linguaggio
e dello stile narrativo adottati dall’autore. Lo scenario
temporale in cui si svolge questa storia è quello di un futuro
ormai prossimo, decisamente a breve termine, dove il mondo non è
poi così in apparenza diverso da come lo stiamo ora vivendo
con tutte le sue sfide e spauracchi attuali, come quello del
bioterrorismo. Molto ben caratterizzati, i personaggi si muovono in
una dimensione dal sapore onirico sospesa tra realtà e
irrealtà, portandosi dietro, a partire da quello di Ludovico,
il proprio fardello di vita dove il tempo accumula, non senza dolore,
ricordi, sentimenti, emozioni.
Un
bellissimo romanzo, né distopico né fantascientifico in
senso stretto, al centro della cui intensa, profonda narrazione, c’è
l’essere umano con la sua estrema fragilità fatta spesso
di disincanto e solitudine, del proprio ineludibile limite di fine
incombente, ma la cui radice è sempre l’amore nel
significato più ampio del termine. Ed è l’amore,
infatti, a ricordarci che dopo l’ombra ritorna la luce, dandoci
ancora la forza di sognare, nonostante tutto.
“Il
sole diviene un riflesso scintillante in milioni di gocce. Anche tra
le persone ci si incontra così: uno sguardo scintillante tra
milioni di occhi. Poi la vita. Ogni giorno. Emozioni e nuvole.
Vittorie e sconfitte. Coraggio e paura. Voglia di sogni.”
Laura
Vargiu
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