La
vita agra – Luciano Bianciardi – Bompiani –
Pagg. 200 – ISBN 9788845249112
- Euro 8,00
E
la vita, la vita, e la vita l’è bela, l’è
bela...
Solo
al decimo capitolo, sul finire della narrazione, prendo contatto con
l'opera e ne respiro gli umori e inizio ad apprezzarla; avviene
quando l'autore scopre il suo intento, quando, abbandonata la
cronistoria del suo vivere quotidiano, fa trionfare l'ironia e tutto
ciò che finora ha descritto della sua misera vita cittadina
diventa il contraltare per proporre un'ideale di vita alternativa.
Poche pagine serrate, meravigliose, divertenti e tristemente note: lì
c'è tutta la miseria della nostra vita attuale, nulla è
cambiato, anzi, si è realizzato all'inverosimile ciò
che Bianciardi quasi profetizzava nel '61. Il consumismo si è
fatto sfrenato, la qualità della vita si è abbassata
ulteriormente, viviamo alla ricerca di inutili bisogni da soddisfare,
spendiamo il nostro tempo a inseguire delle chimere che non
soddisfano affatto che il mercato e la sua incessante
sovrapproduzione. E il mondo si è fatto di plastica e l'aria è
irrespirabile e l'uomo si è isolato: vive la sua vita agra. A
leggere di quella dell'autore inizialmente si può provare
noia, distacco emotivo e generazionale. Che ci fa un provinciale a
Milano? E perché coltiva sogni anarchici, addirittura atti
terroristici, da bombarolo puro? Perché non è rimasto
con Mara e con la sua figlioletta in Toscana? Che ci va a fare in una
città alienante come Milano? Chi glielo fa fare di ammazzarsi
di lavoro? Poi lentamente trova la sua dimensione, una situazione
però di pura sopravvivenza che spegne ogni ardore e la vita
sfuma e l'uomo si perde e la vita va …
Triste,
malinconico, in bilico tra il rifiuto e la ricerca di approvazione e
di riconoscimento. Una vita schiacciata, un intelletto sprecato. É
bene leggerlo per cercare di intuire quanto siamo tristemente
omologati, ingenui e perfino felici.
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